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La collegialità nella Chiesa? Il papa partirà dai documenti del Concilio

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VINCENZO PINTO

Lucandrea Massaro - pubblicato il 03/07/13

Intervista con il costituzionalista Francesco Clementi circa le commissioni di riforma del Vaticano

Tanto i recenti fatti di cronaca, quanto l'idea di affrontare di petto tramite commissioni cardinalizie che rispondano direttamente a lui, fa pensare che la riforma della Curia sia una priorità di papa Francesco. Per cercare di capire meglio quali direzioni potrebbe prendere questa trasformazione, Aleteia ha contattato il costituzionalista Francesco Clementi, docente presso l'Università di Perugia, membro della Fondazione “Achille Grandi per il Bene comune” e attualmente nel comitato dei “saggi” nominati da Giorgio Napolitano per le riforme istituzionali. Già autore di un libro sul funzionamento della Città del Vaticano (Il Mulino), ha quindi una certa prassi circa il funzionamento “istituzionale” della Chiesa universale.

Professor Clementi, la riforma degli organismi di governo del Vaticano e della Chiesa sembrano essere uno dei pilastri dell'azione del papa. Prima quella degli otto “saggi”, sulla collegialità, e poi quest'ultima di inchiesta sullo Ior. Che ne pensa?

Clementi: Papa Francesco sta esercitando il suo ministero, rispettando esattamente quanto più volte ha espresso pubblicamente, ossia di voler riportare la Chiesa – se posso semplificare così, ai “fondamentali”- riorientandola cioè più sui temi pastorali e quelli religiosi piuttosto che su quelli di un mondano governo delle cose. Le quali, come spesso fa capire con chiarezza, sono un mezzo e non un fine.

Lo stile di Bergoglio è molto legato al suo essere gesuita, sia nell'approccio alle questioni, sia nella "fermezza" che lo contraddistingue. Anche l'idea della commissione di cardinali rientra in questa forma mentis? E in cosa consiste?

Clementi: Non so se esista una “forma mentis” propria dei gesuiti. Di certo, una nota impostazione al rigore, alla ricerca dell’essenziale e una attenzione viva alle soluzioni non semplicistiche dei problemi, esiste. Ed è ben conosciuta in questo Papa, fin da tempi non sospetti. Dunque, non è per nulla di maniera: anzi. In questo senso, le scelte che ha operato in questi primi mesi mi sembrano tutte perfettamente in linea con il suo stile e con lo stile dei gesuiti; oggi, vorrei dire di tutta la Chiesa. E in tal senso leggo anche l’idea della Commissione dei cardinali, uno strumento utile per capire, affrontando i problemi senza pregiudizi. Fatto che, non mi pare poco di questi tempi.

Il papa è un sovrano assoluto, e dunque può fare ciò che vuole. Ma non c'è conflitto tra Curia (specializzata per dicasteri) e Consiglio (divisa per continenti)?

Clementi: Tutto si tiene dentro una monarchia, verrebbe da dire. Di certo, quando si coglierà con chiarezza l’assetto istituzionale definitivo delineato dal papa, si potrà capire bene a quale tipo di struttura istituzionale ha intenzione di affidare il governo concreto della Chiesa. Probabilmente una soluzione mista – ratione materiae e ratione loci – potrebbe essere la soluzione più adatta, perché più flessibile e al tempo stesso più vicina, in modo tale da rendere la Chiesa meno distante dai problemi che i singoli fedeli e le loro stesse comunità vivono nel mondo.

Come si può ottenere una Chiesa più “sinodale”? L'esempio viene dalla prassi ortodossa? E può essere quello il punto di arrivo, una chiesa meno “gerarchizzata” ma più dialogante al proprio interno?

Clementi: Capisco bene l’esempio della prassi ortodossa ma, se dovessi, proverei a recuperare e a dare piena attuazione semplicemente al contenuto del Concilio Vaticano II. Già lì, in quei dibattiti e in quei documenti, si possono trovare risposte importanti per rendere più aperta, flessibile e armonicamente dinamica, al suo interno come al suo esterno, la Chiesa.


Le difficoltà di riforma della Curia sono – rileggendo le ultime fasi del pontificato di Benedetto XVI e l'abbrivio di quello di Francesco – il motivo della rinuncia di Ratzinger?

Clementi: Certo viene da pensare proprio così. Forse non sarà stata la prima ragione per la scelta di rinunciare da parte di Benedetto XVI, ma di sicuro avrà molto pesato. Non da ultimo perché Ratzinger non ha mai mancato di far risuonare pubblicamente le resistenze di fronte alle difficoltà che incontrava.

Da un punto di vista “giuridico” e di sistema, il Vaticano post-Bergoglio assomiglierà di più o di meno alla Chiesa del I millennio?

Clementi: Credo sia presto per dirlo, troppo presto. Storicamente ogni struttura politico-istituzionale ha momenti di maggiore o minore collegialità, di orizzontalità, di apertura e chiusura. L’importante, in questi casi, è solo una cosa: che le scelte che saranno adottate siano adeguate al tempo di oggi. Non c’è mai nulla di più stonato che una musica suonata fuori tempo. Compresa la musica di Mozart!

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