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Perché le canzoni pop ci sembrano così profonde da innamorati?

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Tommie Gold - pubblicato il 10/06/13

La fonte del potere emozionale della musica

La musica – soprattutto la musica popolare – è essenzialmente un’esperienza catartica. C’è qualcosa che risuona in chi ascolta, nel compositore, nell’artista o a volte in tutti e tre.

La purificazione avviene al livello emozionale.

Se ascoltate “Can’t Help Falling In Love”, vi accorgerete che il primo verso è un grande esempio di questa libertà emotiva e di espressione: “Wise men say, ‘Only fools rush in’, but I can’t help falling in love with you” (I saggi dicono, ‘Solo gli sciocchi hanno fretta’, ma io non posso farci niente se mi sono innamorato di te).

Quando sei un adolescente che lava i piatti (io perdevo un sacco di tempo a pulire ascoltando musica, probabilmente più del dovuto), questo verso diventa meravigliosamente romantico – e in effetti, lo è. Ma allo stesso tempo, se vi siete mai trovati in questa situazione, vi renderete conto che è terrificante. D’altro canto, se siete stati innamorati (anche solo se avete avuto una cotta per qualcuno), vi sarete sicuramente resi conto di come le canzoni pop – anche quelle pessime – diventino improvvisamente commoventi e profonde.

Tra le tante discussioni che si creano quando si è giovani, quando si decidono gusti ed opinioni, le più memorabili sono quelle che riguardano i gusti musicali. Una volta mi sono ritrovata a discutere su chi fosse il miglior artista: Frank Sinatra o gli U2… Questa discussione sarebbe stata archiviata da tempo, se non fosse che il mio compagno di scuola sosteneva che Frank Sinatra non potesse assolutamente essere l’artista migliore, visto che non scriveva da solo le sue canzoni, mentre invece gli U2 sì.

Rimasi interdetta. Era la prima volta che mi trovavo esposta all’onnipotente “discorso autenticità”. L’argomento gli-U2-sono-meglio-di-Frank afferma che, per essere veramente autentico, devi vivere l’esperienza diretta e tutto dev’essere originale.

Eppure la creatività non funziona così. Siamo dovuti passare attraverso Beethoven – e tutti quelli dopo di lui – per poter arrivare ai Rolling Stones. La musica, così come tutte le arti, si sviluppa costruendo su se stessa da un’epoca all’altra. Prende elementi del passato e li ripresenta, oppure crea una rottura netta col passato e le sue convenzioni ma, anche in questo caso, richiede il passato come punto di riferimento (nel caso di Beethoven entrambe le soluzioni erano vere, soprattutto in alcuni episodi della sua vita. E, a proposito, sapevate che Billy Joel ha utilizzato delle parti del secondo movimento della Sonata Patetica di Beethoven, per “This Night”, la sua canzone del 1984?).

Potete sentire Beethoven nei pezzi dei Rolling Stones, ma nel diciannovesimo secolo, la musica dei Rolling Stones non poteva essere stata scritta. L’idea creativa alla base della musica non era semplicemente ancora stata raggiunta (chiaramente, la stessa cosa vale per la musica di Beethoven nel dodicesimo secolo). La macchina musicale Wurlitzer – un riproduttore musicale automatico – precedeva di gran lunga l’iPod, ed esattamente lo stesso concetto vale per la musica che viene riprodotta da entrambi.

Quando cerchiamo l’autenticità nell’interpretazione – con il presupposto che non dobbiamo per forza aver vissuto la stessa identica esperienza del compositore o dell’artista originale, ma che abbiamo bisogno di, per esempio, aver amato o esserci innamorati per cantare una canzone – allora potremmo cantarla con autenticità. Questo è ciò che fa la differenza tra un’interpretazione tecnicamente accurata ma insipida e inespressiva, e un’altra interpretazione della stessa canzone che è invece ricca, carica di emozione, in cui l’essere più profondo dell’artista – la sua umanità, a dire il vero – diventa tutt’uno con la musica che sta eseguendo. Così facendo, egli porta qualcosa di nuovo nell’interpretazione: diventa la sua interpretazione.

L’emozione è contagiosa (pensate alla versione di “Hurt” cantata da Jonny Cash e all’originale, cantato invece dai Nine inch Nails. La canzone è la stessa, ma le interpretazioni sono molto diverse). La catarsi vissuta è uguale, ed è alla base della musica popolare. La canzone si trasforma dall’esperienza di una sola persona all’esperienza, a seconda del suo successo, di milioni di persone.

L’emozione dell’interprete si collega con la nostra. Ecco cosa fa la musica popolare.

Le nove canzoni che seguono sono tutte cover. Alcune sono fantastiche, altre no.

Ascoltatele…

Johnny Cash canta “One” degli U2

Josh Ritter canta “Moon River” di Henry Mancini

I Camera Oscura cantano “Super Trouper” degli Abba

Rilo Kiley canta “After Hours” dei Velvet Underground

David Bowie canta “God Only Knows” dei Beach Boys

Claudine Longet canta “Jealous Guy/Don’t Let Me Down” di John Lennon e i Beatles

Yael Naim canta “Toxic” di Britney Spears

Amy Winehouse canta “The Girl From Ipanema” di Antonio Carlos Jobim

Lauryn Hill che canta “Can’t Take My Eyes Off of You” di Frankie Valli and the 4 Seasons

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