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La pianificazione familiare naturale non è un’altra forma di contraccezione?

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MYCHELE DANIAU | AFP ImageForum

Aleteia - pubblicato il 10/06/13

La contraccezione cerca di scindere l'atto sessuale dal suo fine naturale e di separare il suo godimento da qualsiasi responsabilità

La pianificazione familiare naturale e la contraccezione sono “profondamente differenti”, come ha dichiarato la Chiesa (Pontificio Consiglio per la Famiglia, Vademecum per i confessori su alcuni temi di morale attinenti alla vita coniugale, 2.6).


La contraccezione implica una serie di misure per prevenire o impedire deliberatamente il concepimento conseguente all'atto sessuale. “È esclusa ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione” (Humanae Vitae, n. 14).



La pianificazione familiare naturale (PFN), invece, implica l'astinenza dall'atto sessuale durante i periodi fertili, più che la deliberata sterilizzazione dell'atto stesso (attraverso mezzi sia fisici che chimici). La Chiesa richiede anche che la PFN avvenga solo quando ci sono cause sufficienti. Si tratta della pratica delle coppie fedeli che “vivono la loro intimità solo nei periodi infecondi, quando vi sono indotti da seri motivi di paternità e maternità responsabile” (Pontificio Consiglio per la Famiglia, Vademecum per i confessori su alcuni temi di morale attinenti alla vita coniugale, 2.6).

Una coppia sposata deve rimanere fedele al proprio dovere di mettere al mondo una nuova vita: “I coniugi sappiano di essere cooperatori dell'amore di Dio Creatore e quasi suoi interpreti nel compito di trasmettere la vita umana e di educarla; ciò deve essere considerato come missione loro propria” (Gaudium et spes, n. 50).

La Chiesa insegna che la PFN non va usata per gli scopi egoistici della coppia, ma deve basarsi sul discernimento della coppia stessa con un serio impegno nei confronti della responsabilità genitoriale: “Per validi motivi, gli sposi possono voler distanziare le nascite dei loro figli. Devono però verificare che il loro desiderio non sia frutto di egoismo, ma sia conforme alla giusta generosità di una paternità responsabile. Inoltre regoleranno il loro comportamento secondo i criteri oggettivi della moralità” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2368).


“La Chiesa cattolica insegna quindi che i figli sono un grande bene e che tutte le coppie hanno il dovere morale di essere aperti alla vita”, ha affermato la dottoressa Janet Smith (Moral Use of Natural Family Planning). “Insegna anche, tuttavia, che ci possono essere buoni motivi per cui gli sposi decidano di non perseguire il bene di un figlio in un certo momento”.

Contraria alla contraccezione, che cerca di scindere l'atto sessuale dal suo fine naturale e di separare il suo godimento da qualsiasi responsabilità, la PFN – quando applicata in modo appropriato – richiede la pratica della moderazione e della crescita nella virtù per il bene di tutta la famiglia.

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