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Junk o fast, il cibo sprecato è un vero scandalo

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Aleteia - pubblicato il 20/05/13

Due miliardi di tonnellate nel mondo; 12,3 miliardi di euro ogni anno in Italia. Ma più della metà può essere recuperato. Grazie anche al Banco Alimentare

Junk (spazzatura) o fast, cucinato e consumato in famiglia o gustato al ristorante, oggetto sempre più frequente di programmi televisivi cult, il cibo – non solo in Italia – sembra davvero sulla bocca di tutti. O quasi. I numeri delle persone che ancora oggi nel mondo muoiono per fame non fanno notizia e non attivano la politica tanto quanto altri problemi, come ha ricordato di recente papa Francesco durante la Veglia di Pentecoste; l’altro lato della medaglia è che nel mondo si spreca una quantità impressionante di cibo: 2 miliardi di tonnellate che non vengono consumate e finiscono nella spazzatura senza essere riciclate.


Questo l’esito di un “rapporto della Institution of mechanical engineers (Ime) che nelle sue analisi denuncia, tra i fattori di spreco, per il mondo sviluppato le date di scadenza troppo ravvicinate indicate sugli alimenti e per il mondo in via di sviluppo le ‘pratiche tecniche e agricole arretrate’. Per la precisione il rapporto indica che “tra il 30% e il 50% degli alimenti preparati per il consumo non arrivano mai sul piatto dei consumatori e questo a fronte di una situazione che, secondo le stime Onu, vede in prospettiva una crescente pressione sulle risorse naturali” (Repubblica, 10 gennaio).

In Europa, dove vengono gettate nella spazzatura circa 90 milioni di tonnellate l’anno di cibo, lo spreco avviene soprattutto nelle case: secondo lo studio della Commissione Europea Food Waste in the EU: a study by the European Commission, infatti “a livello europeo gli sprechi alimentari domestici corrispondono al 42% del totale e ammontano a circa 76 kg pro-capite” (Slowfood.it, 14 maggio).


E in Italia? E cosa si fa per contrastare questa vera emorragia? Ogni anno da noi vengono buttati via 12,3 miliardi di euro di cibo consumabile (6,9 dai consumatori) pari a 5,5 milioni di tonnellate. Tuttavia, già oggi quasi 1 miliardo di euro di cibo viene recuperato; per il futuro l’obiettivo è portare sulla tavola dei poveri altri 6 miliardi di euro di cibo.

Sono questi i risultati dell'indagine Dar da mangiare agli affamati. Le eccedenze alimentari come opportunità realizzata dalla Fondazione per la Sussidiarietà e dal Politecnico di Milano in collaborazione con Nielsen Italia (Edizioni Guerini e Associati), presentata a Pavia giovedì 16 scorso e promossa dall'Associazione Banco Alimentare della Lombardia.


“L'eccedenza e lo spreco alimentare sono ormai una vera emergenza non solo nazionale ma anche nella nostra regione” ha spiegato nell’occasione Gianluigi Valerin, presidente dell'Associazione Banco Alimentare della Lombardia, da anni impegnata sul fronte del recupero: “Nel 2012 con la nostra azione – ha detto Valerin – abbiamo supportato 1.300 strutture caritative (case di accoglienza, mense per poveri, banchi di solidarietà) che assistono ogni giorno 213.000 persone e distribuito 13.317 tonnellate di prodotti provenienti da aziende, dalla grande distribuzione e, in primo luogo, dall'Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura”. L’Associazione fa sapere inoltre che la grave congiuntura e il conseguente aumento dell'emergenza sociale fanno prevedere che, per questo 2013, le persone assistite aumenteranno complessivamente del 10%.

L’indagine è stata presentata da Marco Melacini, docente di logistica industriale del Politecnico di Milano; e sono intervenuti per l’occasione Giorgio Panizza, consigliere di amministrazione – Grandi Magazzini e Supermercati Il Gigante s.p.a., Francesco Costantino, presidente della Fondazione “Giuseppe Costantino” Onlus e Luciano Pirovano, CSR Director Bolton Alimentari: “Rio Mare collabora con il Banco Alimentare Lombardia dal 2011 – ha spiegato Pirovano – recuperando ogni anno, attraverso il servizio Siticibo, circa 10.000 pasti in eccedenza provenienti dalla mensa dello stabilimento produttivo di Rio Mare, e donando la merce non vendibile proveniente dai punti vendita e dalla produzione, circa 100.000 tonnellate all’anno”.

Siticibo è il progetto del Banco Alimentare per il recupero del fresco e del cotto da grande distribuzione, ristorazione, catering ed è attivo su Milano, Pavia, Como, basso Varesino, Varese e Monza: nel 2012 ha portato oltre 280.000 piatti sulla tavola dei meno fortunati.

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