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La Costituzione come Vangelo per i laici

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Lucandrea Massaro - pubblicato il 07/05/13

Intervista al giurista cattolico Giulio Bacosi, vicepresidente dell'associazione “Democrazia nelle Regole”

Siamo in una fase molto delicata della vita democratica italiana, la Costituzione ha molti decenni alle spalle e la seconda parte (quella dedicata alle istituzioni) va sicuramente aggiornata. Non così la Prima parte, quella dedicata ai principi generali, ancora molto attuali e di ampio respiro. Ma sono essi compatibili con il Vangelo? E possono essere presi a modello per i laici per affrontare serenamente il bene comune? Di questi interrogativi si occupa un libro: “Appunti per una Costituzione alla luce del Vangelo” dell'avvocato e giurista Giulio Bacosi, vicepresidente dell'associazione “Democrazia nelle Regole”.

All'autore abbiamo posto alcune domande.

Come si può leggere nella Costituzione l'eco del Vangelo? E' solo un substrato culturale oppure c'è qualcosa di più?

Giulio Bacosi: E' un testo laico con forti echi del Vangelo, in tutti gli ambiti anche quelli più lontani. Ad esempio articolo 10, sull'accoglienza degli stranieri, lo stesso Gesù è stato un migrante come ci ricorda il papa. I valori repubblicani sono in questo caso perfettamente coincidenti con quelli cristiani. La Carta è un prodotto razionale, è la prova della ragionevolezza della Fede in un certo senso.

Oggi – se si riunisse una Costituente – avrebbe lo stesso peso quel richiamo?

Giulio Bacosi: Bella domanda. Si parla da giorni di questa ipotetica “Convenzione”. Al di là dell'approssimazione tecnica, sarebbe infatti più corretto chiamarla “Conferenza” oppure varare una Costituente, ma restiamo alle cose: oggi paradossalmente sarebbero forse altrettanto rappresentati data l'ansia di valorizzare i beni comuni in questa fase storica, e i beni comuni presuppongono un sentimento di altruismo e solidarietà. Purché sia questo il faro dei Costituenti ovviamente.

E per i valori non negoziabili?

Giulio Bacosi: Su quel punto un rischio c'è, ma noi abbiamo una forte resistenza nella Costituzione a certi abusi. Per esempio la famiglia naturale viene specificatamente menzionata e tutelata dall'articolo 29. Stesso discorso per l'eutanasia, che in questi giorni viene portata avanti come un diritto: se si va a vedere l'articolo 2, come ci si può chiamare fuori dalla quella responsabilità?

La Costituzione vissuta come Vangelo: è possibile una “morale laica” o più precisamente una “morale repubblicana”?

Giulio Bacosi: Nella Costituzione abbiamo una norma in cui viene nominato il “sacro dovere del cittadino”, nell'esercizio della difesa della Patria. In fondo sia se li applichiamo da laici che da cattolici certi valori sono quelli di convivenza civile. Ci sono poi i “doveri inderogabili” come la solidarietà. Più cristiano di così? Come lo sono i richiami all'articolo 42 con la funzione sociale della proprietà o i limiti all'iniziativa di impresa rispetto ai diritti dei lavoratori. Il mix tra “diritti inviolabili” e “doveri inderogabili” permette a questo testo di parlare a tutti e di fondare quella che suggeriva lei, una vera morale repubblicana per tutti.

Che rapporto può esistere tra la dimensione pubblica e quella privata del Vangelo? Come si tiene insieme l'adesione personale a Cristo e la sua necessaria testimonianza “nel mondo” anche da parte di soggetti come la Chiesa? Insomma come si declina la laicità oggi in un contesto sempre più multireligioso e multiculturale?

Giulio Bacosi: Al solito tenendo la barra dritta sulle norme costituzionali. Non bisogna travalicare questi limiti pena la perdita di terreno nella società. Bisogna rinnovare i modi di assecondare questi precetti. La Chiesa deve contribuire al bene comune secondo l'articolo 4 attraverso la crescita “materiale e spirituale” della società. Applichiamo la “Caritas in veritate” e proponiamola all'Italia tutta intera: è da qui che parte un ruolo positivo e pubblico della Chiesa in quanto tale. L'articolo 1 ci dice su cosa non è fondata la Repubblica italiana: la Carta è fondata sull'impegno e non sulla furbizia! Non è lì la tutela del diritto al lavoro, bensì nell'articolo 4, è riduttivo e snatura il valore etico e sociale della Costituzione.

Dopo il voto c'è un Governo politico frutto – nuovamente – di un accordo tra forze politiche contrapposte. Secondo lei questo si può definire come un momento di “bassa sovranità popolare”? Siamo di fronte ad un vulnus democratico?  

Giulio Bacosi: Siamo di fronte ad un vulnus democratico per il fatto che purtroppo le persone scelte non sono state selezionate dagli italiani, ma dai partiti. Il problema – se ne sono resi conto tutti – è la legge elettorale che va cambiata. Se i nostri Padri Costituenti avessero previsto l'eventualità secondo cui il metodo di scelta dei rappresentati del Popolo non avrebbe corrisposto pienamente al dettato costituzionale, probabilmente avrebbero inserito anche la legge elettorale nella Carta. Ma potevano immaginare una tale degenerazione?

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