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Papa Francesco: no a “gratifica Conclave” per dipendenti vaticani

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©ALESSIA GIULIANI/CPP

Aleteia - pubblicato il 19/04/13

La linea della sobrietà riflette la difficile situazione economica generale

Papa Francesco non smette di ribadire la linea di semplicità che sta caratterizzando il suo pontificato. L'ultima iniziativa è stata quella di non voler concedere la gratifica che i circa 4.000 dipendenti vaticani ricevono ogni volta che viene eletto un nuovo pontefice.

Tradizione antica, il papa ha voluto interromperla per coerenza con le sue idee e con quanto emerso durante le congregazioni generali che hanno preceduto il Conclave, quando alcuni porporati si sono chiesti se “visti i tempi di crisi e soprattutto visto l’esborso finanziario che avrebbe pesato non poco sui già traballanti conti della Santa Sede” fosse opportuno procedere in quella direzione. “Un applauso di buona parte dell’assemblea era sembrato far capire che la volontà era di correggere la rotta. E così è stato” (Il Messaggero, 18 aprile).

Per il personale vaticano si tratta di una doppia perdita visto che i dipendenti dopo le dimissioni di Benedetto XVI non avevano ricevuto in busta paga, per volontà del cardinale camerlengo Tarcisio Bertone, il premio previsto per la Sede Vacante, cosa che invece accadde alla morte di Giovanni Paolo II, quando ogni dipendente ricevette una prima gratifica di 1.000 euro per la Sede Vacante e una seconda di 500 euro per l'elezione di Benedetto XVI. Cifre non indifferenti per i bilanci del piccolo Stato se moltiplicate per 4.200.

Alcuni giorni fa, in occasione della sua visita alla Segreteria di Stato, papa Francesco aveva già lanciato segnali relativi a questa decisione quando, rivolgendosi ai funzionari laici e ai sacerdoti della prima e della seconda sezione, li aveva ringraziati dal profondo del cuore per tutto il lavoro in più svolto per il Conclave, che “si paga soltanto con un 'grazie tante', ma di cuore” (Il Secolo XIX, 18 aprile).

Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha affermato che “data la difficile situazione economica generale, non è apparso possibile né opportuno gravare i bilanci degli enti vaticani di una considerevole spesa straordinaria non prevista”, ricordando che il papa ha stabilito che al posto della tradizionale gratifica “venga fatta una elargizione per alcuni enti assistenziali e caritativi attingendo ai fondi disponibili per la carità del Papa, come segno dell'attenzione della Chiesa per le molte persone in difficoltà” (Agenzia Agi, 18 aprile).

Il sacerdote gesuita ha anche rimarcato “la distinzione fra una gratifica da inserire nel bilancio di tutti gli organismi e una offerta tratta dai fondi per la carità del papa”, indicando che “sono due cose da non collegare direttamente, e di importo certamente diverso”, anche se non sono state ancora specificate “la dimensione dell'elargizione e le sue destinazioni concrete”.

Fino alla morte di Paolo VI nell’agosto 1978, i dipendenti ricevevano in più due stipendi pieni, uno per la morte del papa e uno per l’elezione del successore. Per il Vaticano, però, ora sono tempi ben diversi, “sia per la crisi finanziaria che minaccia i bilanci, e che quindi richiede risparmi e tagli di spese, sia per i proclami di papa Francesco in favore di 'una Chiesa povera e per i poveri'” (Il Secolo XIX, 18 aprile).

La Santa Sede, anche in conseguenza della stretta finanziaria mondiale, è alle prese con una oculata strategia di “spending review” e di gestione parsimoniosa delle risorse per evitare che i bilanci precipitino ulteriormente verso il rosso. Pochi giorni fa, rispondendo a una domanda sull’andamento dei bilanci 2012, il cardinale Domenico Calcagno, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede apostolica (Apsa), ha affermato: “L’anno scorso abbiamo portato a casa la pelle, poteva andare molto peggio”.

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