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Le sfide per la Chiesa secondo il card. Rodríguez Maradiaga

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Roberta Sciamplicotti - pubblicato il 15/04/13
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Un libro analizza la figura del porporato a capo del Consiglio del papa“L'Oscar color porpora” è il titolo del libro di Enzo Romeo che ha per protagonista il cardinale honduregno Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, uno dei porporati scelti da papa Francesco per far parte del gruppo che dovrà consigliarlo nel governo della Chiesa e nella riorganizzazione della Curia.

Creato cardinale da papa Giovanni Paolo II il 21 febbraio 2001, il salesiano Rodríguez Maradiaga è innamorato della sua vocazione. Per lui, scrive Romeo, il sacerdozio “non è un semplice titolo, né un mero servizio ecclesiale prestato alla comunità, come un funzionario da essa stessa delegato e che può rinunciare all’incarico quando lo desidera. Per lui il 'mistero' del sacerdozio di Cristo è uno dei più grandi segni dell’amore di Dio verso l’umanità”.

“Essere un altro Cristo”, ha osservato il cardinale, “vuol dire sperimentare l’opera divina, partecipando ai misteri di Dio e assumendo le miserie dell’umanità per dare nuova vita”. Non a caso, nel suo stemma episcopale appare il motto “Mihi vivere Christus est”, e sullo sfondo blu spicca una stella, che rappresenta Maria, colei che può ispirare al sacerdote la fedeltà al suo ministero.

“Attraverso Maria il sacerdote può ottenere i doni della purezza e dell’abnegazione, della perseveranza e della fedeltà, e comprendere tutta la bellezza, la gioia e la forza di un ministero vivo, compiuto senza riserve e con generosità al servizio di Dio e dei fratelli – è convinto il porporato –. Maria ci aiuta a dire sempre sì alla volontà del Signore, anche quando la sua parola è esigente, incomprensibile e perfino dolorosa”.
 
Quali sono per il cardinale le urgenze principali per la Chiesa oggi? Innanzitutto la formazione, intesa sia come educazione in generale, la cui assenza è a suo avviso all’origine della povertà – alleviando la quale “comincia il progresso, comincia la pace” -, che come formazione cristiana, unendo fede e vita quotidiana, ma anche una politica, un'economia e una globalizzazione inclusive, che rispettino i poveri.

La globalizzazione del progetto iniziale del Signore riguarda l’universalità in vista della comunione, osserva il cardinale. “Credo che la prospettiva cattolica debba includere la globalizzazione dei diritti e della dignità umana. Se ci fermiamo alla globalizzazione del denaro, della tecnologia e del potere, allora avremo tradito la nostra fede”; “solo se ci riconosciamo finalmente come una sola specie potremo fare della globalizzazione della solidarietà uno strumento per la crescita di tutto l’essere umano”. Allo stesso modo, occorre promuovere la famiglia, vera scuola di pace, e le vocazioni alla vita consacrata.

L'opposizione del cardinale ai narcotrafficanti colombiani, che usano l’Honduras come punto di transito della droga, è valsa al porporato la minaccia di morte. “Non ho paura”, ha dichiarato. “Ho già il visto sul passaporto per essere pronto a partire quando il Signore mi vorrà chiamare”.
 
Già prima di essere incluso nel gruppo che dovrà consigliare papa Francesco, il porporato aveva sottolineato la necessità di incrementare la collegialità, ovvero la decentralizzazione del potere vaticano. Potrà ora portare avanti i suoi propositi per far sì che la Chiesa sia sempre più vicina alle singole popolazioni e consapevole di rappresentare un'autorità morale in tutto il mondo, un aspetto, ha indicato, “di cui qualche volta neppure noi ecclesiastici siamo pienamente consapevoli”.

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