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I movimenti pentecostali e carismatici, sfida per la Chiesa

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Aleteia - pubblicato il 12/04/13
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Per affrontarli e dialogare bisogna conoscerliPer il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, nel sud del mondo il “problema primario” di oggi della Chiesa cattolica non è più il dialogo con le Chiese cristiane storiche, ma il rapporto con la galassia di movimenti “evangelicali,  pentecostali e carismatici”, che ritengono le divisioni dei cristiani un retaggio europeo e addirittura “coloniale”, spesso ignorandole o considerando i confini tra le varie confessioni porosi e non determinanti, promuovendo quindi conversioni e proselitismo.

Il porporato ha partecipato a un convegno organizzato a Roma dal 9 all'11 aprile dai vescovi tedeschi su questo fenomeno, che va preso “in seria considerazione” e pone una domanda: “che cosa facciamo? Perché la gente che appartiene alle nostre Chiese, non solo cattolica ma anche protestanti, si allontana?”.

Il convegno di Roma costituiva la conclusione provvisoria di un vasto progetto di ricerca del “Gruppo di lavoro scientifico per compiti relativi alla Chiesa universale” dell'episcopato tedesco. La crescita dei nuovi movimenti rappresenta un fenomeno diffuso in tutto il mondo, anche se l'Europa è toccata solo in minima parte. La Chiesa cattolica soffre del fiorire delle comunità pentecostali ed evangelicali soprattutto in America Latina e in Africa occidentale e dove c'è scarsità di sacerdoti e religiose (Explizit, 11 aprile).

Si stima che i membri delle Chiese pentecostali nel mondo siano più di 400 milioni. Dal 2000, ha spiegato uno dei massimi esperti, il professor Philip Jenkins, carismatici e pentecostali in tutto il mondo stanno aumentando al ritmo di circa 19 milioni ogni anno. Il Centro di ricerca “per lo Studio del cristianesimo globale”, degli Stati Uniti, afferma che nel 2000 i credenti carismatici/pentecostali erano già circa 582 milioni; entro il 2025 si prevede che arriveranno a 800 milioni (Vatican Insider, 11 aprile).

Il punto di partenza per lo studio del fenomeno è stato la constatazione che globalizzazione e secolarizzazione non hanno portato, come si prevedeva negli '60 e '70, alla fine della fede. Il docente tedesco Karl Gabriel, che ha parlato piuttosto di “un vero e proprio boom di religioni”, ha presentato una ricerca realizzata in quattro Paesi campione – Costa Rica, Filippine, Ungheria e
Sudafrica – spiegando che le forme carismatiche del cristianesimo sono in crescita per vari fattori, come gli “sconvolgimenti sociali ed economici del Sud del mondo”, di fronte ai quali i nuovi movimenti offrono ai propri seguaci “identità e significato”, “rafforzano l’autostima” e permettono di “sentirsi a casa”. Molto forte è poi il fattore “miracoli” e “guarigioni”, soprattutto in contesti in cui prevale la povertà.

La Chiesa cattolica ha avviato dal 1972 il dialogo internazionale cattolico-pentecostale, che per monsignor Juan Usma Gomez, esperto del movimento pentecostale per il dicastero vaticano, ha permesso di “superare pregiudizi e idee preconcette” ma anche di “affrontare temi difficili come il proselitismo e la conversione”. La “demonizzazione” del fenomeno, ha constatato, ha impedito ai cattolici di capire la forza di queste realtà e ha fatto sottostimare il loro potere di fare seguaci.

Il convegno di Roma, al quale hanno partecipato cardinali, vescovi ed esperti di quattro continenti e 20 Paesi, è stato aperto dall'arcivescovo di Bamberga (Germania) Ludwig Schick, presidente della Commissione della Chiesa universale della Conferenza episcopale tedesca, per il quale è necessario “entrare in dialogo ecumenico anche con questi movimenti”, dialogo possibile “solo se ci si conosce davvero” (Dom Radio, 11 aprile).

Queste realtà, ha indicato, interrogano i cattolici in molti sensi, ad esempio per il forte peso che danno a temi come il peccato e la colpa, la condanna e il perdono, il paradiso e l'inferno, l'immagine di Dio e di Cristo, così come per la vivace liturgia. Quanto a quest'ultima, ci si chiede “fino a che punto le chiese locali possono organizzare le loro celebrazioni secondo i loro specifici bisogni e necessità e al contempo rimanere collegate alla grande Chiesa cattolica”. Se in America Latina la maggior parte dei gruppi si è staccata dalla Chiesa cattolica, nelle Filippine è rimasta al suo interno, mentre in Africa si è spesso mescolata alla credenza negli spiriti e ai riti di guarigione.