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Papa Francesco abbraccerà i rifugiati del Centro Astalli

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PATRICE COPPEE

Silvia Gattas - pubblicato il 09/04/13

Intervista al presidente del Centro, padre Giovanni La Manna

Oramai non fa quasi più notizia ricevere una telefonata diretta di papa Francesco, che ci sta abituando a una sensibilità particolare e a un affetto speciale. Così è successo che padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli, dedicato all’accoglienza e al sostegno dei rifugiati, abbia ricevuto sabato scorso una telefonata proprio del Pontefice.

“Abbiamo pensato di invitarlo al Centro Astalli – racconta in questa intervista padre La Manna – e abbiamo inviato una lettera con il mio numero di cellulare. Sabato ho sentito squillare il telefono, dall’altra parte della cornetta c’era il papa. Il Santo Padre ha ripetuto diverse volte che verrà a visitarci al Centro Astalli e mi ha chiesto di salutare con affetto i rifugiati. Ho voluto ringraziarlo per l’entusiasmo e il sostegno che ci dà ogni giorno con le sue parole, ho gustato fino in fondo, e anche in silenzio, questo gesto di grande benevolenza del pontefice che dice: ‘Verrò per visitare il vostro Centro’”.

“Il Centro Astalli – spiega padre La Manna – nasce circa 30 anni fa come servizio dei padre gesuiti ai rifugiati. Ancora oggi continuiamo ad accogliere le persone che fuggono dal loro Paese a causa di guerre, violenze, minacce. Al momento accogliamo in media circa 450 persone. In un anno arriviamo ad avere contatti con 21mila persone che chiedono il nostro servizio mensa, o un posto dove dormire, o un aiuto scolastico, o un posto dove potersi fare una doccia. Se aggiungiamo contatti con le sedi distaccate – Palermo, Catania, Vicenza, Trento e in collaborazione con altre realtà siamo presenti anche a Padova e Milano – arriviamo a 34.300 contatti”.

Si tratta di rifugiati, per lo più giovani, che giungono soprattutto da Nigeria, Costa d’Avorio, Senegal, Afghanistan, Eritrea, Somalia. Come hanno reagito alla telefonata del papa? “Sono contenti del saluto che ho rivolto loro a nome del pontefice – racconta ancora padre La Manna –, un papa che seguono con interesse anche se di religione diversa. Anche loro respirano un’aria nuova, lo stesso papa ha parlato di dialogo con i musulmani, queste sono parole che colpiscono anche le persone che noi accogliamo, seppure di fede diversa”.

Il lavoro del Centro Astalli consiste nell’accoglienza prima di tutto. “Il nostro punto prioritario – afferma padre La Manna – è stabilire una relazione con ciascuno dei rifugiati che arriva da noi. Un’accoglienza che possa restituire dignità e diritti. Cerchiamo di offrire aiuti concreti, come il servizio mensa o il dormitorio, ma allo stesso tempo siamo anche preoccupati ad accompagnare le persone verso una piena autonomia. Ci preoccupiamo di essere la voce dei rifugiati presso chi governa, dato che l’Italia riconosce il diritto all’asilo politico. Così è diventato prioritario anche il lavoro di sensibilizzazione nei confronti dell’opinione pubblica, per far aprire gli occhi e le coscienze su un fenomeno poco conosciuto”.

Di gente, al Centro Astalli, ne passa davvero tanta. “Isabel – conclude con un pizzico di commozione padre La Manna – dopo tanta fatica è riuscita ad essere riconosciuta e a a ricongiungersi con i genitori, facendoli arrivare in Italia”.

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