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Le devozioni distraggono dalla fede in Dio?

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©CATHOLIC PRESS PHOTO

Mons. Raffaello Martinelli - pubblicato il 08/04/13

I cattolici parlano spesso della loro devozione alla Madonna, o al Sacro Cuore di Gesù o a qualche santo, ma che cosa significa?

Ai Beati e ai Santi è dovuto il culto di venerazione, e non di adorazione, essendo questo riservato unicamente a Dio, e quindi non distraggono dalla fede in Dio, anzi…Non bisogna infatti dimenticare che scopo ultimo della venerazione della Madonna e dei santi è la gloria di Dio e la santificazione dell’uomo attraverso una vita pienamente conforme alla volontà divina e l’imitazione delle virtù di coloro che furono eminenti discepoli del Signore.

La Chiesa, riconoscente a Dio Padre, proclama: “Nella vita dei Santi ci offri un esempio, nell’intercessione un aiuto, nella comunione di grazia un vincolo di amore fraterno” (Prefazio della Messa). I santi rendono gloria a Dio, perché “gloria di Dio è l’uomo vivente” (Sant’Ireneo di Lione); Lo scrittore francese Jean Guitton descrive i santi come "i colori dello spettro in rapporto alla luce", perché, con tonalità e accentuazioni proprie, ognuno di loro riflette la luce della santità di Dio. Origene afferma: “I Santi sono immagine dell’immagine, essendo il Figlio immagine” (La preghiera, 22, 4). Sono riflesso della luce di Cristo Risorto. Al pari del volto di un bambino, nel quale i tratti somatici di un genitore sono particolarmente accentuati, in quello del Santo i lineamenti del volto di Cristo hanno trovato una nuova modalità di espressione.

I santi “sono sempre stati sorgente e origine di rinnovamento nei momenti più difficili della storia della Chiesa” (GIOVANNI PAOLO II, Christifideles laici, 16). “Essi salvano la Chiesa dalla mediocrità, la riformano dal di dentro, la sollecitano ad essere ciò che deve essere la sposa di Cristo senza macchia né ruga” (cfr. Ef 5, 27), (GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai giovani di Lucca, 23 settembre 1989). E il Card. Joseph Ratzinger ha giustamente affermato che: “Non sono le maggioranze occasionali che si formano qui o là nella Chiesa a decidere il suo e nostro cammino. Essi, i santi, sono la vera, determinante maggioranza secondo la quale noi ci orientiamo. Ad essa noi ci atteniamo! Essi traducono il divino nell’umano, l’eterno nel tempo”.

“Visitando un vivaio botanico, si rimane stupefatti dinanzi alla varietà di piante e di fiori, e viene spontaneo pensare alla fantasia del Creatore che ha reso la terra un meraviglioso giardino. Analogo sentimento ci coglie quando consideriamo lo spettacolo della santità:  il mondo ci appare come un giardino, dove lo Spirito di Dio ha suscitato con mirabile fantasia una moltitudine di santi e sante, di ogni età e condizione sociale, di ogni lingua, popolo e cultura. Ognuno è diverso dall’altro, con la singolarità della propria personalità umana e del proprio carisma spirituale. Tutti però recano impresso il sigillo di Gesù (cfr. Ap 7, 3), cioè l’impronta del suo amore, testimoniato attraverso la Croce. Sono tutti nella gioia, in una festa senza fine, ma, come Gesù, questo traguardo l’hanno conquistato passando attraverso la fatica e la prova (cfr. Ap 7, 14), affrontando ciascuno la propria parte di sacrificio per partecipare alla gloria della risurrezione” (BENEDETTO XVI, Angelus, 1 novembre 2008).

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