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La vita di Giovanni Paolo II, contemplazione del Risorto

Aleteia - pubblicato il 02/04/13

Ottavo anniversario della morte di Karol Wojtyła

Giovanni Paolo II ha realizzato pienamente l'invito che rivolse ai fedeli di tutto il mondo a non avere paura perché “ha vissuto la sua vita contemplando il Signore Risorto”. Lo ha affermato il 1° maggio 2011, giorno della beatificazione di Karol Wojtyła, l'allora cardinale Jorge Mario Bergoglio, oggi papa Francesco, nella cattedrale di Buenos Aires.

Il 2 aprile 2013 si commemora l'ottavo anniversario della morte del pontefice polacco, che arrivò a toccare il cuore di persone di ogni luogo e fede.

Giovanni Paolo, sottolineava due anni fa il futuro papa Francesco, non aveva paura e proprio per questo “abbatté le dittature”. “Il coraggio, la fermezza che ci dà la Risurrezione di Cristo, la serenità di essere perdonati attraverso la misericordia” del Signore ci “tolgono la paura” (Radio Vaticana, 2 aprile).

È stato proprio Giovanni Paolo II a nominare Bergoglio vescovo, nel 1992, e a crearlo cardinale, nel 2001.

Due giorni dopo la morte del papa beato, il cardinal Bergoglio celebrò una Messa a Buenos Aires in sua memoria sottolineando che era stato un testimone del Signore “con la coerenza di un uomo di Dio”, quella di chi tutte le mattine “passava molte ore in adorazione” e per questo “si lasciava plasmare dalla forza di Dio”. La coerenza, indicava il cardinale argentino, “non si compra”, “non si studia”, ma “va coltivata nel cuore con l’adorazione”.

Di Giovanni Paolo II si poteva dire che era un uomo coerente perché si era lasciato “cesellare dalla volontà di Dio”. In un tempo in cui c'è bisogno di testimoni più che di maestri, concludeva l’arcivescovo di Buenos Aires, Giovanni Paolo II aveva vissuto fino alla fine essendo proprio “un testimone fedele”.

Nell'omelia della sua beatificazione, anche papa Benedetto XVI ha ricordato la frase pronunciata dal papa polacco “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”, sottolineando che “quello che il neo-eletto Papa chiedeva a tutti, egli stesso lo ha fatto per primo: ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante – forza che gli veniva da Dio – una tendenza che poteva sembrare irreversibile”.

Benedetto XVI confessava di essere rimasto sempre “colpito ed edificato” dall'esempio della sua preghiera: “egli si immergeva nell’incontro con Dio, pur in mezzo alle molteplici incombenze del suo ministero”.

“Il suo messaggio è stato questo: l’uomo è la via della Chiesa, e Cristo è la via dell’uomo”. “Attraverso il lungo cammino di preparazione al Grande Giubileo, egli ha dato al Cristianesimo un rinnovato orientamento al futuro, il futuro di Dio, trascendente rispetto alla storia, ma che pure incide sulla storia”.

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