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Chiamati a saldare il cielo con la terra

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Chiara Santomiero - pubblicato il 29/03/13

Don Ciotti: Francesco chiede di non dimenticare i “crocifissi” di oggi

Don Luigi Ciotti è il presidente di “Libera”, l’associazione di coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, impegnate contro le mafie e per l’educazione alla legalità ed è il fondatore del Gruppo Abele, una delle primissime esperienze in Italia per l’aiuto ai tossicodipendenti. Aleteia gli ha chiesto una riflessione sul gesto liturgico della Via Crucis in relazione all’attenzione ai poveri indicata da Papa Francesco a tutta la Chiesa.

Quale legame c’è tra il gesto di papa Francesco che ha lavato i piedi ai giovani detenuti e la celebrazione della Via Crucis del Venerdì santo?

Don Luigi Ciotti: Il papa non vuole dimenticare i tanti crocifissi che esistono nel mondo. Davanti alla Croce non dobbiamo dimenticare chi è crocifisso, che sono i poveri, gli ultimi, chi vive una condizione in cui è messo ai margini. La lavanda dei piedi a chi è in carcere è un atto di attenzione, di relazione, di accoglienza, di riconoscimento. Di umiltà. E’ un dire a tutti che dobbiamo stare da quella parte. Quando io parlo di poveri non intendo solo dal punto di vista culturale ed economico: quanta gente ha tutto ma è disperata dentro, è povera dentro, vive un’anoressia esistenziale. La Via Crucis dovrebbe stimolare la gente a prendere coscienza che meditare la Passione del Signore deve poi portare a riconoscere Cristo crocifisso nella storia di oggi, in chi fa più fatica. Sono passati venti anni dalla morte di don Tonino Bello: ogni volta che arrivava a Roma da Molfetta passava a trovare Bartolo, un povero che dormiva in un cartone. Monsignor Bello diceva che in Bartolo c’erano frammenti di Dio e quella scatola di cartone era un tabernacolo, il più grande ostensorio. Non dobbiamo dimenticarci tutti questi volti, quelli dei ragazzi in carcere e quelli della gente in difficoltà che ci passa accanto. Lì c’è Cristo, i crocifissi. Lavare i piedi significa riconoscere tutto questo.

Bastano dei gesti per dare speranza a chi vive una situazione di difficoltà?

Don Luigi Ciotti: Non devono essere gesti sporadici, eccezionali, l’orizzonte deve essere la quotidianità. Ogni giorno dobbiamo essere capaci di “lavare i piedi” ai poveri, nel senso di offrire il nostro impegno, la nostra responsabilità a favore della giustizia, dei diritti umani, della libertà. Questo è lo spirito che muove il papa il quale offre un gesto per sottolineare un’attenzione che deve durare 365 giorni all’anno. Forse non tutti nella Chiesa hanno questa consapevolezza, ma lui l’ha dimostrata attraverso ciò che ha vissuto nella sua diocesi di Buenos Aires, con le lettere pastorali, nei gesti che ha compiuto all’inizio di questo pontificato. Con parole molto semplici ma molto chiare. Poi…nella Chiesa certo c’è il papa ma il popolo di Dio, noi, dove stiamo? Tutti siamo chiamati a saldare un po’ di terra con il cielo. Il Regno comincia quaggiù con la tensione ad essere persone che hanno “fame e sete di giustizia”: dobbiamo batterci per la giustizia sulla faccia di questa terra. La speranza comincia anche dal nostro metterci in gioco, di più.

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