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Una scelta francescana prima di “Francesco”

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PASCAL GUYOT

Chiara Santomiero - pubblicato il 22/03/13

Beccegato: per il papa la sobrietà è uno stile di vita

Lottare contro la povertà sia materiale, sia spirituale, edificare la pace e costruire ponti: sono le consegne che papa Francesco ha lasciato ai rappresentanti dei 180 Stati accreditati presso la Santa Sede che ha ricevuto in udienza venerdì mattina in Vaticano.
Aleteia ne ha parlato con Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale di Caritas italiana, a margine della riunione che Caritas internationalis ha tenuto a Roma sull’emergenza in Siria.

Papa Francesco in ogni suo discorso propone l’attenzione ai poveri: è quasi uno sponsor per la Caritas…

Beccegato: Il papa ripropone ciò che è sempre stato un tema fondante per lui. La Caritas italiana ha avuto modo di collaborare con la Caritas argentina proprio negli anni più duri della crisi finanziaria che ha colpito quel Paese tra il 2001 e il 2004. Ci furono molti contatti in quegli anni con l’allora arcivescovo di Buenos Aires Bergoglio in cui si affrontava il tema del generale impoverimento della gente che era stata privata delle risorse economiche, anche con il prelievo forzato sui conti correnti, a causa della crisi. Noi possiamo testimoniare che il tema dell’attenzione agli ultimi è sempre stata la cifra non solo dell’organizzazione ecclesiale e dell’azione pastorale dell’attuale papa, ma anche del suo stile personale di vita. Adesso tutti scoprono che usava i mezzi pubblici, cucinava da sé, ma prima non erano “notizie”, solo gli elementi della sua vita di tutti i giorni. Si parla di lui come un abile comunicatore ed è vero ma perché ciò che dice è ciò a cui è sempre stato coerente nella vita personale e nella chiesa diocesana. Si può dire che la sua è stata una scelta francescana ancora prima della scelta di chiamarsi Francesco.

Il pontefice ha anche sottolineato che la povertà non è solo materiale…

Beccegato: E’ una sottolineatura in più rispetto agli scorsi giorni ma coerente con il messaggio al Corpo diplomatico. Il papa ha citato la “dittatura del relativismo” evidenziata da Benedetto XVI per sottolineare come l’essere l’unica misura di se stessi conduce, in ultima istanza, al conflitto con l’altro e alla guerra. Francesco indica la visione antropologica cristiana di un uomo aperto alla trascendenza come passo verso pace tra le persone e tra i popoli. Ricordiamo quest’anno il 50° dell’enciclica Pacem in terris nella quale Giovanni XXIII poneva come pilastro per la pace la verità con la “v” maiuscola cioè Cristo: se io non sono al centro del mondo, ma aperto alla relazione, non considererò l’altro come un avversario, un nemico.

Quale messaggio ha lanciato quindi ai governi papa Francesco?

Beccegato: Carità, pace, custodia del Creato sono le tre chiavi di lettura del suo pontificato. Tradotte per l’azione di governo degli Stati e per l’azione diplomatica significano: più politiche per i poveri per realizzare una maggiore equità sociale; la ricerca di vie non violente di relazione tra le Nazioni; la ricerca di accordi politici vincolanti contro il degrado ambientale, la deforestazione, l’inquinamento. Francesco ha usato un’espressione forte: “non sfruttare avidamente la terra”. Letta dal basso, a livello di ciascuno di noi, significa fare attenzione ai poveri e alla distribuzione della ricchezza; letta dall’alto, a livello dei governi, significa, per esempio, dare attuazione al protocollo di Kyoto sull’ambiente o non replicare il semi fallimento del vertice di Doha sul clima.

I primi gesti e le parole di Francesco stanno suscitando un grande entusiasmo: ciò provocherà una maggiore attenzione ai temi di cui parla?

Beccegato: Tutte le persone che incontro o sento per i miei contatti internazionali sono molto colpite da Francesco. Io credo che la Provvidenza mandi sempre il papa giusto per ogni tempo. Benedetto XVI, con il suo stile mite ma fermo, è stato un riferimento forte in un tempo in cui mancavano riferimenti con il suo puntare il dito contro il relativismo come visione filosofica ed etica.
Francesco è il primo papa latinoamericano e in questo la gente coglie un messaggio di grande novità legato anche alle sue esperienze di condivisione di vita con i poveri. La Chiesa è mater e magistra, madre e maestra. Forse prima è stata più “maestra”, adesso sarà più “madre”. Il messaggio non cambia, è sempre il Vangelo, solo esplicitato in modo diverso nel tono e nello stile.

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