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La poesia, ricchezza inesauribile

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Pascal Deloche / Godong

Aleteia - pubblicato il 20/03/13

Il 21 marzo si celebra la Giornata mondiale della poesia

Anche la poesia ha una sua Giornata mondiale, che si celebra ogni anno il 21 marzo. La Giornata è stata istituita dalla XXX Sessione della Conferenza Generale UNESCO nel 1999 e si è svolta per la prima volta il 21 marzo seguente.

L'occasione, che si celebra il primo giorno di primavera, riconosce all’espressione poetica “un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo e della comprensione interculturali, della diversità linguistica e culturale, della comunicazione e della pace”.

Il presidente della Commissione nazionale italiana per l’UNESCO, il professor Giovanni Puglisi, ha ricordato che negli anni l'organismo internazionale ha voluto dedicare la Giornata all’incontro tra le diverse forme della creatività, affrontando le sfide che la comunicazione e la cultura attraversano in questo periodo. “Tra le diverse forme di espressione, infatti, ogni società umana guarda all’antichissimo statuto dell’arte poetica come ad un luogo fondante della memoria, base di tutte le altre forme della creatività letteraria ed artistica”.

Quest’anno la Commissione nazionale italiana per l’UNESCO ha scelto di celebrare la Giornata a L’Aquila, martoriata il 6 aprile 2009 dal terremoto che ha distrutto tante ricchezze artistiche e culturali.

Alcuni si chiedono se nel 2013, in una società postindustriale come la nostra, in cui domina il potere della tecno-scienza e della finanza, abbia ancora senso celebrare la poesia, assaporarla e impararla a memoria.

Se da un lato sembra essersi avverato quanto profetizzava Giacomo Leopardi due secoli fa nello Zibaldone a proposito della poesia, ovvero che l’acculturamento di massa avrebbe creato una letteratura commerciale per tutti e la poesia sarebbe divenuta sempre più lettura per pochi, dall'altro bisogna riconoscere che la grande poesia è immortale e che la parola ha una potenza incredibile e la capacità di rievocare immagini, fatti ed emozioni (Tempi, 20 marzo).

La poesia, dunque, non può morire, perché coincide con l’uso sapiente della parola che è, in un certo senso, “espressione stessa dell’uomo, del suo ingegno, della sua ricerca della verità”. La poesia è quindi “testimonianza di un cammino dell’uomo che ha preso coscienza di sé nel tempo della storia”.

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