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Ecco la Chiesa di “padre” Bergoglio, in mezzo alla gente

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DANIEL VIDES

Silvia Gattas - pubblicato il 18/03/13

Intervista al giornalista-amico Gianni Valente

‘Padre’ Bergoglio è un pastore con una grande “umanità, semplicità e umiltà”, caratteristiche che gli appartengono da sempre e che “non cambieranno con l’elezione al Soglio di Pietro”. Il giornalista di ‘30 Giorni’, Gianni Valente, conosce personalmente da tempo Jorge Mario Bergoglio. Tanto che, appena eletto, il papa ha voluto chiamarlo al telefono per salutarlo.

Un sentimento di stima e affetto nato in Argentina tanti anni fa, quando Valente andò nel Paese per scrivere un reportage sulla Chiesa di Buenos Aires, e sul lavoro pastorale di padre Bergoglio. Valente ha raccolto le interviste e i reportage effettuati per la rivista ’30 Giorni’, in un nuovo volume, intitolato “Francesco, un Papa dalla fine del mondo”, dell’Editrice Missionaria Italiana.

“Tutti in questi giorni parlano dei gesti semplici e dell’umiltà del nuovo papa, di come si veste in modo semplice – racconta Valente – ma non è affatto una strategia comunicativa. Padre Bergoglio vive bene così, non ha bisogno di fronzoli, ha sempre avuto una vita sobria, con pasti semplici. Sono sicuro che continuerà così. È una caratteristica che aderisce alla sua persona in modo spontaneo”.

Il giornalista di 30 Giorni ricorda quando, insieme al figlio, andò a Buenos Aires nel 2008 e accompagnò l’arcivescovo Bergoglio alla messa celebrata il 7 agosto, in occasione di una delle feste religiose più importanti. “Bergoglio era solito percorrere la fila di fedeli in ‘contromano’ per qualche ora, per salutarli uno ad uno prima che entrassero nel santuario. Si fermava con ciascuno di loro, benediceva le pance delle donne incinta, salutava i bambini”.

Con l’elezione di papa Francesco, per il giornalista-amico, ci sarà un’accelerazione sul versante della semplificazione della pastorale sacramentale di Buenos Aires. “Aveva uno sguardo realistico della situazione della gente – dice – ed ha voluto semplificare le procedure per i sacramenti, così da avvicinare i fedeli e la gente alla Chiesa. Non sono parole astratte, sono fatti concreti, cose che cambiano la vita religiosa di una metropoli”.

“Padre Bergoglio ha poi un atteggiamento pastorale senza confini – prosegue Valente – ricordo che qualche anno fa un vescovo argentino si sposò e fu sospeso ‘a divinis’. Nonostante questo Bergoglio lo andava a trovare, lo accudiva, trascorreva del tempo con lui per non farlo sentire solo. Insomma, un uomo dalla grande umanità”.

“Un’altra esperienza che ho vissuto, molto forte – prosegue ancora nel racconto – era la celebrazione che padre Bergoglio teneva una volta all’anno per i nuovi schiavi, ovvero per tutte quelle persone coinvolte nelle nuove forme di schiavitù nascoste, le nuove schiavitù delle metropoli. E infine Bergoglio amava celebrare messe in piazza, nei quartieri popolari, con sacerdoti che confessavano, che raccoglievano preghiere. C’erano tutti, anche barboni e ubriaconi, e padre Bergoglio presiedeva messa in mezzo a loro, e anche nelle favelas: è questa l’immagine della Chiesa a cui Bergoglio vuole bene”.

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