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Da tutto il mondo a Roma per Francesco

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© Giancarlo GiulianI/CPP

Aleteia - pubblicato il 18/03/13

L'inizio del ministero petrino del vescovo di Roma

Centotrentadue delegazioni di diversi Paesi, 33 delegazioni di Chiese cristiane non cattoliche, numerose rappresentanze delle comunità ebraiche, musulmane, buddiste, giainiste e anche dei sikh, 180 concelebranti, 1200 tra sacerdoti e seminaristi e un numero non calcolato di presenze di fedeli per i quali l'accesso a piazza S. Pietro è consentito senza necessità di biglietti: le cifre possono dare un'idea dell'attesa per la celebrazione di inizio del pontificato di Francesco che avrà luogo martedì 19 marzo, festa di S. Giuseppe patrono della Chiesa.

La dizione esatta è, come ha spiegato padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, “'Inizio del ministero petrino del vescovo di Roma', cioè la Messa solenne di inizio del servizio alla Chiesa universale da parte del Papa che è vescovo di Roma”. Non si tratta quindi di “una intronizzazione, perché il papa non è un re” ha aggiunto l'assistente linguistico per lo spagnolo di Lombardi. E il ministero viene definito petrino “perché il Papa è successore di S. Pietro”. Infatti la celebrazione di martedì è “legata ai luoghi in cui si svolge: inizia dalla tomba di S. Pietro sotto l'altare centrale della basilica e arriva sulla piazza che secondo la tradizione è il luogo – cioè il circo di Nerone – del martirio di Pietro”.

Questo spiega perché la celebrazione sia segnata da momenti e gesti molto significativi. Il papa lascerà Casa S. Marta intorno alle 8.45-50 e salirà sulla Papamobile o una jeep per compiere un lungo giro sulla piazza tra i fedeli prima della celebrazione che avrà inizio alle 9.30.

Dalla sagrestia accanto alla Pietà di Michelangelo, dove il papa indosserà i paramenti liturgici, si recherà alla tomba di Pietro accompagnato dai patriarchi e dagli arcivescovi maggiori delle Chiese orientali cattoliche che sono una decina, di cui 4 cardinali, e concelebreranno tutti insieme a Francesco.

Accanto alla tomba dell'apostolo sono posti il nuovo anello del Pescatore e il pallio, i segni del ministero petrino che vengono presi in consegna dai diaconi i quali, insieme all'evangeliario, li porteranno nella processione composta dal papa stesso, i patriarchi e gli arcivescovi maggiori dal centro della basilica verso il sagrato.

Durante la processione verranno cantate le “Laudes regie”, un canto litanico in onore a Cristo nel quale vengono invocati molti santi tra i quali, esplicitamente, i santi Papi dopo gli apostoli. “L'ultimo di questi – ha fatto notare Lombardi – è san Pio X”. “Solo santi e non beati”, ha aggiunto facendo evidentemente riferimento a Giovanni Paolo II.

Sul sagrato, prima che la celebrazione abbia inizio, il pallio e l'anello del Pescatore verranno consegnati al pontefice. Il pallio è lo stesso di Benedetto XVI: si tratta di una sciarpa di lana che il pontefice tiene sulle spalle in ricordo del Buon Pastore che porta gli agnelli sulle spalle. Sul pallio sono anche disegnate delle croci rosse che ricordano i segni della Passione di Cristo (le stesse croci, però di colore nero si trovano sul pallio che viene consegnato agli arcivescovi metropoliti nella solennità dei Santi Pietro e Paolo).

Il pallio verrà imposto a Francesco dal protodiacono, il cardinale Tauran, che è lo stesso che ha dato l'annunzio “Habemus Papam”. Quindi il protopresbitero (cioè il primo dei cardinali presbiteri), cardinale Daneels, reciterà una preghiera di benedizione sul pontefice. Infine, cardinale decano che è il protoepiscopo, Angelo Sodano, consegnerà a Francesco l'anello piscatorio. L'anello del Pescatore si chiama così perché il primo apostolo S. Pietro era un pescatore. Il modello scelto da Francesco tra quelli sottoposti da mons. Guido Marini, il cerimoniere pontificio, è un anello di argento dorato su cui è rappresentato S. Pietro con le chiavi: opera di Enrico Manfrini, autore di opere di arte sacra. Il modello risale a Paolo VI e trasmesso a mons. Marini da uno dei segretari di Paolo VI, mons. Macchi.

I 180 concelebranti sono tutti i cardinali presenti a Roma, i patriarchi e gli arcivescovi maggiori, il segretario del collegio cardinalizio, mons. Lorenzo Baldisseri e due sacerdoti, il francescano Josè Rodriguez Carballo, ministro generale dei frati minori e presidente dell'Unione superiori maggiori e padre Adolfo Nicolas, preposto generale della Compagnia di Gesù.

Dopo la consegna del pallio e dell'anello, ultimo rito che precede la celebrazione è l'atto di omaggio e obbedienza al nuovo papa da parte di 6 cardinali, 2 per ogni ordine di appartenenza. Nel rito di martedì non è previsto l'atto di obbedienza compiuto dai rappresentanti delle altre componenti del popolo di Dio, come i laici impegnati, che avverrà all'atto della presa di possesso da parte del Papa, della cattedra di Roma, S, Giovanni Laterano.

Nella celebrazione eucaristica le letture sono quella della solennità di S. Giuseppe. Il Vangelo verrà cantato in greco: “è consuetudine – ha spiegato Lombardi – che nelle grandi celebrazioni il Vangelo venga cantato in latino e greco nel segno delle due tradizioni liturgiche della Chiesa. Martedì verrà cantato solo in greco per semplicità, perché molte parti della liturgia sono in latino”. L'omelia, invece, sarà tenuta in italiano e occhio alle aggiunte: “abbiamo già sperimentato come il papa ami introdurre delle variazioni nel testo”.

Altre particolarità della celebrazione riguardano, sempre per un'esigenza di semplificazione, la mancanza della processione offertoriale e il fatto che la comunione non sarà distribuita dal papa personalmente ma dai diaconi mentre per i fedeli nella piazza se ne occuperanno 500 sacerdoti. Si calcola che la celebrazione dovrebbe durare così intorno alle due ore.

Il canto è affidato al coro della Cappella Sistina e alla Cappella di musica sacra. Da sottolineare l'esecuzione, all'offertorio, del mottetto di Luigi da Palestrina composto apposta per l'inizio del ministero petrino e quindi raro da ascoltare: Tu es pastor ovium, “tu sei il pastore delle pecore”. La celebrazione terminerà con il canto del Te deum, dopo il quale non ci sarà, come è avvenuto in altre occasioni, l'Angelus perché stavolta l'inizio del pontificato non avviene di domenica.

Il papa rientrerà in Basilica e, lasciate vesti liturgiche, andrà all'altare centrale dove saluterà i capi delegazioni degli Stati esteri che hanno voluto partecipare alla celebrazione. A questo proposito Lombardi ha tenuto a precisare che “la Santa Sede non invita nessuno agli eventi, si limita a comunicare che ci sarà una celebrazione: sono i governi e gli Stati, anche quelli che non hanno relazioni diplomatiche con il Vaticano a decidere di intervenire”. “Chi vuol venire – ha affermato Lombardi a proposito delle polemiche sulla partecipazione di capi di Stato più o meno graditi dall'opinione pubblica dei propri Paesi – è benvenuto: non ci sono privilegiati né rifiutati”.

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