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Papa Francesco, speranza per tutti i cristiani

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Aleteia - pubblicato il 15/03/13

Le altre denominazioni sperano in un rilancio dell'ecumenismo

L'inizio del pontificato di papa Francesco è stato accolto con favore non solo dai cattolici, ma anche dai cristiani di altre denominazioni, che sperano in un rinnovato slancio dell'ecumenismo.

Il saluto semplice e umile che il nuovo pontefice ha rivolto affacciandosi alla Loggia della Basilica vaticana ha suscitato “viva simpatia”, ha riconosciuto il teologo valdese Fulvio Ferrario, coordinatore della Commissione ecumenica delle chiese battiste, metodiste e valdesi (NEV, 14 marzo).

La prima impressione sul nuovo papa è “certamente positiva” anche per un altro teologo valdese, Paolo Ricca, da sempre impegnato nel movimento ecumenico, rimasto colpito da tre fattori, iniziando dall'“insistenza sulla categoria del 'vescovo di Roma' con cui si è ripetutamente definito senza mai pronunciare la parola 'papa'. La dimensione della chiesa locale, di una diocesi specifica, viene prima della funzione e della pretesa di pastore universale, particolarmente problematica in campo ecumenico”.

Colpiscono poi il nome scelto, “impegnativo e promettente, se effettivamente corrisponde a un programma”, perché “richiama una scelta di evangelicità radicale, il vangelo 'sine glossa', cioè senza commenti, senza orpelli, senza aggiunte”, e il fatto che il nuovo papa abbia chiesto la benedizione dei fedeli prima di benedirli. “Tutte queste buone premesse andranno verificate nei fatti, ma per il momento le riceviamo come delle promesse, quindi in speranza”, ha commentato (NEV, 14 marzo).

Alla Messa di inaugurazione del pontificato, il 19 marzo, ha annunciato la sua presenza anche il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo (AsiaNews, 15 marzo). È la prima volta che un patriarca di Costantinopoli parteciperà dallo scisma del 1054.

Minore entusiasmo arriva dalla Chiesa ortodossa russa. Il metropolita Hilarion Alfeyev, responsabile del Dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato, ha infatti affermato che un incontro tra il papa e il patriarca Kirill “è possibile” a patto che si superino i conflitti esistenti, riferiti alle tensioni riguardo alla Chiesa greco-cattolica dell'Ucraina, anche se il portavoce del patriarca Kirill, il diacono Aleksandr Volkov, spera “che i rapporti tra le due Chiese si sviluppino in modo positivo”. 


L'accoglienza più calorosa è giunta da Oltremanica. “Non vedo l’ora d’incontrare papa Francesco e di camminare e lavorare insieme per continuare sulla scia dell’eredità lasciata dai nostri predecessori”, ha affermato infatti l’arcivescovo di Canterbury e massima carica religiosa della Chiesa anglicana, Justin Welby, auspicando “un generoso e fruttuoso ecumenismo” con il nuovo papa, che – ricorda – “è noto come pastore che ha servito i poveri in America Latina, così come è nota la sua vita di semplicità e santità” (Radio Vaticana, 14 marzo).

Per il segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc), Olav Fykse Tveit, l'elezione di papa Francesco è “una svolta per la Chiesa cattolica ma anche per le altre Chiese”. Tveit ha anche ringraziato per il modo in cui la Chiesa cattolica lavora con l'organizzazione “su questioni altamente significative di unità, ecclesiologia, missione e dialogo interreligioso”, auspicando sempre nuovi passi concreti per costruire “quella vera unità dei credenti per la quale Cristo ha pregato”.

Tveit ha quindi sottolineato due elementi fondamentali nell’elezione del nuovo papa: il fatto che sia salito al soglio pontificio un “pellegrino della giustizia e della pace, che ha vissuto una vita semplice e riflette la passione per la giustizia sociale e l’innalzamento dei poveri”, e che sia il primo pontefice a provenire dal Sud del mondo, dove oggi vive la grande maggioranza dei cristiani.

L'importanza del pontefice proveniente dal Sud del mondo è stata ricordata anche dal pastore riformato Guy Liagre, segretario generale della Conferenza delle chiese europee (KEK), per il quale l'elezione papa Francesco “sembra suggerire il rinnovamento di una chiesa sotto pressione su molti fronti” (Voce evangelica, 14 marzo).

La pastora Maria Bonafede, già moderatora della Tavola valdese e membro del Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia con delega all’ecumenismo, spera dal canto suo che l'aver scelto il nome Francesco “significhi che questo papa vuole la Chiesa che è stato chiamato a governare più povera e meno compromessa con il potere e con il potere che viene dal denaro”; “significhi avere la forza e l’attenzione dell’evangelo e della voce della miseria in cui vivono milioni di persone, che significhi anche fare battaglie scomode e solitarie in nome della verità e della libertà”.

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