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Il nome del nuovo papa sarà il programma del suo pontificato

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Corinne SIMON/CIRIC

Roberta Sciamplicotti - pubblicato il 13/03/13

La sua scelta indicherà la strada che vuole seguire

Il nome che il nuovo papa sceglierà di assumere non dipenderà solo dai suoi gusti personali, ma rappresenterà un vero e proprio programma del suo pontificato. Come dicevano i latini, infatti, “nomen omen”, ovvero il nome è un presagio, un destino. Nella maggior parte dei casi, il nome scelto è un omaggio a uno dei predecessori o a un santo a cui il nuovo pontefice è particolarmente devoto.

Da ciò deriva l'alto numero dei papi che finora hanno optato per il nome Giovanni (23), Gregorio e Benedetto (16), Clemente (14), Leone (13). In mille anni, solo Giovanni Paolo I ha derogato alla regola scegliendo non solo un nome non ancora in uso, ma anche composto, volendo così rendere omaggio ai due papi che lo avevano preceduto, Giovanni XXIII e Paolo VI, che avevano iniziato e poi guidato il Vaticano II. Colpito dalla morte improvvisa del predecessore, Karol Wojtyła ha poi scelto di chiamarsi Giovanni Paolo II (Le Monde, 13 marzo). Riprendendo il nome da Benedetto XV, che si era risolutamente opposto alla guerra nel 1914, Joseph Ratzinger ha indicato nel 2005, mentre in Iraq e in Afghanistan i conflitti erano ancora in atto, la sua volontà di impegnarsi per la pace.

Che nome sceglierà il papa che uscirà da questo Conclave? Le ipotesi già si accavallano, anche se ovviamente, al di là di previsioni e anticipazioni, il mondo conoscerà il nome del nuovo Vicario di Cristo solo quando il cardinale protodiacono Jean-Louis Tauran lo annuncerà dal balcone della Basilica di San Pietro dopo aver reso nota l'identità di stato civile dell'eletto.

In genere, a parte Giovanni, che è il patrono di Roma e quindi lo speciale protettore del suo vescovo, i nomi degli evangelisti sono tacitamente esclusi dalla lista. Altri – come Telesforo, Sotero, Zefirino o Milziade – sono stati usati una volta sola (Quotidiano.net, 13 marzo). L'unico nome tabù sembra essere Pietro, che nessuno ha più usato dall'anno in cui l'apostolo è stato martirizzato, il 67 d.C. Una scelta del genere equivarrebbe inoltre a sfidare la “profezia di Malachia”, per la quale Pietro II sarà il nome dell’ultimo papa della Chiesa e verrà martirizzato durante una terribile persecuzione (cfr. Aleteia, 8 marzo).

Tra i “papabili” figura il cardinale di Boston, Seán O’Malley, cappuccino. Missionario per anni in America Latina, si è ipotizzato che potrebbe collegarsi alla sua identità religiosa scegliendo di chiamarsi Francesco I, nome che richiamerebbe la necessità espressa da più parti di una grande riforma della Chiesa (La Stampa, 10 marzo). Già papa Paolo VI, nel suo unico discorso a braccio dopo il Concilio, aveva chiesto alla Chiesa di diventare povera “non solo nell’essere anche nell’apparire”, ma nel 1969 a Castel Gandolfo affermava che “con questo Vaticano non ci sarà mai un papa di nome Francesco perché Francesco distruggeva le regole umane nella sola obbedienza al Vangelo. Nessuna struttura piramidale, nessuna burocrazia, nessun privilegio”.

Il giornalista Michael Brendan Dougherty ha scritto sul magazine del quotidiano americano “Slate” che, se volesse sottolineare la continuità con la linea di papa Ratzinger, il nuovo pontefice potrebbe scegliere di chiamarsi Benedetto XVII. Potrebbero optare per questo nome il cardinale Ouellet o il cardinale Ranjith, mentre Giovanni XXIV potrebbe essere scelto dal cardinale Ravasi o dal cardinale Turkson. Dougherty vedrebbe bene il nome Leone XIV per il cardinale messicano Carrera, Giovanni Paolo III per il cardinale statunitense Dolan (L'Eco di Bergamo, 13 marzo). Il cardinale australiano George Pell, unico rappresentante dell'Oceania al Conclave, potrebbe scegliere di chiamarsi Pio XIII, richiamandosi soprattutto a papa San Pio X, che avviò la riforma del Diritto canonico culminata nel 1917 con la promulgazione del Codice e redasse il Catechismo che porta il suo nome (GQItalia, 8 marzo). Per alcuni, il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, in caso di elezione sceglierebbe di chiamarsi Paolo VII per omaggiare papa Montini, che stima e cita spesso.

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