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Lo scandalo della pedofilia tiene banco nel pre-Conclave

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Aleteia - pubblicato il 08/03/13

Chi coprì i pedofili non dovrebbe diventare papa

Tra le tante questioni che i cardinali riuniti nelle congregazioni che precedono l'inizio del Conclave si trovano ad affrontare c'è quella degli abusi sessuali da parte di esponenti del clero. Lo scandalo ha travolto negli ultimi anni la Chiesa e i suoi strascichi si fanno sentire anche al momento di scegliere il successore di Benedetto XVI, perché da più parti si sottolinea come un cardinale che ha coperto in qualsiasi modo i colpevoli di abusi non possa diventare papa.

La Chiesa cattolica è forse l’organismo che più di ogni altro negli ultimi anni si è sforzato di combattere al proprio interno questo gravissimo fenomeno, e in questo ha avuto un ruolo di primo piano Joseph Ratzinger, prima come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e poi come pontefice (Avvenire, 2 marzo 2011).

Negli anni Novanta è stato infatti il cardinale Ratzinger a sostenere la richiesta dell'episcopato statunitense di poter “bypassare” alcune norme canoniche, ritenute eccessivamente garantiste, per poter intervenire più rapidamente ed efficacemente nel contrastare il fenomeno degli abusi, e sempre lui ha predisposto il Motu proprio promulgato da Giovanni Paolo II con il quale questo tipo di delitti è stato avocato all’ex Sant’Uffizio. Ratzinger, ha dichiarato monsignor Charles J. Scicluna, negli ultimi dieci anni promotore di giustizia presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, ha gestito i casi di abuso con “saggezza e fermezza”, mostrando anche “grande coraggio nell’affrontare alcuni casi molto difficili e spinosi, sine acceptione personarum”.

Come papa, ha poi promulgato la nuova versione delle “Norme sui delitti più gravi” (delicta graviora), tra i quali appunto gli abusi sui minori. Benedetto XVI ha poi incontrato le vittime degli abusi di Paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna, Malta e Canada, e ha promosso un'importante visita apostolica in Irlanda, Paese particolarmente colpito da questo dramma.

In vista dell'elezione del suo successore, nel pre-Conclave tornano alla ribalta questi scandali, ad esempio quello che ha riguardato il fondatore della congregazione dei Legionari di Cristo, il messicano padre Marcial Maciel Degollado. Il cardinale Francis George di Chicago ha parlato di questa pagina nera affermando che è necessario “considerare chi è stato coinvolto” nel “terribile caso di padre Maciel”. “Anche se in buona fede erano convinti che Maciel fosse un uomo di Dio – e lo erano – questo fatto non aiuterà”, ha aggiunto. “Ora è di pubblico dominio. La gente sa chi è stato associato a lui. E questo potrebbe condurre alla sensazione che non è la direzione da prendere” (Blitz Quotidiano, 7 marzo). Il cardinale non ha fatto nomi, ma il Chicago Tribune afferma che tra i porporati che avrebbero protetto Maciel ci sarebbero Angelo Sodano e l'argentino Leonardo Sandri.

Per il cardinale George, i porporati nel pre-Conclave stanno mettendo “al vaglio la vita dei candidati per evitare sorprese” (Il Giornale, 8 marzo), interrogandosi non solo sulla capacità di leadership e comunicativa dei possibili successori di Benedetto XVI, ma anche sul loro comportamento da un un punto di vista morale. “I peccati personali hanno contribuito ai problemi della Chiesa e alla debolezza della sua missione”, ha riconosciuto. “Ci si rende profondamente conto che siamo parte del problema” (Chicago Tribune, 7 marzo).

Da più parti si invoca quindi un atteggiamento come quello di Benedetto XVI. Monsignor Scicluna ha ricordato come Joseph Ratzinger abbia sempre “lottato per fare pulizia, per agire per il bene delle vittime”. Nel 2004, quando Maciel festeggiò nella basilica di San Paolo Fuori le Mura i sessant'anni di sacerdozio, partecipò alla celebrazione “tutta la Curia romana, vescovi e cardinali compresi. L'unico che rimase a casa fu Ratzinger, allora prefetto della Dottrina della Fede. Sapeva bene, infatti, chi aveva davanti, tanto che un mese dopo diede ufficialmente l'abbrivio all'investigazione vaticana nei suoi confronti. Fu una sofferenza enorme per lui, perché era ben consapevole di quanta considerazione Maciel godesse nella Curia romana. Eppure agì andando controcorrente per amore della verità” (La Repubblica, 20 febbraio). Tra i suoi primi atti come pontefice, impose a p. Maciel di ritirarsi e ordinò una visita apostolica che confermò “i gravissimi e obiettivamente immorali comportamenti di padre Maciel” (Agi, 8 marzo).

La politica di Ratzinger è stata dunque quella di “pulire la Chiesa dalla sporcizia”, pur non dimenticandosi mai tuttavia di “usare misericordia”. Lo stesso si richiede al suo successore, che per il cardinale George dovrà essere un uomo dalla fedina immacolata, perché qualsiasi legame con il male potrebbe offuscare la sua testimonianza (La Repubblica, 8 marzo).

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