Migliaia di persone si inginocchiano davanti a lei, la ricevono con fervore, la portano in processione tra tappeti di fiori... Che cos'è realmente l'Eucaristia?
1. L'Eucaristia non è un pasto simbolico ma è il corpo e il sangue di Cristo. L'Eucaristia è Cristo stesso. Il suo corpo, il suo sangue, la sua anima e la sua divinità si ritrovano pienamente nel pane e nel vino consacrati. Quando il sacerdote invoca lo Spirito Santo e ripete le parole di Gesù nell'Ultima Cena, “Questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi”, e fa lo stesso con il calice, in quel preciso momento il pane diventa il corpo di Cristo e il vino il suo sangue, ma senza modificare l'aspetto, il colore, l'odore e il sapore del pane e del vino.
La sostanza del pane diventa la sostanza del corpo di Cristo, quella del vino quella del sangue di Cristo, ma cambia solo la sostanza (la realtà più profonda), non l'apparenza: l'Eucaristia continua a mostrare le caratteristiche del pane e del vino, e non quelle del corpo umano. Per questo, ancora una volta la presenza di Dio è velata e non si conosce attraverso i sensi, ma solo mediante la fede, come sottolinea il Catechismo della Chiesa Cattolica citando San Tommaso d'Aquino.
Negli ultimi duemila anni, dall'Ultima Cena di Gesù con i discepoli prima della sua morte e risurrezione, questa presenza discreta ma potente ha ispirato grandi opere d'arte e ha stupito milioni di persone. La sua scoperta è espressa con queste parole dal ministro protestante statunitense Scott Hahn, convertitosi poi al cattolicesimo: “Mentre guardavo il sacerdote alzare l'ostia candida, ho sentito levarsi dal mio cuore una preghiera come un sussurro: 'Signore mio e Dio mio. Sei davvero tu!'”.
Gesù Cristo vivo e glorioso è oggi presente in questo mondo in diversi modi: nella sua Parola, nella preghiera della sua Chiesa – “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20) -, nei poveri, nei malati, nei carcerati, nei sacramenti, nella Messa, nel sacerdote. Ma soprattutto, sostanzialmente, è presente negli attributi fisici del pane e del vino consacrati.
La presenza di Cristo è reale, non apparente. Gesù stesso lo ha detto e la Chiesa cattolica lo ha ribadito, consapevole dell'importanza fondamentale di questa controversa verità di fede.
2. Che Dio sia presente in un pezzo di pane e gli uomini se ne cibino risulta scandaloso, e quando Gesù lo ha annunciato molti lo hanno abbandonato. Nel corso della storia del cristianesimo, il fatto di mettere in dubbio la presenza reale di Cristo nell'Eucaristia ha suscitato numerose eresie e divisioni, ma nonostante tutto Gesù e la Chiesa cattolica hanno mantenuto questo elemento come centrale. “La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda”, afferma Gesù nel capitolo 6 del Vangelo di San Giovanni; Cristo è presente nell'Eucaristia “in modo vero, reale, sostanziale”, ha dichiarato il Concilio di Trento nel XVI secolo, respingendo l'idea che il sacramento sia solo un simbolo o un segno di un corpo assente.
Milioni di persone adorano il corpo di Gesù presente sugli altari, nei tabernacoli e nei sacrari come “vero” (verum corpus) con splendidi inni di grandi poeti e compositori, per distinguerlo da un corpo puramente “simbolico” e anche dal corpo “mistico”, che è la Chiesa. Attraverso la sua presenza reale, unica e misteriosa sotto l'apparenza del pane, Gesù mantiene in modo supremo la sua promessa di stare sempre con noi, promessa con cui termina il Vangelo di San Matteo.
3. Nel pane consacrato, Cristo si dona alla persona umana come alimento che trasforma l'esistenza e anticipa la vita in Dio e con Dio. Come il chicco di grano cade al suolo e muore affinché dopo cresca una nuova spiga con cui si farà il pane, così Gesù si dona totalmente affinché la nuova vita, eterna, giunga ad ogni persona. Lo ha fatto a Gerusalemme intorno all'anno 30 della nostra era e lo rinnova in ogni consacrazione del pane. È un dono totale d'amore, un sacrificio per inaugurare il passaggio dalla morte alla vita.
Grazie a questo, l'Eucaristia, per dirla con le parole del papa emerito Benedetto XVI, è “il permanente grande incontro dell’uomo con Dio, in cui il Signore dà se stesso come 'carne' affinché noi – in Lui e nella partecipazione al suo cammino – possiamo diventare 'spirito': come Egli, attraverso la croce, si è trasformato in un nuovo genere di corporeità e di umanità, che si compenetra con la natura di Dio, così questo mangiare deve essere anche per noi un’apertura dell’esistenza, un passaggio attraverso la croce e un’anticipazione della nuova esistenza della vita in Dio e con Dio”.
Salvati dalle loro cadute quotidiane e uniti in comunione, quanti si cibano dell'unico “pane di vita” sono eternamente il Corpo stesso di Cristo. In questo modo, la presenza reale di Cristo nell'Eucaristia anticipa la presenza divina definitiva, di cui godranno dopo la morte fisica passando al Padre.