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I media accusati di voler influenzare il prossimo Conclave

Roberta Sciamplicotti - pubblicato il 25/02/13

Vatileaks, preti pedofili, “lobby” gay nella Chiesa, i temi dominanti

Il Conclave che sceglierà il successore di papa Benedetto XVI è al centro ormai dei dibattiti negli ambienti sia religiosi che laici. Due sembrano essere gli elementi, in parte collegati tra loro, che rendono questo evento ancor più delicato: il contenuto del rapporto sulla situazione della Chiesa che Benedetto XVI ha affidato a tre porporati e gli attacchi da parte dei media, che spaziano dalla questione degli abusi sessuali alle questioni finanziarie e alle presunte “lobby” tra gli ecclesiastici.

Per molti, la situazione attuale è solo la prosecuzione delle tensioni che hanno attraversato tutto il pontificato di Joseph Ratzinger e che ora si scaricano sul Conclave che ne sceglierà il successore. Un punto di svolta è stato il cosiddetto Vatileaks, lo scandalo per il furto di documenti del papa ad opera dell'addetto alla Camera pontificia, Paolo Gabriele.

Il rapporto avrebbe identificato i “mandanti morali” di Gabriele e fotografato trame e lotte di potere nello Stato pontificio. Nei suoi otto anni di pontificato, infatti, Benedetto XVI “ha continuato a ribadire, chiedere e invitare a superare i carrierismi, le divisioni e le lotte di potere”, ma anche nella cerchia più stretta dei suoi collaboratori sembra che i suoi appelli non siano stati sufficientemente ascoltati (Quotidiano.net, 23 febbraio). Il rapporto potrebbe quindi essere “il 'convitato di pietra' del Conclave” (Il Sussidiario, 22 febbraio).

L'altro elemento che caratterizza questo periodo sono gli attacchi da parte dei media, che prendono spunto anche dal dossier dei cardinali – sui giornali italiani è apparso ad esempio che nel testo si parlerebbe anche dell'esistenza di una “lobby” gay tra gli ecclesiastici – e potrebbero influenzare l'andamento del Conclave stesso.

Stupisce che le critiche non provengano solo dai media tradizionalmente ostili alla Chiesa, ma anche da alcuni che si dicono cattolici, con il risultato che parlando del conclave tutto sembra ridotto a “scandalo, sporcizia, vergogna”, con notizie vere come quelle sui sacerdoti pedofili amplificate a dismisura secondo il meccanismo di quelli che la sociologia chiama “panici morali” (La Nuova Bussola Quotidiana, 24 febbraio).

La Segreteria di Stato ha risposto agli attacchi con una nota in cui sottolinea che le pressioni sui cardinali non sono una novità. Se in passato erano gli Stati a cercare di condizionare l’elezione del papa, oggi “si tenta di mettere in gioco il peso dell’opinione pubblica”, con la “deplorevole” diffusione di “notizie spesso non verificate, o non verificabili, o addirittura false, anche con grave danno di persone e istituzioni”. Un cardinale considerato degno di essere papa, ad esempio, potrebbe essere vittima di una campagna stampa, con il rischio che alcuni elettori non lo votino anche se magari le notizie diffuse su di lui erano false (Corriere della Sera, 24 febbraio).

 Anche il portavoce vaticano padre Federico Lombardi si è espresso sul tema ricordando che c'è chi cerca di “seminare confusione e gettare discredito sulla Chiesa e sul suo governo, ricorrendo a strumenti antichi – come la maldicenza, la disinformazione, talvolta la stessa calunnia – o esercitando pressioni inaccettabili” (La Stampa, 24 febbraio). Dal canto loro, i media sottolineano l'assoluta mancanza di volontà di condizionare il Conclave, indicando come unico obiettivo quello di “raccontare la verità, la realtà più aderente possibile ai fatti” (La Repubblica, 23 febbraio).

 Nel commentare le indiscrezioni della stampa sugli umori interni alla Curia romana, Dino Boffo, il direttore di Tv2000, ha affermato: “Io penso che la Santa Sede debba liberarsi del vizio infame delle lettere anonime senza firma e senza mittenti” (Corriere della Sera, 22 febbraio). Lo stesso direttore del quotidiano "Avvenire", Marco Tarquinio, ha sottolineato che occorre una maggiore riflessione che tocchi tutta la categoria dei giornalisti, soprattutto in merito alla deriva dell'uso eccessivo e sospetto di fonti anonime: "Una delle regole fondamentali del mestiere di chi è chiamato ad informare, quindi a dare tutti gli elementi di valutazione ad un’opinione pubblica vasta, è quello di verificare le fonti e di dichiararle con grande trasparenza. Il gioco delle fonti anonime è un gioco sporco, non è un gioco che aiuta la consapevolezza vera, ma costruisce – come dicevo prima – un’aurea romanzesca intorno alla realtà e a volte la trasforma in qualcosa di sordido” (Radio Vaticana, 24 febbraio).

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