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L’eredità di Benedetto XVI contro gli abusi sui minori

Aleteia - pubblicato il 19/02/13

Il coraggio di affrontare la crisi

Anche i più severi detrattori di Benedetto XVI, coloro che gli rimproverano una scarsa attitudine al governo della Chiesa durante il suo pontificato, non possono però non riconoscergli la determinazione nell’affrontare una delle crisi peggiori degli ultimi anni: lo scandalo degli abusi sessuali su minori compiuti da chierici.

Le radici di questa tragedia sono risalenti nel tempo – come dimostrano anche i dati forniti di recente dal neo promotore di giustizia alla Congregazione della dottrina della fede padre Robert Oliver in occasione dell’anniversario del simposio “Verso la guarigione e il rinnovamento” fortemente incoraggiato da Benedetto XVI – ma la sua esplosione è avvenuta durante il pontificato di Ratzinger. «All’inizio dello scandalo, nei primi anni ‘80, l’istinto della Chiesa dappertutto era di coprire e mettere a tacere (…). Così le radici del problema vennero ignorate, lasciando che  esso crescesse di anno in anno, finché non esplose completamente nei primi anni duemila. (…) il peggio dello scandalo è emerso durante il papato di Benedetto XVI, rischiando di caratterizzarlo. In realtà papa Ratzinger – pur avendo anche lui le sue responsabilità nei suoi lunghi anni a Roma a fianco di Wojtyla- ha fatto comunque molto meglio del suo predecessore nel cominciare ad affrontare la gravità della crisi» (La Repubblica, 19 febbraio).

Molto più deciso nel riconoscere la volontà senza esitazioni di Benedetto XVI di affrontare il problema è mons. Charles Scicluna, che ha fatto fronte allo scandalo pedofilia per 20 anni come promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della fede e da poco elevato alla dignità vescovile e tornato a Malta in qualità di ausiliare. «"Nel campo della lotta agli abusi sessuali commessi da esponenti del clero Benedetto XVI ci lascia un'eredità irremovibile che segna il futuro della Chiesa"», ha commentato Scicluna.


"Non possiamo più tornare indietro in questo impegno, perché – rileva Scicluna – l'eredità che ci lascia il Papa è, grazie a lui, non solo legge universale della Chiesa, ma anche prassi che diventa Vangelo, retaggio di una buona notizia di una Chiesa che, non solo vuole la purificazione all'interno, ma vuole anche rimanere, com’era da secoli, un ambiente sicuro per i nostri bambini e per i nostri giovani". "Benedetto XVI – ricorda il coraggioso pg – si è impegnato con molto coraggio in particolare a rompere la cortina di silenzio che copriva molti casi, in rispetto al principio che solo la verità ci rende liberi". Benedetto XVI "ci ha spinto a purificare il cuore per far sì che il volto della Chiesa risplenda della sua vera Santità", conclude Scicluna, per il quale "la più grande difficoltà che ha avuto la Chiesa è stata quella di capire le cause di questa piaga"» (Radio Vaticana, 18 febbraio).

Il percorso determinato ma non ostentato di Benedetto XVI per una efficace opera di risanamento nella Chiesa viene ricostruito dall’Agenzia Agi che ricorda come: «Una ottantina di vescovi sono stati rimossi in questi anni per la loro colpevole inazione davanti al fenomeno, da un Papa che invece ci ha messo la faccia e il cuore, e ha sfidato la disapprovazione di alte personalità della Gerarchia (il decano del Collegio Cardinalizio riguardo allo scandalo parlò di "chiacchiericcio") incontrando le vittime dei preti pedofili in Vaticano e in diversi Paesi (Stati Uniti, Australia, Malta, Gran Bretagna e Germania). Quegli incontri hanno rappresentato le tappe di una sofferta personale "Via Crucis" percorsa con dignità e grande commozione da un uomo ormai anziano, che nella Chiesa contro questi crimini si era sempre battuto» (Agenzia Agi, 19 febbraio).

Un percorso che dimostra come la rinuncia al pontificato di Benedetto XVI non sia il gesto più “rivoluzionario” del Papa. «Oggi che Joseph Ratzinger ha scelto di “nascondersi al mondo e ritirarsi in preghiera”, la potenza di quelle sue parole – “Io mi vergogno” – pronunciate in volo per gli Stati Uniti e che hanno sconvolto la Chiesa e dato il via alla strenua lotta del Papa alla pedofilia, sono un monito alla coscienza più potente di ogni norma canonica» (Eco di Bergamo, 18 febbraio).

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