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Tra Dio e gli uomini

Aleteia - pubblicato il 12/02/13

Il “nuovo” servizio di Benedetto XVI secondo i vaticanisti

Una “valanga” di commenti sullo storico gesto di Benedetto XVI inonda oggi la stampa italiana, sottolineando il coraggio del pontefice e provando ad intravedere i passi futuri suoi e del suo successore.

Vittorio Messori ricorda ciò che il papa ha ripetuto spesso negli anni di pontificato: «“Il cuore della Chiesa non è dove si progetta, si amministra, si governa, ma è dove si prega”. Dunque, il suo servizio alla Catholica non solo continua ma, nella prospettiva di fede, diventa ancor più rilevante: se non ha scelto un eremo lontano ― magari nella sua Baviera o in quella Montecassino cui aveva pensato papa Wojtyla come estremo rifugio ― è forse per testimoniare, anche con la vicinanza fisica alla tomba di Pietro, quanto voglia restare accanto a quella Chiesa cui vuole donarsi sino all'ultimo. Né è casuale, ovviamente, l'aver privilegiato mura impregnate di preghiera come quelle di un monastero di clausura. Comunque, se la sistemazione in Vaticano sarà stabile, la discrezione proverbiale di Joseph Ratzinger assicura che non vi sarà alcuna interferenza col governo del successore. Siamo del tutto certi che rifiuterà pure il ruolo di un “consigliere” carico di anni ma anche di esperienza e di sapienza (…). Nella sua prospettiva di fede, il solo vero “consigliere” del Pontefice è quello Spirito Santo che, sotto le volte della Sistina, ha puntato su di lui il dito» (Corriere della Sera, 12 febbraio).

Umiltà e libertà: queste le caratteristiche di cui si riveste il gesto del Papa per Andrea Tornielli: «Benedetto XVI ha atteso un periodo di relativa calma, dopo la bufera dei vatileaks, e si è dimesso. Un gesto di libertà e di umiltà, che compie chiedendo “perdono per tutti i miei difetti”, lasciando a colui che gli succederà sul trono di Pietro un compito non facile. Un gesto che contribuisce in qualche modo a riportare anche il papato a una dimensione di “normalità” episcopale, con un vescovo di Roma emerito che torna a indossare i panni da cardinale e si ritira in un appartamento dentro al Vaticano. Tra quelle mura – non era mai accaduto – ora alloggeranno il nuovo Pontefice e il suo predecessore. L’ultima sorpresa di Ratzinger».
(La Stampa, 12 febbraio).

Per Luigi Accattoli, “una decisione – quella della 'rinuncia al pontificato' – che è un atto di libertà rispetto a una tradizione di secoli. Per sottrarsi al peso di quella tradizione era necessaria una personalità indipendente, un uomo realmente appartenente – come formazione culturale – alla modernità”. Tracciando poi un breve bilancio degli anni di pontificato, Accattoli ha detto che Benedetto XVI “in ogni campo si è mosso con maggiore prudenza rispetto all'ardimento missionario del predecessore, ma in nessuno ne ha sconfessato l'opera”. “È restato l'uomo che era: un professore desideroso di tornare agli studi e deciso a portare a termine un lavoro iniziato, un uomo di fede che si sente chiamato a porre a tutti – in un mondo sempre più frastornato – la questione della fede” (Corriere della Sera, 12 febbraio).

Benedetto XVI “ha tentato di riportare la figura papale alla dimensione personale, testimoniale”, al “mettersi in gioco”, anche se questo vuol dire “rispondere alle domande impossibili” come quella sulla possibilità che un papa si potesse dimettere, “a cui nessun papa aveva mai voluto rispondere”. “Ritornare alla dimensione personale, soggettiva, testimoniale è l'aspetto più significativo, e le dimissioni completano questo aspetto” (Sky Tg24, 12 febbraio).

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