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Cattolici in politica? Sì, ma a titolo personale

Avvenire - pubblicato il 19/01/13

No alla strumentalizzazione in politica dei movimenti ecclesiali

Il passaggio dei cattolici da un impegno sociale a uno politico è naturale, ma va compiuto in piena autonomia e come scelta personale.

I cattolici possono offrire un grande contributo alla politica, e sarà così anche in occasione delle elezioni del 24 e 25 febbraio, ma bisogna “evitare in tutti i modi di dare l'impressione che una persona che opera in un movimento, in una realtà ecclesiale, se la porti dietro entrando in politica”.

Il politologo cattolico cattolico Antonio Baggio, docente di Filosofia politica all'Università Sophia di Loppiano, fondata dal Movimento dei Focolari, lo ha affermato con decisione ricordando che in queste settimane di formazione delle liste molti cattolici sono stati contattati dai partiti che “volevano a tutti i costi” che nella loro lista ci fosse il rappresentante di un determinato movimento ecclesiale.

Questo modo di ragionare, ha osservato, è tuttavia “perverso”, perché “nessuno dei cattolici può entrare in politica pensando di rappresentare una realtà ecclesiale”. Non è infatti la Chiesa che entra in politica, ma le persone che riportano quello che hanno e sono. È dunque necessario guardarsi bene dall'impegnarsi in politica dando la falsa impressione che ci sia una “ecclesialità” che entra nella contesa. “Si entri pure in politica, allora, però avendo cura di non farsi strumentalizzare” (Avvenire.it, 17 gennaio).


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