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Come presentare un Cristianesimo “occidentalizzato”?

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Ilaria Morali - pubblicato il 17/01/13

È possibile comunicare il Vangelo a tutte le culture quando il Cristianesimo s'è radicato intrinsecamente al mondo occidentale?

In realtà, il Cristianesimo che è nato in Oriente è poi divenuto un amalgama di culture e tradizioni differenti una volta approdato in Occidente. Inoltre, la fede cristiana non si può sovrapporre o confondere con la cultura occidentale perché il suo messaggio di amore reca in sé una istanza di universalità.

1. Non è del tutto vero che il Cristianesimo sia radicato nella cultura occidentale. Se guardiamo alla storia, la fede cristiana è partita da Gerusalemme, poi si è andata diffondendo in Asia minore ed in Italia per poi proseguire il suo cammino verso Nord ed ad Est. Non è la fede cristiana che assimila la cultura, in quanto la fede è una e la stessa ovunque nel mondo, è invece il modo di esprimerla, di celebrarla, di spiegarla che implica l’assimilazione di elementi culturali, debitamente cristianizzati. Ciò che convenzionalmente viene chiamato Occidente cristiano è, in realtà, un crogiolo di elementi provenienti da diverse culture e tradizioni, che sono scaturiti dall’esigenza di esprimere la fede in un determinato contesto o in una determinata situazione culturale.

2. Vi sono stati certamente dei fattori unificanti, che hanno determinato il sorgere di un retaggio comune, come l’affermazione della lingua latina come lingua franca dell’Occidente, lingua nella quale tutti i cristiani, di ogni dove, si riconoscevano celebrando ovunque la propria fede, come la centralità della Chiesa di Roma ed il suo influsso in Europa, tuttavia, ripeto, sarebbe erroneo pensare che fede cristiana e cultura siano sullo stesso piano: la cultura è, essenzialmente, il prodotto di un’azione sulla natura da parte dell’uomo, la fede, si pone invece sul piano del dono, soprannaturale, offertoci da Dio mediante la sua grazia. In quanto uomini abbiamo bisogno di esprimere questo dono in un linguaggio che ci sia proprio e questo linguaggio è appunto espressione di cultura, strumento di cultura: penso all’arte, alla Letteratura, solo per citare alcuni ambiti particolarmente importanti per la fede.

3. La storia ci mostra anche che, col prosieguo della diffusione della fede anche altri popoli sono stati visitati dal Vangelo che ha stimolato nuove forme liturgiche o anche spinto ad introdurre nelle lingue parole fino adesso sconosciute: pensiamo solo il principio che Dio non è un’entità astratta, ma una persona che vuole stringere con gli uomini una relazione autenticamente personale. In Estremo Oriente vi erano lingue che non avevano parole per esprimere Dio come persona e l’arrivo dei missionari ha condotto, in un lungo processo, a creare una parola ad hoc. Né più né meno di ciò che secoli prima era avvenuto presso le tribù germaniche del Nord Europa. Per capire la fede nella sua relazione alla cultura ed alle culture, dovremmo riscoprire il significato autentico di una parola: cattolico, cattolicesimo. Ora sono concetti perlopiù oggetto di dispregio. Si preferisce dire ‘cristiano’ piuttosto che cattolico, perché questa parola è criticata, considerata sconveniente.

4. Se pensassimo al senso autentico della parola ‘cattolico’, scopriremmo invece, come diceva un noto teologo francese, Henri de Lubac, che cattolico è espressione di universale, ma non nel senso di una denominazione convenzionale, quanto per sottolineare la dimensione dinamica ed efficace, operativa: cattolico significa ‘fare universalità’. La parola ha dunque una forza che si addice alla fede cristiana come tale che, nella sua azione, promuove e facilita un fecondo universalismo ad esempio operando perché in una cultura emergano quei valori che si addicono all’umano e che rendono gli uomini più aperti verso tutti. L’opera che i missionari gesuiti svolsero in Cina, specie nel Seicento, andava in questa direzione: fu grazie a loro che determinati circoli intellettuali, finora chiusi, si aprirono alla conoscenza di valori ed esperienze, anche scientifiche, provenienti dal di fuori. Certo si tratta di un processo che può durare secoli.

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