Vita, famiglia, educazione e libertà religiosa sono le basi di quella che si potrebbe definire “Agenda Ratzinger”, che il papa ha illustrato nel consueto discorso di auguri di inizio anno ai rappresentanti del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il 7 gennaio.
Benedetto XVI ha invitato a rileggere quella che alcuni hanno definito la sua “piccola enciclica” sulla politica, ovvero il recente messaggio per la Giornata mondiale della pace 2013, in cui presenta un programma di tutela dei diritti fondamentali della persona umana.
Prima di ogni altro diritto vengono come sempre i principi non negoziabili della vita, della famiglia e della libertà di educazione, cioè “il rispetto della vita umana, in ogni sua fase” (La Nuova Bussola Quotidiana, 8 gennaio).
Quanto alla famiglia, per il papa in Occidente ci sono oggi “numerosi equivoci sul significato dei diritti umani e dei doveri ad essi correlati”, e spesso i diritti sono confusi con “esacerbate manifestazioni di autonomia della persona”, “ripiegata su se stessa nel tentativo di soddisfare i propri bisogni”. Perché la difesa dei diritti sia autentica, al contrario, deve considerare l’uomo “nella sua integralità personale e comunitaria”.
L'educazione, di cui vanno garantite libertà e qualità, è poi fondamentale per la vera “costruzione della pace”. Il pontefice inserisce nella trattazione del terzo principio non negoziabile anche il tema della crisi economica, avviatasi quando è venuta meno l'educazione integrale ai valori e si è iniziato ad assolutizzare il profitto a scapito del lavoro, avventurandosi “senza freni” sulle strade dell’economia finanziaria piuttosto che di quella reale.
C'è però una sorta di quarto principio che appare spesso nel magistero papale, ovvero la libertà religiosa, gli attentati alla quale – dalla marginalizzazione della religione nella vita sociale ai casi di intolleranza o di violenza nei confronti di persone, simboli e istituzioni religiose – costituiscono un pericolo per la pace sociale.
Al giorno d'oggi, in Occidente la libertà religiosa è messa in pericolo da leggi che tentano di limitare il diritto all’obiezione di coscienza, che riguardano non solo i medici e l'aborto, ma anche i farmacisti e gli anticoncezionali o gli ufficiali di stato civile nel caso dei matrimoni omosessuali. Secondo il papa, vietare l’obiezione di coscienza individuale ed istituzionale in nome della libertà e del pluralismo aprirebbe paradossalmente le porte “all’intolleranza e al livellamento forzato”.
Per Andrea Nicolussi, ordinario di diritto civile all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, i ripetuti appelli del pontefice affinché sia rispettato il diritto all'obiezione di coscienza vanno letti nel contesto della nuova concezione del diritto contemporaneo, che nel secondo Novecento è diventato diritto costituzionalizzato, cioè fondato sui diritti inviolabili dell'uomo.
È come, quindi, se il papa dicesse al diritto “di essere se stesso, e cioè di tutelare la coscienza delle persone coinvolte in leggi che riguardano diritti umani inviolabili su cui si è creata una lacerazione nel dibattito pubblico” (Radio Vaticana, 9 gennaio).
Se questi punti dell'“Agenda Ratzinger” non sono chiari, cioè se la pace e il bene comune non passano per la tutela dell'uomo e dei suoi diritti fondamentali, la casa comune non è più costruita sulla roccia, ma sulla sabbia, e valori come vita e famiglia “diventano soltanto argomenti elettorali con cui raggranellare voti fra gli aderenti alle associazioni che di questi temi si occupano”.
L’Agenda Ratzinger: vita, famiglia, educazione e libertà religiosa
Avvenire - pubblicato il 14/01/13
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