Sotto attacco il ruolo sociale del matrimonio “tradizionale”
In tutto il mondo aumentano le spinte alla legalizzazione delle “nozze” tra persone dello stesso sesso, ma il matrimonio riguarda non solo un legame d'amore tra due persone, ma anche il bene dei figli e della società nel suo insieme.
Benedetto XVI, nel suo Messaggio per la prossima Giornata Mondiale della Pace, ha evidenziato che la struttura naturale del matrimonio come unione tra un uomo e una donna va riconosciuta e promossa “rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale” (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2013).
Questi principi, osserva il pontefice, non sono verità di fede, né sono solo una derivazione del diritto alla libertà religiosa, ma sono “inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l’umanità”.
Se si guarda attentamente a quanto accaduto negli ultimi mesi, si noterà che in vari Stati europei è in atto un'accelerazione del riconoscimento giuridico dei cosiddetti “matrimoni gay”, che ovviamente provoca reazioni a livello di Conferenze Episcopali nazionali e di esponenti ecclesiastici di spicco.
In Francia, il cardinale Philippe Barbarin ha affermato che parlare di “matrimonio” omosessuale è parlare di “choc di civiltà”. Per i vescovi della Spagna, dove nel 2005 è passata la legge sul “matrimonio” omosessuale, le leggi nazionali che regolano il matrimonio sono diventate in questo modo “radicalmente ingiuste”, non riconoscendo “la realtà antropologica e sociale dell’unione dell’uomo e della donna nella sua specificità e nel suo insostituibile valore per il bene comune” (La nuova Bussola Quotidiana, 13 dicembre).
Nel frattempo in Gran Bretagna il premier David Cameron, insieme al Sindaco di Londra e ad altri 17 rappresentanti del partito Tory, ha pubblicato una lettera aperta al “Sunday Telegraph” in cui si dice favorevole ai “matrimoni” omosessuali, che dovrebbero diventare legittimi nel 2015.
Non si è fatta attendere la reazione del vescovo di Motherwell (Scozia), monsignor Joseph Devine, che ha accusato Cameron, che in campagna elettorale si era schierato a favore di politiche per la famiglia, di incoerenza e di “non essere all’altezza”, temendo che “sia solo questione di tempo” prima che il premier “faccia un passo in più e metta fuori legge l’insegnamento della dottrina della Chiesa sulla morale sessuale accusandolo di discriminazione”. Per monsignor Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster, e monsignor Peter Smith, arcivescovo di Southwark, il Governo ha “scelto di ignorare” l'opinione di 600.000 persone che hanno firmato una petizione per il mantenimento dell’attuale definizione di matrimonio.
La Chiesa anglicana si è esplicitamente opposta ai “matrimoni” gay e le sarà proibito celebrarli. In una dichiarazione alla Camera dei Comuni, il Ministro della cultura Maria Miller ha infatti annunciato un “quadruplo lucchetto” di misure per difendere la libertà religiosa, incluso un bando per la Chiesa d'Inghilterra e del Galles nei confronti della celebrazione delle nozze gay (BBC.co.uk, 14 dicembre).
La Miller ha spiegato che il divieto è stato deciso a garanzia della libertà religiosa di queste Chiese. Sono previste garanzie per tutte le confessioni: non si potrà obbligare nessun sacerdote o nessuna confessione religiosa a celebrare nozze gay, sarà illegale per i sacerdoti celebrarle senza il via libera dei loro vertici e non si potrà ricorrere per discriminazione contro chi non vuole sposare coppie dello stesso sesso (Newscattoliche.it, 13 dicembre). A favore dei “matrimoni” gay si sono espressi quaccheri, unitariani ed ebrei liberali.
Barry Morgan, arcivescovo anglicano del Galles, ha tuttavia lasciato intendere la presenza di un dibattito interno alla Chiesa d’Inghilterra ancora non concluso, sostenendo che per alcuni la decisione dovrebbe essere lasciata ad una libera scelta, “senza ridurre per legge la libertà della Chiesa” (Vatican Insider, 12 dicembre).
Il “matrimonio” gay sta acquistando sempre più spazio nel dibattito pubblico anche negli Stati Uniti. Il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, ha ricordato che “nessun’altra unione è in grado di provvedere al bene comune” come il matrimonio fra un uomo e una donna. Dopo i referendum del 6 novembre, gli Stati in cui sono legali le unioni omosessuali sono diventati nove. Il Governo ha smesso da tempo di difendere la costituzionalità del Defense of Marriage Act (Doma), che tutela il matrimonio tradizionale tra un uomo e una donna (Radio Vaticana, 13 dicembre).