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Confessione dalla macchina: come un sacerdote assiste il suo gregge durante la pandemia

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John Burger - pubblicato il 08/04/20

Padre Matthew Fish non può confessare in chiesa a seguito delle misure restrittive, e quindi ha portato il suo confessionale fuori dal tempio

La Quaresima è un periodo in cui molti cattolici analizzano la propria vita e il loro rapporto con Dio e con il prossimo, e spesso porta a visitare una chiesa per confessarsi. La pandemia di Covid-19, però, ha reso difficile la Confessione sacramentale, anche per chi è sano. La sospensione delle Messe pubbliche e la necessità di un maggiore distanziamento sociale hanno portato molte diocesi a consigliare ai sacerdoti di disporre di spazi più ampi per amministrare il sacramento, perché sacerdote e penitente possano mantenere una distanza di sicurezza, e a igienizzare lo spazio dopo che ogni persona se n’è andata.

Padre Matthew Fish, amministratore della parrocchia della Sacra Famiglia di Hillcrest Heights (Maryland, Stati Uniti), aveva la possibilità di trasformare il parcheggio della sua chiesa in un confessionale all’aria aperta, in cui i penitenti possono rimanere nella propria macchina e parlargli da una distanza sicura e dietro uno schermo. Il suo modo di organizzarsi è stato recentemente immortalato da una fotografia pubblicata sul Time.

Padre Fish ne ha parlato con Aleteia il Lunedì Santo.

Come le è venuta l’idea di installare un confessionale nel parcheggio della sua parrocchia?

L’idea mi è venuta dopo la sospensione della celebrazione pubblica delle Messe.

Non poteva più confessare all’interno della sua chiesa? È stato a causa di un ordine diocesano?

Le Confessioni sono ancora permesse dalla nostra arcidiocesi [quella di Washington, D.C.], ma avrebbero richiesto un protocollo di pulizia e di coordinamento della distanza all’interno della chiesa che non avrei potuto rispettare, e nella parrocchia ho uno staff esiguo. Ho pensato allora a come improvvisare continuando a offrire questo ministero.

È stata una sua idea o gliel’hanno chiesto i parrocchiani?

Ho predicato molto sul sacramento della Riconciliazione negli ultimi due anni, cercando di offrire ai miei parrocchiani più opportunità per accostarsi alla Confessione; ho quindi pensato di trovare un modo per affrontare la situazione. Quando ho visto quello che stava facendo un altro sacerdote, padre Scott Holmer, a Bowie, nel Maryland, ho capito che era l’idea perfetta: Confessioni all’aperto. Abbiamo un ampio parcheggio, e quindi per me è stato piuttosto facile. Ho ricavato qualche manico di scopa, un attaccapanni, qualche corda e dei paletti da tenda, qualche cono, dei ganci e una vecchia tenda, ed ecco qui il mio confessionale.

Come ha informato i suoi parrocchiani di questa iniziativa, e qual è il programma delle Confessioni?

Stavo già offrendo Confessioni il venerdì mattina e il sabato pomeriggio, e quindi ho mantenuto gli stessi orari. Ho reso nota l’iniziativa ai parrocchiani attraverso Flocknote, e quindi non è stato difficile.




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Com’è stata finora la risposta? Ha più penitenti del solito?

La risposta è stata buona. C’è più gente fuori dalla mia parrocchia, e lavoro per far riaccostare più parrocchiani alla Confessione. I miei fedeli sono per la maggior parte anziani, e quindi sono piuttosto cauti al momento di uscire da casa. Ricevere un po’ di pubblicità gratuita dal Washingtonian e dal Time ha probabilmente aiutato, come anche i miei post su Twitter e Facebook – anche se questi mezzi non sono in genere molto utili per comunicare con i miei parrocchiani. Indipendentemente dal fatto che vengano molti penitenti o meno, è una cosa che voglio fare per il mio impegno sacerdotale. Se avessi compiuto delle scelte basate sui numeri o sull’interesse iniziale dei parrocchiani, probabilmente non avrei fatto molto. Credo che oggi i sacerdoti non possano dipendere dall’interesse popolare. Sono la preoccupazione e la passione di un sacerdote per il suo ministero, quello che mostra nella sua predicazione e con l’amore che dimostra per i sacramenti, ad accendere l’interesse dei suoi parrocchiani. Se prende sul serio il suo ministero la gente risponderà. Anche se la risposta non è quella che avrebbe sperato, alla fine della giornata la prima cosa è la sua fedeltà a Dio. Non voglio dover guardare indietro e pensare “Non ho fatto molto per Lui”.

Senza infrangere il sigillo della Confessione, potrebbe dire qualcosa in generale sulle Confessioni che sta ascoltando in questo periodo dell’anno – paura, preoccupazione?

Sono cose tipiche. Non ho visto grandi cambiamenti in quello che confessa la gente, anche se ne ho constatato la gratitudine.

Lei non è sacerdote da molto, ma ci sono state altre occasioni in cui ha dovuto “improvvisare” per offrire i sacramenti?

Probabilmente non in questo modo, ma penso che oggi i sacerdoti debbano pensare continuamente fuori dagli schemi. Viviamo in un’epoca che ha bisogno di rinnovamento, il che vuol dire che non possiamo fare semplicemente quello che si è sempre fatto. Spesso si deve compiere uno sforzo di recupero o riappropriazione, presentando una tradizione o una devozione antica in modo più “fresco”, perché la gente possa sperimentare l’incontro con Dio nei sacramenti come se fosse la prima volta. Buona parte di questo include preparazione, il fatto di prendersi del tempo per preparare la gente a un’idea antica che potrebbero trovare piuttosto nuova. E qualsiasi cosa sia necessaria per portare questa qualità imperativa alla proclamazione del Vangelo va fatta, e quindi bisogna far sì che la vita sacramentale sembri meno un’opzione, una preferenza, e più qualcosa senza la quale l’incontro con il Dio vivente è impossibile. Serve infine uno sforzo deciso per evitare ciò che inflazionato o troppo familiare: ripristinare un senso del misticismo, l’alterità che evoca il trascendente. In caso contrario, la pratica della fede diventa stereotipata, il che è letale. Per questo, la maggior parte della mia improvvisazione è meno programmatica e più evocativa. Il punto non è trovare qualcosa che sia migliore e più interessante delle pratiche di fede tradizionali, ma offrire quelle tradizioni in un modo che permetta alla gente di vederle in tutta la loro bellezza e il loro potere mistico, come se fosse la prima volta. La Confessione inizia con la predicazione, poi continua con l’incoraggiamento personale, forse con un po’ di creatività sui modi e i tempi in cui offrirla.

Alla fine, però, se la vita delle persone viene trasformata da questo sacramento, non si potrà tenere per sé. La gente lo dirà agli altri, e in breve anche loro dovranno affrontare la richiesta imperativa di questo sacramento: dovranno accostarcisi o lo rifiuteranno con decisione. Non posso scegliere per gli altri. Tutto quello che posso fare è proclamare il Vangelo, e rendere il suo carattere imperativo il più chiaro possibile, rimuovendo tutti gli ostacoli che potrebbero scoraggiarne la pratica. Le Confessioni in automobile sono solo un esempio di questo.

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