Visioni, locuzioni interiori, estasi: una esistenza donata a Gesù tra malattie, sofferenze, dolori violenti. Il misticismo di Maria Valtorta si è incrociato spesso con le diagnosi di medici che non hanno mai compreso la vera causa di questo stato. Lo hanno derubricato quasi sempre a patologie che peraltro non riuscivano mai a curare nella maniera giusta, come si legge in “Il Cielo in una stanza – Vita di Maria Valtorta” (edizioni Fede e Cultura), a cura di don Ernesto Zucchini.
Secondo il medico Ezio Bocedi di Carrara, lettore ed estimatore di Maria, il suo quadro clinico era di una persona in «perenne agonia». Ebbene, nonostante tutti questi gravi pesi fisici, Maria Valtorta non si fece fermare da nessuno di essi, continuando a scrivere i suoi volumi, per un totale di 13mila pagine, a gloria di Dio, di Gesù, e per la salvezza di tutti gli uomini.
Le prime sofferenze
L’inizio delle sofferenze fisiche è senz’altro la sprangata al basso schiena del 1920, che finì per allettarla e in seguito alla quale arrivarono anche le formidabili tentazioni al suicidio. Le lacrime causate dai molti mali non cessarono mai.
Scriveva nella sua autobiografia:
«Alle malattie già esistenti se ne aggiunsero altre: nevriti di un dolorare spasmodico, talmente forte che supplicavo il medico di farmi morire. Giunsi a pennellarmi tutto il volto con della tintura di iodio molto forte per intontire il trigemino che mi dava dolori da ammattire. Dolori che non potevo calmare con nessun analgesico per lo stato del cuore. Alle nevriti si unì una pachimeningite che mi rese intirizzita come fossi mummificata. Al minimo movimento dovevo urlare. Le reni si guastarono e la cistite cronica si complicò con una pielocistite culminata in emorragie renali e vescicali. La peritonite aumentò dando fenomeni di occlusione intestinale. La pleurite aumentò al lato destro dove si formarono aderenze dolorose».
Maria soffriva anche di cuore per una miocardite con soffio sistolico fortissimo, cuore dilatato oltre misura, esiti di pericardite essudativa; e da un’indagine ginecologica era risultato un «corpo tumorale o ciste ovarica che dall’ovaia destra è penetrata nell’utero e sempre più avanza. Questo ha prodotto peritonite, aderenze, infiammazione del colon e appendice che sono incorporati e stretti dall’ammasso tumorale».
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Come Padre Pio
Intanto continuava la sua storia fatta di incomprensioni, errori anche gravi e insufficienti attenzioni, con i medici. E bisogna capire che, pur essendo malata, Maria non lo era come una persona qualsiasi. È tipico dei mistici – basti pensare alle malattie di San Pio da Pietrelcina durante la Prima Guerra Mondiale – essere ammalati di malattie inspiegabili: se un medico non lo comprende, finisce per sbagliare grandemente sia analisi che cure, e con Maria è avvenuto sempre così.
Spesso i dottori che la visitavano cambiavano le cure per le malattie di cui soffriva, complicandole ancora di più la vita. Maria non guariva perché non era il farmaco il modo per alleviarla.