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Quali sono le origini di San Michele? Ce le spiega la Bibbia

SAN MICHELE

Domaine Public

don Marcello Stanzione - pubblicato il 27/07/19

Ecco i primi testi che hanno fatto riferimento all'arcangelo. Il più importante? L'Apocalisse

Nella moltitudine degli angeli, il primo posto spetta all’arcangelo Michele. Già l’Antico Testamento pone questo arcangelo come il protettore del popolo ebraico.

Non leggiamo nel Libro dell’Esodo la testimonianza di questa assistenza tutelare quando, sul Sinai, Dio si rivolge a Mosé: “Ecco che io invio un angelo davanti a te per custodirti nel cammino e per farti giungere nel luogo che ti ho preparato. Stai attento in sua presenza ed ascolta la sua voce. Non resistergli perché il mio nome è in lui. Ed il mio angelo camminerà davanti a te”.

Nel Libro di Daniele un angelo dichiara che “l’angelo del regno dei Persiani mi ha resistito per ventun giorni, ma Michele, uno dei primi Principi, è giunto in mio soccorso”.

Altrove, a proposito delle persecuzioni di Antioco Epifanie contro gli ebrei, lo stesso profeta predice “che in quel tempo Michele, il grande Principe, si leverà, lui, il protettore dei figli di Israele”. Ed è ancora l’arcangelo Michele che ispira ai Maccabei un coraggio invincibile e libera la Chiesa dalla persecuzione.

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L’Apocalisse

Ma il testo che avrà la più grande ripercussione nell’estensione del culto dell’arcangelo è quello dell’Apocalisse di San Giovanni nel capitolo XII.

“Un segno prodigioso apparve nel cielo, una dona avvolta dal sole col la luna sotto i suoi piedi e sulla testa una corona di dodici stelle. Ella è incinta e grida nei dolori ed il travaglio del parto. Poi un secondo prodigio apparve nel cielo: un enorme dragone rosso fuoco dalle sette teste e dieci corna, ogni testa coronata da un diadema. La sua coda spazza il terzo delle stelle e le precipita sulla terra. Il dragone si appresta a divorare il bambino della donna che sta per partorire non appena sarà nato. Ora la donna mette al mondo un bambino maschio, colui che deve guidare tutte le nazioni con scettro di ferro ed il Bambino fu innalzato fin presso il trono di Dio. Allora un grande combattimento scoppiò nel cielo. Michele ed i suoi angeli combatterono il dragone ed il dragone rispose appoggiato dai suoi angeli, ma essi furono vinti e cacciati dal cielo. L’enorme dragone, il velenoso serpente, il diavolo Satana, il seduttore del mondo intero fu gettato sulla terra ed i suoi angeli con lui. Ed io sentii una voce risuonare nel cielo: “Oramai la vittoria, la potenza e la regalità sono acquisite al nostro Dio ed il dominio al suo Cristo”.

La chiesa in Umbria

Nel Talmud l’arcangelo Michele è l’angelo dell’acqua. Nel seno delle Chiese Copte in Egitto che si è sviluppato il culto dell’arcangelo Michele almeno fin dall’inizio del IV secolo. Il calendario copto di Alessandria celebra i tre arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, ma san Michele è festeggiato due volte, una prima volta il 18 giugno (12 Paoni) con festa solenne, ed una seconda volta il 20 novembre (18 Hator). Il calendario egiziano di Oxirynco menziona, nel 535, l’esistenza, in quella città, di una chiesa dedicata all’arcangelo Michele.

L’imperatore Costantino introduce comunque quel culto a Costantinopoli a seguito di una visione nel corso della quale l’arcangelo gli è apparso e vi va costruire una chiesa la cui dedicazione a san Michele fu fatta un 8 giugno.


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Se nel V secolo nessuna delle basiliche romane, e nessuna delle venticiqnue chiese presbiteriali della città pontifica è dedicata all’arcangelo Michele, e se occorre aspettare il VI secolo per vedere, sulla via Salaria, il primo santuario romano consacrato un 29 settembre al capo della milizia celeste, un secondo essendovi edificato dal papa Bonifacio V verso il 530, è certo che, sotto l’influenza bizantina, quel culto è penetrato più presto in altre regioni d’Italia, chiaramente in Umbria dove una chiesa San Michele è citata a Spoleto fin dal 429, un’altra a Perugina dedicata al santo Angelo. Ma, nei IV e V secoli, è in Frigia ed in Pisidia che quel culto pare più diffuso.

Il Concilio

Il focolare più fervente del culto degli angeli è nel IV secolo in Frigia nella città di Chone, l’antica Colossi, già data dal tempo di San Paolo a quel culto. Il Concilio di Laodicea tenuto solamente a 18 km di distanza da Chone alla fine di quel secolo (verso il 380) è costretto a levarsi contro le manifestazioni idolatriche di quel culto ed a richiamare le proibizioni anteriori, vietando chiaramente di designare gli angeli con dei nomi. Teodoreto, commenta quelle decisioni, facendo allusione a degli oratori frigi costruiti in onore di san Michele.

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E’ verisimile che l’autorità ecclesiastica, al fine di porre fine a quelle pratiche, intrapresa chiaramente con la svolta di un torrente per annegare un fonte che era oggetto di devozioni superstiziose. La leggenda pretende che un eremita, installato nella cappella edificata vicino a quella sorgente sulle pendici del Cadmo a Chone, implorò san Michele ed ottenne dall’arcangelo che le acque del canale di derivazione s’infilassero in un abisso prima di giungere alla fonte ed alla cappella. Questo fu l’origine di un santuario di san Michele che fu considerato come il più rinomato di tutta l’Asia Minore.

E’ l’influenza di Bisanzio che si esercita in Italia meridionale in favore di uno sviluppo del culto micaelico; ma la leggendaria apparizione dell’arcangelo sul monte Gargano alla fine del V secolo ebbe una tale ripercussione che in tutta l’Italia appaiono numerose nel VI secolo delle testimonianze della venerazione dei cristiani nei riguardi di San Michele; i Longobardi vi si collegano con entusiasmo, facendo dell’arcangelo la guida della loro nazione.




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Un altro avvenimento, sopraggiunto questa volta nella capitale della cristianità, a Roma, alla fine del VI secolo, non poteva anch’esso mancare di dare al culto dell’arcangelo un nuovo alimento. Quello della visione del capo delle legioni rinfoderante il gladio che aveva in mano, annunciatrice della fine dell’epidemia di peste e della fermata dell’invasione dei Longobardi di cui il papa san Gregorio Magno è il beneficiario.

Le chiese a lui dedicate in Italia

L’Arcangelo appare circondato da una legione di angeli che cantano sulla cima del mausoleo di Adriano allorché il santo papa attraversava il ponte del Tevere con una processione che implora la clemenza divina. Tutti i pellegrini che si recano a Roma non potevano mancare di contemplare quella Mole di Adriano diventato il Castello Sant’Angelo che ricordava loro quel prodigio, ed in cui Bonifacio V aveva fatto edificare, sotto forma di cripta per ricordare il santuario del Monte Gargano, una chiesa dedicata a San Michele.

Comunque la preminenza in quel culto micaelico rimarrà fino all’XI secolo al Monte Gargano, ed è in Italia che quel culto offre nei VI e VII secoli uno sviluppo spettacolare. Più di 800 chiese gli saranno consacrate. La sola città di Roma vede costruirsi, oltre la basilica della via Salaria la cui dedicazione un 29 settembre fisserà per tutta la cristianità la data di celebrazione della festa dell’arcangelo, quattro altri santuari: San Michele in Sassia, San Michele in Peschiera, San Michele alle Fornaci e San Michele sul Mausoleo. E’ San Michele in Afriscisco a Ravenna verso il 545, San Michele in Bosco a Bologna, San Michele in Orto a Firenze, San Michele in Borgo a Pisa, San Michele in Foro a Lucca, San Michele Maggiore, la chiesa di Pisa dove saranno coronati i re longobardi, delle chiese San Michele ancora a Siena, Pistoia, Arezzo, Brescia e Venezia.


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