La lotta dell’Arcangelo contro il diavolo impregna tutto il folclore "micaelico". E si è tramandato nell'arte
L’iconografia corrente di san Michele ha semplificato all’estremo il ruolo dell’Arcangelo nell’economia della Salvezza. Essa ce lo presenta sia come combattente, sia come pesatore di anime, ma anche con, riuniti in una stessa immagine, gli attributi dell’uno e dell’altro, volendo esprimere così che quella dualità funzionale corrisponde in realtà a due modalità d’una stessa missione. E’ impossibile separare dal trionfatore del Maligno, l’assessore del Giudice supremo. Il braccio che porta la spada è, come quello che tiene la bilancia, al servizio della stessa Giustizia divina. L’immagine popolare è soprattutto quella del combattente. E’ così che si presenta nelle nostre chiese l’immensa maggioranza delle statue di san Michele.
L’idea è semplice, facilmente comunicabile ed è anche il tema di devozione per eccellenza. La lotta dell’Arcangelo contro il diavolo impregna tutto il folclore micaelico. Il ruolo di san Michele nei fini ultimi è espresso in modo molto più complesso dai pittori e scultori. Ridurlo a quello di pesatore di anime ne restringe considerevolmente la portata. Prima di tutto perché la bilancia, attributo classico della Giustizia, si presta nella mano dell’Arcangelo a delle intenzioni che – giungendo i testi ad illuminare le opere – arricchiscono considerevolmente il gesto semplice ereditato dalle mitologie antiche.