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Come Noa ho sofferto e pensato al suicidio. Ma Dio mi ha fatto capire quanto mi ama!

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Zarish Neno - pubblicato il 06/06/19

Ciò che sto per dirvi non è facile, ma credo che condividere qualcosa, per quanto doloroso possa essere, sia utile per aiutare altri che stanno attraversando una prova simile. E per ribadire con forza e umiltà che il valore della vita è indisponibile.

La recente e triste notizia della ragazza 17enne olandese Noa mi ha sconvolto molto come ha anche sconvolto il mondo. Questa ragazza, stanca di soffrire, ha scelto di porre fine alla sua vita con l’eutanasia (la richiesta di Noa di accedere all’eutanasia sembra sia stata respinta dalla clinica End of Life che la ragazza aveva contattato. Si è trattato presumibilmente di suicidio assistito: la giovane ha smesso di mangiare e di bere e la famiglia non ha proceduto, come già fatto in passato, ad alimentazione e idratazione forzata. Nelle ultime fasi è stata sedata. Nella sostanza le cose non cambiano affatto. La società nella quale vive ritiene encomiabile e rispettabile la sua scelta. Ed è agghiacciante. NdR).


NOA POTHOVEN

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Questo atto è a mio parere moralmente ed eticamente sbagliato perché promuove la cultura della morte ovvero promuove il pensiero secondo il quale l’uomo ha diritto di decidere della propria e altrui vita. La gente infatti dice: “E’ loro diritto morire”. Probabilmente non si accorge di cosa significhi la parola “diritto”. Un “diritto” è qualcosa riconosciuto come giusto dalla società; noi non abbiamo il diritto di decidere chi debba vivere e chi invece debba morire. Al contrario accettiamo più facilmente la morte naturale come parte integrante della nostra vita. Non possiamo quindi decidere quando porre fine alla nostra vita proprio come non possiamo decidere quando iniziarla e molto meno quando qualcun altro- un parente, un medico o un legislatore, decide per noi. Nessuno di noi è padrone della propria vita e della morte e spesso questo è ciò che dimentichiamo. Ciò a cui abbiamo diritto è un’adeguata cura. Non è mai “cura” il fine vita, anche se quella fosse piena di sofferenza. Non abbiamo il diritto di interrompere la vita.

Anni fa, ho vissuto un’esperienza brutale che mi spingeva a  porre fine alla mia vita. Chiamo questo periodo della mia vita “la mia trasformazione” perché è in questo periodo che ho sentito letteralmente che Dio mi stava plasmando con le Sue mani per essere questa donna forte che sono oggi.

Avevo perso tutto ciò che avevo dalla vita e sentivo che le brutte esperienze della mia vita mi avevano spinto in questo spazio buio in cui non vedevo altro che disperazione. Non riuscivo a dormire, non potevo mangiare e mi sentivo completamente distaccato dal mondo. Andavo alla Santa Messa ma la mia presenza era solo fisica e non spirituale. Questo mi portava spesso a piangere perché non mi piaceva ciò che stavo diventando.  Sentivo che la mia vita non aveva significato e poi c’era quella voce. Oh! Come ricordo quella voce. La voce del diavolo che continuamente mi tormentava e provocava.


SAD MAN

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Questa voce mi diceva spesso: “Buttati giù dalla terrazza. Finisci la tua vita. Finisci questo dolore. Che senso ha vivere.

Questa voce anche diceva: “Non c’è Dio perché se ci fosse Dio, allora non avresti sofferto“. Provai a scacciarla da me stessa questa voce perché sapevo che il suicidio è un grave peccato ma questa voce sempre tornava a tormentarmi. Alla fine questa voce mi convinse che Dio non esisteva.

Mi sentivo in imbarazzo nel condividere con gli altri quello che stavo provando e un giorno decisi di dirlo a mia madre; così confidai a lei ciò che sentivo e tutto il dolore che sentivo dentro di me e che mi spingeva ad avere cattivi pensieri riguardo alla mia vita e mia madre mi rispose dicendo:

Sai quante persone ci sono nel mondo che stanno sui letti d’ospedale a pregare Dio per le loro vite? Ogni volta che hai questi pensieri, pensa a loro e prega!

Era estremamente orribile credere che non ci fosse Dio. Mi sentivo persino male che il diavolo avesse vinto e così in quel momento cercai di trovare la piccola forza che era ancora dentro di me per pregare. La mia piccola preghiera che ricordo ancora oggi era:

Dio, nel profondo del mio cuore, so che tu esisti ma il diavolo mi sta spingendo a credere diversamente. Aiutami a credere. Per tutta la vita non ti ho mai chiesto di mostrare la tua esistenza per me ma ora che mi trovo in questo posto oscuro aiutami a credere ancora una volta alla tua presenza; non lasciare vincere il diavolo. Ho perso tutto ma ho te. Se perdo anche te, allora avrò perso veramente TUTTO.

E solo pochi giorni dopo, attraverso un “segno” (che tengo per me), Dio mi ha mostrato che esiste. Le lacrime scendevano dai miei occhi in quel giorno. Quel segno mi ha aiutato a comprendere che valgo così tanto agli occhi di Dio e che a Lui interessava di me e che non voleva restassi nell’oscurità ma al contrario voleva aiutarmi ad uscire da essa.

E così giorno dopo giorno sentivo l’oscurità intorno a me come andare via e così maturai l’idea di realizzare un centro per aiutare i bambini e le loro famiglie perché così facendo aiutavo anche me stessa ad uscire dal dolore che stavo vivendo e ringrazio Dio per avermi dato l’opportunità di imparare a scrivere e a parlare in italiano e così ho cominciato a scrivere articoli e se oggi una persona vuole cercarmi su google può trovarmi. Oggi inoltre condivido molte mie esperienze con persone famose e sto scrivendo il mio primo libro. Tutto ciò sono le grazie che ho ottenuto da Dio per rimanere nella fede.


ZARISH NENO

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Ho avuto sia l’aiuto da Dio, di cui fidavo anche nel periodo oscuro della mia vita, che da mia madre, che mi rassicurava nel dirmi che la sofferenza non era una punizione di Dio o l’assenza della Sua presenza.

Ho imparato quindi che la sofferenza era un modo per purificarci da ogni dubbio e da ogni paura; che i nostri momenti difficili non erano qualcosa di brutto ma piuttosto un viaggio spirituale necessario a comprendere quanto sia importante acquisire la capacità di saperci abbandonare completamente a Dio. Durante tutto questo percorso spirituale mia madre continuava a ricordarmi:

Cristo ha anche sofferto ma è rimasto ubbidiente a Dio.

E questo è il nostro ruolo durante la sofferenza. OBBEDIENZA A DIO e credetemi, Dio vi ricompenserà per questo. Dopo questa mia brutta esperienza, Dio mi ha dato di più di quello che avevo perso e non potrei essere più felice oggi. Ho superato tutta la depressione e tutti i pensieri di suicidio senza alcun aiuto psicologico attraverso Dio, attraverso la preghiera e attraverso l’amore di mia madre e della mia famiglia.

Le difficoltà arrivano nella vita e il diavolo ci spinge a credere che non vale la pena affrontarle ma non è vero.

La vita è un dono di Dio e ognuno di noi è prezioso ai suoi occhi e tutti noi volendolo, possiamo trovare la forza di superare ogni difficoltà. In altre parole come troviamo la forza di privarci della nostra vita così abbiamo anche la forza di poterla vivere.




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Oggi sono viva! Gestisco il mio centro dove aiuto i bambini e le loro famiglie con la carità di tutti, scrivo gli articoli sulla fede e condivido la mia testimonianza nelle parrocchie. So che la mia vita è preziosa e sono amata da Dio. Se solo qualcuno l’avesse detto anche a te Noa!

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO SL BLOG DI ZARISH NENO

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