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Che ne è stato del velo della Veronica?

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Public Domain

Maria Paola Daud - pubblicato il 22/02/19

Scoprite tre dei misteri che circondano questo personaggio

Il famoso personaggio che appare in una delle stazioni della Via Crucis, precisamente nella sesta, è pieno di misteri. Parliamo di una donna che si fece strada tra i soldati romani che scortavano Gesù e asciugò con il suo velo il sudore e il sangue del volto di Cristo, che rimase impresso sul telo.

Questa immagine fedele di Gesù è una “vera icona”. Il nome Veronica significa proprio questo, “vera icona”, e sembra derivare dalla combinazione dell’aggettivo latino “vero” e del sostantivo greco “icona” o “immagine”, per indicare che è la “vera immagine” di Gesù, considerata non dipinta da mano umana. E il nome è un primo mistero.

Un altro mistero è il fatto che in realtà questa scena della Via Crucis non si trova descritta in nessuno dei quattro Vangeli. Nasce da una tradizione antica: si dice che un giorno l’imperatore romano Tiberio venne colpito da una grave malattia. Sapendo che nella lontana Palestina c’era un grande guaritore di nome Gesù, ordinò al suo messaggero Volusiano di andare a cercarlo a Gerusalemme, ma Volusiano arrivò in Palestina quando era ormai troppo tardi: Gesù era stato crocifisso!

Volusiano, però, non voleva tornare da Tiberio a mani vuote, temendo la sua ira. Partì quindi alla ricerca dei seguaci di Gesù, per ottenere almeno una reliquia del maestro. Trovò così una donna di nome Veronica, che ammise di aver conosciuto Gesù e gli raccontò una storia prodigiosa. Volusiano chiese immediatamente a Veronica quel ritratto, e lei acconsentì a portarlo a Tiberio di persona. L’imperatore, non appena fu alla presenza del telo sacro, guarì all’istante. Da quel momento, la famosa reliquia rimase a Roma.

Ed ecco il terzo mistero: dove si trova il velo della Veronica?

Seguendo la tradizione di Volusiano menzionata in precedenza, il velo giunse a Roma all’epoca dell’imperatore Tiberio, come dimostrato da un’iscrizione che si può ancora leggere sui resti di uno scrigno di legno, conservato al Pantheon, in cui si indica che Veronica stessa lo portò dalla Palestina: “In ista capsa fuit portatum Sudarium passionis Domini Nostri Jesu Christi Hierosolymis Tiberio Augusto” (In questa cassa venne portato da Gerusalemme, per Tiberio Augusto, il Sudario della passione di Nostro Signore Gesù Cristo).

Quando venne costruita la nuova basilica di San Pietro, la reliquia della Veronica fu fatta trasferire da Papa Urbano VIII in una delle quattro cappelle nei pilastri che sostengono la cupola, in cui si custodivano le reliquie più preziose. Nel pilastro si trova una statua che la rappresenta con la seguente iscrizione: “Urbano VIII Pontefice Massimo aggiunse una statua di marmo e un altare, edificò e ornò una cappella perché la maestà del luogo custodisse adeguatamente l’immagine del Salvatore impressa nel sudario della Veronica”.

Secondo un’altra leggenda, il velo con il “Santo Volto” si troverebbe a Manoppello (Pescara). Nel 1506 un pellegrino arrivò a Manoppello portando un telo con quello che diceva fosse il ritratto del volto di Cristo e lo consegnò al fisico Giacomo Antonio Leonelli per poi scomparire misteriosamente.

Molti sostengono che il Volto Santo di Manoppello sia quello originale, dopo il risultato di un esame realizzato con uno scanner digitale che conferma che sul telo non ci sono tracce di colore né pigmenti. Ancora oggi non si è riusciti a scoprire come si possa essere formata l’immagine. L’aspetto più curioso è che il volto di Manoppello coincide per dimensioni con quello della Sacra Sindone, a differenza di quello che si trova in Vaticano.

Ma non finisce qui, perché ci sono anche un terzo e un quarto velo. Si trovano in Spagna, nelle città di Jaén e Alicante, e sono chiamati “La Santa Faz de Jaén” e “La Santa Faz de Alicante”.

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