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7 splendide poesie di Natale dei Padri della Chiesa

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Silvia Lucchetti - pubblicato il 24/12/18

Per trascorrere una Vigilia di Natale di preghiera e gioia in attesa della nascita di Nostro Signore

Oggi è la Vigilia di Natale, che bello! Da giorni riceviamo mail, messaggini, biglietti di auguri tutti più o meno uguali, che spesso rischiamo di leggere senza curiosità. Mentre scorriamo quelle poche parole già pensiamo alla risposta con un po’ di ironia: “Anche a te e famiglia”. Per questo abbiamo pensato di condividere con voi alcune poesie che raccontano lo stupore, la gioia, il mistero del Santo Natale. Soprattutto per chi dice: “quest’anno il Natale non lo sento proprio”. Coraggio! Gustatevi questi versi dei Padri della Chiesa: potete anche utilizzarli come testo di auguri, trascriverli nei bigliettini per i vostri doni natalizi o semplicemente leggerli, “pregarli”. Sono tratti dal libro La notte respira la sua luce. Poesie e canti di Natale dei Padri della Chiesa a cura di Alessandra Peri (Castalvecchi) che nell’introduzione scrive:

La gioia del Natale è gioia della salvezza. Non è dato Natale senza Pasqua. I Padri della Chiesa ci aiutano a guardare la Storia dalla giusta prospettiva, per cogliervi i segni della presenza di Dio. Una presenza che nella grotta di Betlemme – nella luce che avvolge i pastori, nel giubilo che cantano gli angeli, nella stella che guida i Magi – parla già del sacrificio della Croce e della gloria della Resurrezione. Nella nascita di Gesù è già anticipata e prefigurata la Croce, il compimento della salvezza.
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È Natale, Signore.

O è già subito Pasqua?

Il legno del presepio è duro,

come il legno della croce.

Il freddo ti punge

quasi corona di spine.

L’odio dei potenti ti spia e ti teme.

Fuga affannosa nella notte.

Sangue innocente di coetanei,

presagio del tuo sangue.

Lamento di madri desolate,

eco del pianto di tua Madre.

Quanti segni di morte, Signore,

in questa tua nascita.

Comincia così il tuo cammino tra noi,

la tua ostinata decisione

di essere Dio, non di sembrarlo.

Le pietre non divertano pane.

Non ti lancerai dalla dorata cima del tempio.

Non conquisterai i regni dell’uomo.

Costruisci la tua vita di ogni giorno

raccogliendo con cura meticolosa,

con paziente amore,

tutto quello che noi scartiamo:

gli stracci della nostra povertà,

le piaghe del nostro dolore,

i pesi che non sappiamo portare;

le infamie che non vogliamo riconoscere.

Grazie, Signore, per questa ostinazione,

per questo sparire,

per questo ritrarti,

che schiude un libero spazio

per la mia libera decisione di amarti.

Dio che ti nascondi,

Dio che non sembri Dio,

Dio degli stracci e delle piaghe,

Dio dei pesi e delle infamie,

io ti amo.

Non so come dirtelo,

ho paura di dirtelo,

perché talvolta mi spavento

e ritiro la parola;

eppure sento che devo dirtelo:

io ti amo.

In questa possibilità di amarti,

che la tua povertà mi schiude,

divento veramente uomo.

Amo gli stracci, le piaghe, i pesi

di ogni fratello.

Piango le infamie di tutto il mondo.

Scopro di essere uomo,

non di sembrarlo.

Il tuo Natale è il mio natale.

Nella gioia di questo nascere,

nello stupore di poterti amare,

nel dono immenso di vivere insieme,

io accetto, io voglio, io chiedo

che anche per me, Signore,

sia subito Pasqua.

(Luigi Serenthà)

Per leggere le poesie clicca la galleria fotografica!

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