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Il fondatore dell’Opus Dei aveva un angelo custode “orologiaio”

JOSEMARIA ESCRIVA

Opus Dei Communications Office | CC BY-SA 2.0

don Marcello Stanzione - pubblicato il 18/12/18

Lo risvegliava sempre con estrema puntualità. San Josémaria Escrivà riusciva ad entrare in contatto anche con gli angeli custodi delle altre persone

San Josémaria Escrivà (1902-1975), il fondatore dell’Opus Dei, aveva una fede enorme nel suo Angelo Custode, che gli ha reso immensi servizi, tra cui quello di salvargli la vita. Notiamo che la fondazione dell’Opus Dei ha avuto luogo il 2 ottobre 1928, festa dei santi angeli custodi. Josémaria vi ha visto una manifestazione della divina Provvidenza.

Lui stesso, trovandosi in strada, è aggredito da uno sconosciuto, in pieno giorno, alle tre del pomeriggio. Preso alla gola, egli è liberato da un ragazzo, altrettanto sconosciuto, che gli mormora in un orecchio “asinello, asinello”. Solo Dio ed il suo confessore conoscono questo modo che egli aveva di designare se stesso nella sua preghiera. Il fondatore attribuì questo attacco ad un’azione diabolica, e la difesa al suo angelo custode.

Invocare il nostro angelo fa avvertire più vicina la sua protezione. La pratica dei "martedì" è raccomandata dalla Chiesa.
© Jose Luis Cernadas Iglesias / Flickr / CC

Quando entrava in una stanza, si spostava in modo impercettibile per lasciar passare dapprima il suo angelo custode, e salutava sempre anche l’angelo custode delle persone che incontrava. Ricevendo un giorno un vescovo suo amico, accompagnato dal suo segretario, gli chiese: “Indovinate chi ho salutato per primo”. L’arcivescovo rispose: “Me”. “No. Ho salutato dapprima il personaggio”. “Ma – riprese il prelato – tra il mio segretario ed io, il personaggio sono io”. San Josémaria rispose: “No, il personaggio è il vostro angelo custode”.




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Trovandosi in una estrema povertà, e non avendo i mezzi per far riparare il suo orologio, Josémaria si affidò al suo angelo custode per risvegliarlo all’ora. Egli si è sempre mostrato puntuale, ed era come se giungesse a toccare Josémaria sul fianco. Questi lo chiamava di colpo “il mio piccolo orologiaio”.

Egli aveva l’abitudine di consacrare il martedì a pregare il suo angelo custode, e tutti gli altri angeli custodi. Parlando un giorno della piccola Teresa, egli diceva: “Ella ha ottenuto che il mio angelo custode mi insegni oggi a fare una preghiera d’infanzia”. Ai membri dell’Opus Dei diceva: “Tutti noi abbiamo bisogno di una compagnia: la compagnia del cielo e quella della terra. Onorate i santi angeli! La memoria degli angeli custodi è anche una festa dell’umiltà, perché in un’amorosa umiltà queste potenze celesti compiono la volontà di Dio e soltanto un’umiltà “infantile” cioè davvero semplice permette agli uomini di affidarsi ad essi”.




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Il santo era devotissimo ai tre santi arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. Riguardo all’arcangelo “Medicina di Dio” (Raffaele ndr) egli scrisse: “Ridi perché ti dico che hai “vocazione matrimoniale”? – Ebbene, l’hai: proprio così, vocazione. Raccomandati a san Raffaele, che ti guidi, come guidò Tobia, casto sino alla fine del cammino”. (Cammino n. 27).

Ed ancora: “Come ridevi, schiettamente, quando ti consigliai di porre i tuoi verdi anni sotto la protezione di san Raffaele! Perché ti conduca, come il giovane Tobia, a un matrimonio santo, con una moglie buona, bella e ricca – gli dissi scherzando. E poi, come sei rimasto pensoso, quando aggiunsi il consiglio di metterti anche sotto il patrocinio dell’apostolo adolescente, Giovanni: semmai il Signore ti chiedesse di più“ (Cammino n. 360).


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Ed infine: “Quella trepidazione del tuo spirito, la tentazione che ti avvolge, è come una benda sugli occhi della tua anima. Sei al buio. Non ostinarti a camminare da solo, perché, da solo, cadrai. – Va dal tuo Direttore – dal tuo superiore – ed egli farà sì che tu avverta quelle parole dell’arcangelo Raffaele a Tobia: “Forti animo esto, in proximo est ut a Deo cureris” – Coraggio, Dio presto ti guarirà. – Sii obbediente, e cadranno le squame, cadrà la benda dai tuoi occhi, e Dio ti colmerà di grazia e di pace” (Cammino n.715).

Escrivà morirà a Roma il 26 giugno 1875, papa Giovanni Paolo II lo dichiara beato e lo canonizza il 6 ottobre 2002: “Scelto dal Signore – disse papa Wojtyla – per annunciare la chiamata universale alla santità e per indicare che la vita di tutti i giorni, le attività comuni, sono cammino di santificazione. Si potrebbe dire che egli fu il santo dell’ordinario”.


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