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La fama di santità di Santa Scorese: assassinata a 23 anni da uno psicopatico

SANTA SCORESE

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Santa Scorese, italiana assassinata nel 1991, serva di Dio in vista della beatificazione dal 1998. Volontaria crocerossina dall'età di 15 anni, si è impegnata nel movimento Gen 2 di Chiara Lubich (Focolari), ha condotto una vita molto pia e di grande carità riguardo ai bambini malati, e annota tutte le sue riflessioni spirituali in un Diario. Fu pugnalata da un giovane psicopatico che non cessava di farle della avances.

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 23/10/18

8 giorni prima di morire il profetico messaggio di abbandono a Dio, annotato nel suo diario: “Non quello che voglio io, ma quello che vuoi tu”

Una serva di Dio che durante gli anni del liceo comprende che il suo destino è quello di abbandonarsi al Signore, lasciando un esempio di giovane ed esemplare santità, tanto più in tempi di Sinodo.

La vita di Santa Scorese è stata strappata dalla furia cieca di uno psicopatico a soli 23 anni, ma il suo amore incondizionato al Signore oggi la sta conducendo verso gli altari più elevati.

Dai Focolari a Cl

Nata il 6 febbraio 1968 a Bari, Santa, fin da piccolina, assieme alla sorella più grande Rosa Maria, viene guidata cristianamente dal papà Piero, agente di polizia, e dalla mamma Angela D’Achille, casalinga. Frequenta la parrocchia del Santissimo Redentore e riceve i primi Sacramenti. Inizia così un personale cammino di spiritualità che la porta ad avvicinare, nel tempo, diversi movimenti cattolici: Focolarini, Missionarie dell’Immacolata, Comunione e Liberazione e Azione cattolica. Per lei ogni cammino incontrato è occasione di approfondimento e di verifica, all’interno di un percorso esistenziale di rara maturità: un suo ricorrente desiderio è quello di «essere sempre luminosa».




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La lezione di filosofia

I suoi compagni di Liceo ricordano, in particolare, due episodi significativi. Il primo, quando, dopo una provocazione del professore di filosofia sull’inesistenza della verità assoluta, la vedono alzarsi ed esclamare, con decisione e coraggio, davanti alla classe: «Per me la verità assoluta è Dio, è Lui l’unica certezza e l’unico ente assoluto».

L’occupazione

Due anni dopo, in terza liceo, Santa viene a sapere che un ragazzo suo conoscente, leader del comitato studentesco, ateo dichiarato e dileggiatore nei suoi confronti, per la testimonianza di credente senza sbavature, era stato trattenuto in Questura, a seguito dei fatti di violenza durante l’occupazione della scuola. Ebbene, nel novembre 1986, tramite suo padre poliziotto, lei si adopera efficacemente per farlo rilasciare.


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Il trasferimento

Conseguita la maturità nel luglio 1987, si iscrive alla facoltà di Pedagogia, ove consegue risultati lusinghieri, e nel medesimo anno si trasferisce con la sua famiglia a Palo del Colle, un paese vicino Bari, dove vivono i parenti materni. Il trasferimento familiare, con i suoi disagi, causa qualche sofferenza a Santa che però non si scoraggia.

Riprende la sua vita normale e anzi moltiplica i propri impegni: frequenta un corso per pionieri della Croce Rossa, si occupa di ragazzi colpiti da distrofia muscolare, svolge attività di volontariato. Visita gli anziani di una casa di riposo, non dimenticando che negli ultimi c’è realmente Gesù.

La vocazione

Inizia a porsi domande sulla sua vocazione, in particolare si chiede se è chiamata alla scelta matrimoniale o alla consacrazione a Dio, così come mostra qualche dubbio su quale cammino cristiano (tra i molti percorsi possibili) debba scegliere.




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Dio come compagno di vita

Appunta nel diario: «Io ora non devo pormi il problema di diventare missionaria o focolarina, ma prima di tutto se scegliere Dio come compagno per tutta la vita cercando di rimanergli fedele. Secondo me l’importante è dire sì a Te e poi tutto il resto diventa relativo». La sua identità è l’essere immedesimata con Gesù, il suo desiderio è affidarsi a Lui istante per istante: «Io ho deciso che mi tuffo in questa avventura… L’ho scelto perché mi sento amata e perché so che il mio è un amore piccolissimo, ma di cui Lui si è accontentato. Non so cosa mi farà fare, dove mi manderà, ma voglio fidarmi di Lui fino in fondo (…)».

“Grazie perché mi ami”

Santa non trascura i sui doveri di figlia e di studentessa, ma al primo posto pone sempre il rapporto personale e quotidiano con Gesù e con la Mamma celeste, nella fedeltà alla santa Messa, alla preghiera e ai Sacramenti. Tutto ciò le costa persino qualche piccola incomprensione familiare, ma lei non si scoraggia. Vive il gioioso coraggio della coerente testimonianza.

Scrive ancora: «Grazie perché mi ami, perché tieni a far sentire la tua presenza in me. Sto sperimentando il tuo amore nel dolore e nella gioia. Veramente, sento che sto crescendo, ma la constatazione più bella è che lo sto facendo con Te».




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Lo stalker

Nel 1989 un giovane psicopatico, che l’ha ascoltata in un annuncio della Parola di Dio nella cattedrale di Bari, si invaghisce morbosamente di lei, iniziando a seguirla di continuo, importunandola, minacciandola, inseguendola e, in qualche circostanza, persino aggredendola. La vita di Santa risente di tali ripetute intimidazioni: anche se immediatamente, tramite il papà poliziotto, sporge denuncia, è costretta a uscire accompagnata. Si moltiplicano precauzioni e iniziative di familiari e amici, segnalazioni alle strutture sanitarie e alla magistratura, esposti, cautele e limitazioni della libertà personale, vigilanza, scorte e turni di guardia. È un progressivo e devastante stillicidio quotidiano. Pur temendo per la sua vita, ribadisce al padre spirituale: «Se dovesse capitarmi qualcosa, ricordati che io ho scelto Dio».

Il messaggio profetico

Lo squilibrato per anni la segue ossessivamente: le invia lettere minatorie, moltiplica le telefonate, arriva a minacciarla direttamente: «Tu sarai mia o di nessuno! Nemmeno di Dio!».

L’8 marzo 1991, otto giorni prima di essere colpita, scrive: «Dobbiamo metterci nell’atteggiamento di Gesù, di chi, anche nelle difficoltà, ha il coraggio di abbandonarsi totalmente al Padre: “Non quello che voglio io, ma quello che vuoi tu”».




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Il femminicidio

Il 15 marzo 1991, dopo aver visitato con amici una giovane famiglia disagiata che seguiva da tempo, rientra da sola a casa e suona il citofono. Il papà risponde prontamente ma, non ricevendo alcuna risposta, si precipita preoccupato per le scale con un triste presagio. Trova sua figlia in preda al persecutore che l’attendeva nascosto dal buio. È colpita da quattordici coltellate. Nonostante il veloce trasporto all’ospedale Policlinico di Bari, in sala operatoria si constata la gravità delle lesioni, in particolare ai polmoni. I medici decidono di operarla, tentando in extremis di salvarla. Ma nel giro di pochi minuti Santa cessa di vivere, malgrado un disperato massaggio cardiaco.


Therese of Lisieux Joan of Arc Lúcia Santo Francisco and Jacinta Martos

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Il perdono

Prima dell’intervento, parlando a fatica con la sorella, pronuncia le sue ultime parole di perdono per l’assassino.

Lasciamo questa meravigliosa testimonianze di fede e santità con una delle più belle poesie di Santa dedicate al Signore:

«Ti sento nel vento fresco che viene a rinfrancare il mio corpo.

Ti sento nell’aria pura che arriva nei miei polmoni e mi dà vita.

Ti colgo nella semplicità dell’erba,

dei fiori che si piegano davanti a te, l’onnipotente.

Ti lodo perché Sei e perché mi fai essere.

Ti lodo, Ti adoro e Ti ringrazio per tutte le attenzioni che hai per me.

Ti ringrazio anche per quelle formicuzze che si affannano

a portare via la briciola che è caduta dal mio panino:

Tu sei Provvidenza e mi rendi Provvidenza.

Non ha senso vivere per l’erba,

eppure Tu le dai la vita e sotto il cielo azzurro ti canta le sue lodi.

A Te basta poco, ti compiaci di quello che hai creato, perfetto in te,

e anch’io voglio gioire di quello che ho, di quello che mi dai».

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