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Meno matrimoni, più divorzi, poche unioni civili: l’Italia fotografata dall’Istat

Sekrety a szczęśliwe małżeństwo – dlaczego warto nie mieć przed sobą tajemnic

Westend61/Getty Images

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 07/09/18

C'è sempre meno voglia di vincolarsi formalmente ad un partner. Anche i "matrimoni" LGBT (dopo tanto clamore) al di sotto delle aspettative

Matrimoni in calo, divorzi in aumento, unioni civili al di sotto delle aspettative. E’ questa la fotografia dell’Italia che ha scattato l’Istat. La popolazione italiana è sempre più anziana e c’è sempre meno voglia di vincolarsi ad un partner rispetto al passato.

Un Paese sempre più per celibi e nubili

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Egor Fomin - Shutterstock

L’Istat ha confrontato i dati tra il 1991 e il 2018. Ed è risultato un calo dei coniugati, soprattutto nella classe di età 25-34 anni (gli uomini passano da 51,5% a 19,1%; le donne da 69,5% a 34,3%). I celibi passano da 48,1% a 80,6% e le nubili da 29,2% a 64,9%.

Allargando la fascia d’età, fuoriesce un dato ancora più interessante: nella classe di età 15-64 anni i maschi coniugati e i celibi quasi si equivalgono (ammontano ciascuno ad oltre 9 milioni, rispettivamente il 49,0% e il 47,7% del totale della popolazione di quella fascia di età).

Per le donne della stessa età si conferma la prevalenza delle coniugate, oltre 10 milioni e 600 mila, il 55,0% del totale, mentre le nubili sono circa 7 milioni e 500 mila, quasi il 39%.


HAPPY COUPLE

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Balzo delle convivenze

Questa evoluzione è andata di pari passo con l’aumento delle persone che scelgono di formare una famiglia senza essere sposati. Secondo i dati dell’Indagine “Aspetti della vita quotidiana”, le libere unioni di celibi/nubili, dal 1993-1994 (media) al 2015-2016 (media), sono aumentate da 67 mila a 748 mila circa.


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Boom divorzi

Aumentano in tutte le età (sempre confrontandoti i dati del 1991 e del 2018) divorziati e divorziate, dal 1991 (da circa 376 mila a oltre 1 milione e 672 mila del 2018), principalmente nella classe 55-64 anni (da 0,8% a 5,3% gli uomini, da 1,0% a 6,4% le donne).


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0,02% della popolazione

Fronte unioni civili. A partire da luglio 2016 e fino al 31 dicembre 2017 (la legge Cirinnà è del giugno 2016), ne sono state costituite nel complesso 6.712. In particolare: 2.336 nel secondo semestre 2016 e 4.376 nel corso del 2017).

La matematica non è un’opinione: se le coppie sono 6.712, le persone con tendenza omosessuale che sono convolate a nozze sono in tutto 13.424.

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Se confrontato con la popolazione italiana, che conta circa 60milioni di abitanti, i 13.424 LGBT che si sono sposati rappresentano lo 0,02% di tutta la popolazione residente.

Rispetto al secondo semestre del 2016 (2.336 unioni), nel 2017 c’è stato già un calo rispetto a quell’andamento: infatti in tutto l’anno sono state 4.376.




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Dove se ne fanno di più

Secondo il report dell’Istat, nel 68,3% dei casi le unioni civili sono tra uomini, e sono più frequenti nelle grandi città: una su quattro si celebra infatti a Milano, Roma o Torino.

Ecco i dati: Roma è in testa con 763 eventi, seguita da Milano con 621 e Torino con 256. Valori di rilievo anche a Firenze con 148, a Bologna con 137, e nel sud a Napoli (114 unioni) e Palermo (60).

Di conseguenza le regioni dove sono più frequenti sono Lombardia (25,4%), Lazio (20%) e Piemonte (10%) che da sole raccolgono oltre la metà del totale delle unioni civili.




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Le aspettative

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© FILIPPO MONTEFORTE / AFP
Democratic Party senator Monica Cirinna, bill's author for same-sex couples civil union, claps her hands at the Italian Senate in Rome, on February 2, 2016 as it began examining the bill today. Italy is the only western European country not to have either legalised gay marriage or recognised civil unions between same-sex couples. AFP PHOTO / FILIPPO MONTEFORTE / AFP / FILIPPO MONTEFORTE

Insomma, i numeri che paventava il mondo LGBT prima della legge Cirinnà erano tutt’altri. Così come le aspettative delle tante persone laiche che si sono impegnate a supportare la cosiddetta battaglia “Arcobaleno” per i diritti.

La giustificazione

L’Arcigay prova a giustificare le cifre ripetendo che le unioni aumenteranno (in base a quale statistica?), che molta gente non esce allo scoperto, ecc. Insomma ci si arrampica sugli specchi, anche sfruttando il fatto che i media si esprimono poco e male sul flop (almeno sino ad ora) unioni civili.

Basti pensare alla bufala delTG1 (7 settembre, minuto 24.:45) che ha parlato di «unioni civili in aumento» e «13.000 quelle celebrate» (non c’è nessun aumento, come spiegato sopra, e quelle sono le persone totali, non le unioni!).




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Il confronto

Per avere un’idea di quanto le unioni civili incidono sul totale dei coniugati in Italia, è utile confrontare le 13mila persone LGBT che hanno siglato un’unione civile con i dati relativi alla realtà eterosessuale.

In Italia attualmente vivono: 28 milioni 600 mila persone eterosessuali coniugate; 3,7 milioni di vedove; 751mila vedovi (anche in questo caso parliamo di persone eterosessuali).

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