Se un figlio rivela la sua omosessualità ai genitori, questi devono «pregare, non condannare, dialogare, capire, fare spazio perché si esprimi» perché altrimenti viene meno «la maternità e la paternità». Lo ha detto Papa Francesco nella conferenza stampa sul volo di ritorno da Dublino.
«Mai dirò che il silenzio è un rimedio. Tu sei mio figlio, sei mia figlia, come io sono tuo padre, tua madre. Parliamo. Quel figlio ha diritto ad una famiglia e non ad essere cacciato via» (Ansa, 27 agosto).
Omosessualità e psichiatria
Ma è la seconda parte della risposta di Papa Francesco che sta creando “polemiche” sopratutto sui social tra le comunità e le lobby omosessuali, perché tratta – anche se non in maniera centrale – il tema della psichiatria per tentare di aiutare e capire le problematiche vissute da un figlio che manifesta una natura e tendenza diversa da quella eterosessuale.
Anche qui, ecco la trascrizione letterale della risposta di Bergoglio sull’aereo verso Roma:
«In quale età s’esprime questa inquietudine del figlio? È importante. Una cosa è quando si manifesta da bambino. C’è tanto da fare con la psichiatria, per vedere come sono le cose. Una cosa è quando si manifesta dopo i 20 anni o cose del genere. Ma io mai dirò che il silenzio è un rimedio. Ignorare un figlio o una figlia con tendenza omosessuale è mancanza di paternità o maternità. Tu sei mio figlio. Tu sei mia figlia, come sei. Io sono tua padre e tua madre: Parliamo».
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“Hanno diritto a una famiglia”
In maniera ancora più netta e schietta, il Papa conclude il suo pensiero spiegando ai vaticanisti, «Se voi, padre o madre, non ve la cavate chiedete aiuto. Ma sempre nel dialogo, sempre nel dialogo. Perché quel figlio e quella figlia hanno diritto a una famiglia. Non cacciarlo via dalla famiglia. Questa è una sfida seria ma che fa la paternità e della maternità» (Il Sussidiario, 27 agosto).
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