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Il “regalo” di Papa Francesco a Benedetto XVI: l’ho fatto votare al conclave del 2005

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©OSSERVATORE ROMANO/CPP

Gelsomino Del Guercio - Aleteia Italia - pubblicato il 07/11/17

Non erano ancora maturi i tempi per un pontefice sudamericano. Ecco perchè Jorge Bergoglio dirottò il pacchetto dei suoi voti verso Joseph Ratzinger

Al conclave del 2005 «non era ancora il momento giusto per un papa sudamericano». Ecco perché Jorge Bergoglio fece dirottare il suo pacchetto di voti a favore dell’elezione di Joseph Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

A rivelarlo è proprio Papa Francesco in un nuovo libro intervista scritto da un giornalista argentino, pubblicato nel paese sudamericano Latinoamérica: Conversaciones con Hernán Reyes Alcaide.

Il libro è uscito nel corso del decimo anniversario della conferenza dei vescovi sudamericani che si tenne nel 2007 ad Aparecida in Brasile, un momento storico per la chiesa sudamericana.

Un’intesa che nasce da lontano

A discapito di chi sostiene che Ratzinger e Bergoglio sarebbero due papi dalle visioni opposte; che addirittura il conclave con cui fu eletto papa Francesco sia stato soggetto di imbrogli, il papa argentino risponde in questo libro dimostrando il suo profondo legame con il papa emerito (Il Sussidiario, 7 novembre).




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“No al papa di compromesso”

A pubblicare il retroscena è stato il Catholic Herald (7 novembre), che ha potuto consultare il libro. «Nonostante l’azione dello Spirito Santo che agisce nel conclave, in quel momento storico l’unico uomo con la statura, la saggezza e l’esperienza necessaria per essere eletto era Ratzinger», ha dichiarato Papa Francesco nell’intervista citata.

«Altrimenti – ha proseguito l’attuale pontefice – c’era il pericolo di scegliere un “papa di compromesso”. E l’elezione di un “papa di compromesso” non è, diciamo, molto compatibile con il Vangelo».




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Il diario segreto

Tesi, scrive Il Giornale (7 novembre), che sarebbe perfettamente compatibile con quella sostenuta all’interno del celebre diario segreto di un cardinale, secondo cui, nel 2005, nonostante Bergoglio avesse riscontrato un grande sostegno da parte dei “riformisti”, si sia poi scelto di non contrastare l'”unica candidatura organizzata”. E Bergoglio stesso avrebbe avuto un ruolo in tal senso.

I cardinali americani

Nel diario, il cui autore è rimasto anonimo, si può ancora leggere che: «Un gruppo il cui nocciolo pensante è costituito da Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca e da Godfried Danneels, arcivescovo di Bruxelles, e al quale fanno capo un significativo drappello di cardinali statunitensi e latinoamericani, oltre che qualche porporato della curia romana», avendo qualche riluttanza nel votare Ratzinger, decise di convergere le preferenze sull’allora cardinale argentino.




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L’ultimo scrutinio

Il consenso di Bergoglio crebbe di pari passo con gli scrutini, ma si interruppe alla quarta votazione, quando Ratzinger raggiunse il numero di voti necessari per l’elezione a pontefice. Da quanto emerso dalle dichiarazioni del Papa, insomma, si potrebbe dedurre che i riformisti continuassero a votare per lui nonostante fosse Bergoglio stesso a contrastare la sua elezione.

Nell’ultimo scrutinio, infatti, il cardinale argentino perse quattordici voti: presumibilmente tutti convenuti su quello che poi sarebbe diventato Benedetto XVI.

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