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Michelle Hunziker “Prigioniera di una setta per 5 anni. Ora vi racconto perché”

Michelle Hunziker

By Matteo Chinellato | Shutterstock

Paola Belletti - Aleteia Italia - pubblicato il 27/10/17

Uscita da questo incubo nel 2006 ora lo racconta in un libro

Michelle Hunziker è un volto noto  da tempo a tutti gli italiani e non solo. Di origini svizzere si trasferì vicino a Bologna a 16 anni.

Bella ed energetica ha sempre interpretato un femminile sensuale ma misurato (si, sì ci ricordiamo tutti le rotondità alla fine di quella lunga Treccia, nelle gigantografie esposte dietro gli autobus o affisse sui palazzi. Era giovanissima).

Simpatica, spiritosa, in grado di cantare, ballare, recitare, condurre o fare da spalla. Qualche imitazione o personaggio caricaturale, anche piuttosto riusciti.  Trasmette e dichiara un’immediata simpatia per la vita e tutto ciò che essa comporta.

Un divorzio famoso alle spalle, un periodo poco chiaro che lo ha preceduto, ora appare più sicura, serena. Sposata in seconde nozze con Tomaso Trussardi ha già avuto con lui due figlie.  Solo lui il destinatario, fino ad ora, delle confidenze su quel terribile periodo.

Ma ora Michelle ha parlato chiaro. Proprio di quel periodo strano. Perché dietro il suo volto, soprattutto quello semplificato rimandatoci dagli schermi e dalle pagine di giornale, si nasconde una persona, che ha sempre una storia e spesso ferite.

Ne ha scritto nel libro in uscita per Mondadori “Una vita apparentemente perfetta” e ne parla per il Corriere con Michela Proietti, che l’ha intervistata.

“Ero prigioniera di una setta” ha confessato al quotidiano. Per cinque anni, che a viverli saranno sembrati eterni, è durata la sudditanza. Ne sarebbe uscita definitivamente nel 2006. Ora racconta distesamente e denuncia con coraggio; solo ora. Facile immaginare quanto deve essere durata l’opera di ricostruzione, di riconquista della normalità; lo spiega Michelle.

Dice che ogni giorno è stato un nuovo tentativo di tornare a vivere normalmente.

Ora che ne è completamente uscita riesce a vedere le dinamiche con le quali è stata resa succube. Isolata dagli affetti, resa sola, infragilita e man mano fatta sempre più dipendente da Clelia. È lei la forza centripeta che la attira dentro il gorgo.

Descrive la donna come perfetta, luminosa, accogliente. E per questo pericolosissima. Come un fiore, meraviglioso e venefico.

È la seduzione del male all’opera. Come un falso angelo di luce che acceca l’anima – o anche solo la mente -con una falsa luce abbagliante. Solo dopo, molto dopo, si sarebbe accorta dell’oscuramento nel quale l’aveva trascinata.


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L’ha conquistata comprendendo il suo dolore di figlia con un padre poco presente, inadeguato; l’ha fatto indicandole soluzioni “quasi” vere.

La verosimiglianza , soprattutto iniziale, del rapporto con la guru con un vero cammino di crescita e di guarigione l’ha trasformata in una preda docile. Da dentro la forza della setta sembra invincibile. Ma ora ne vede la pochezza, la falsità, l’insulsaggine. E riconosce che lo sfruttamento che ha subito aveva fini biechi. Il denaro, il potere. Veniva usata. E non poteva nemmeno permettersi di godere dei propri successi- controcanto di una vita matrimoniale che andava a rotoli- perché quelli non erano merito suo. Lei era solo la pedina di una scacchiera governata da altri.

Inquietanti tratti di neo catarismo, nella setta, secondo quanto riferisce la showgirl: la ricerca spasmodica della purezza, il rifiuto di certi cibi e l’astinenza sessuale.

Decisivo sarà l’incontro con due sacerdoti. Dapprima frate Elia, che la segue e guida spiritualmente e in seguito anche il compianto Padre Amorth:




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 «Uscita dalla setta ho trovato una guida spirituale, frate Elia, che mi ha permesso di incontrare padre Amorth: mi ha rassicurata e poi mi ha benedetto. (…) Oggi non ho rancori, ho scoperto la fragilità della setta, tutto il progetto che si è dissolto sotto ai miei occhi».

Michelle, ora, è mossa dall’’urgenza di mettere in guardia più persone possibili dai pericoli di sette come quella che aveva irretito lei; e forse anche di comunicare a tanti, soprattutto ai ragazzi come sua figlia, da che parte stiano la verità, la libertà, il vero benessere.




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È cambiato piano piano tutto nella sua vita. Perché come il male prima intreccia legami, stringe nodi insuffla umori, così il bene, quando arriva, fa evaporare miasmi, slega groppi, scioglie grovigli. O li taglia via, se necessario. Ha modificato  anche dieta!

«Ho ripreso a mangiare carne solo in attesa di Sole (la terzogenita di Michelle, la seconda avuta con l’attuale marito, Ndr). Prima sentivo odore di cadavere».

Ancora una volta, anche in questa storia, la conferma che in Dio sta il Bene e si sta bene. Che sotto il Suo dominio siamo liberi. Se Lui è il Re, noi siamo signori. Che vicini a Lui siamo finalmente nostri e non più in pasto a brame altrui.

Confidiamo che il percorso di riconquista di sè e di liberazione compiuto da Michelle possa instradarla del tutto in una via di profonda conversione, come ci auguriamo per ciascuno di noi.

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