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Il Purgatorio è solo un’invenzione del Medioevo? Decisamente, no

PURGATORIO ARTE

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 01/06/17

Secondo uno dei più grandi medievisti di sempre, Jacques Le Goff, serviva solo a favorire le indulgenze. Ma i documenti della Chiesa lo smentiscono

Il Purgatorio è un’invenzione medievale? Giovanni Fighera in “Il Purgatorio: ritorno all’Eden perduto” (edizioni Ares) risponde alle argomentazioni dello storico Jacques Le Goff, secondo cui il Purgatorio è un’invenzione della Chiesa tra il XII e XIII secolo per aumentare il proprio potere sulle coscienze degli uomini e sui loro soldi.

In un’intervista che sintetizza le tesi fondamentali del libro “La nascita del Purgatorio“, rilasciata il 27 settembre 2005 per il quotidiano Repubblica, Le Goff afferma:

“La nascita del Purgatorio modifica la giurisdizione esercitata sui morti, favorendo la pratica delle indulgenze. Secondo la dottrina tradizionale, gli uomini da vivi rispondevano al tribunale della Chiesa, una volta morti però erano giudicati solamente dal tribunale di Dio. Con il Purgatorio si crea una sorta di tribunale comune in cui intervengono sia Dio che la Chiesa. Le anime che vi transitano, infatti, continuano a dipendere da Dio, ma beneficiano anche dell’azione della Chiesa che distribuisce le indulgenze. Il Purgatorio, dunque, ha rinforzato il potere della struttura ecclesiastica, che così, oltre che dei vivi, è responsabile in parte anche dei morti”.

Quando è nata la credenza nel Purgatorio? È radicata nella tradizione della Chiesa, nella fede tramandata dai cristiani attraverso i secoli o davvero si è diffusa solo tardivamente tra il XII e il XIII secolo, come afferma l’illustre storico Le Goff? È davvero un’invenzione medioevale, non suffragata in alcun modo dai testi vetero e neo testamentari?


DUCH, ZJAWA

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IL CATECHISMO

Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1030-1032) è chiaro al riguardo:

Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, a una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo. […] La Chiesa chiama purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è tutt’altra cosa dal castigo dei dannati. La Chiesa ha formulato la dottrina della fede relativa al purgatorio soprattutto nei Concili di Firenze (621) e di Trento. […] La Tradizione della Chiesa, rifacendosi a certi passi della Scrittura, […] parla di un fuoco purificatore. […] Fin dai primi tempi, la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico, (625) affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio. La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a favore dei defunti




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IL LIBRO DEI MACCABEI

Il Catechismo riporta anche i passi fondamentali dell’Antico e del Nuovo Testamento in cui emerge l’esistenza del Purgatorio. Nel secondo Libro dei Maccabei si legge che Giuda fa raccogliere i cadaveri di quanti sono morti in battaglia perché vengano seppelliti. Sotto le tuniche di ciascuno vengono trovati «oggetti sacri agli idoli di Iamnia» proibiti ai Giudei. Per questo tutti iniziano a pregare supplicando il perdono dei peccati commessi. Raccolta poi una colletta, Giuda la invia a Gerusalemme per un sacrificio espiatorio per i peccati compiuti «suggerito dal pensiero della risurrezione».

IL COMPORTAMENTO DI GIUDA

Questa è, infine, la riflessione sulla ragionevolezza del comportamento di Giuda:

Se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato (2 Maccabei 12, 43-45).




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IL VANGELO DI MATTEO

Anche nel Nuovo Testamento vi sono riferimenti a un mondo di purificazione nell’aldilà, non identificabile nell’Inferno o nel Paradiso, intermedio tra i due, dove le anime espiano le colpe commesse in vita, certe di raggiungere il luogo dei beati. Per esempio, leggiamo nel Vangelo di Matteo (12, 31-32):

Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo spirito non sarà perdonata né in questo secolo né in quello futuro.




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LA PRIMA LETTERA AI CORINZI

Sant’Agostino, san Gregorio Magno, san Benedetto hanno interpretato concordi questo passo. San Paolo poi scrive nella Prima lettera ai Corinzi:

Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l’opera finirà bruciata, sarà punito; tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco (Prima lettera ai Corinzi 3, 10-17).

San Paolo parla qui di un fuoco del Purgatorio grazie al quale l’anima raggiunge la purificazione e la salvezza, non quindi direttamente, subito dopo la morte, ma attraverso un cammino di espiazione.




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I PRIMI CRISTIANI

Il Purgatorio non è un’invenzione medioevale risalente al XII o al XIII secolo. Lo dimostra anche il fatto che già nei primi secoli fosse presente questa convinzione tra i cristiani.

Tra la fine del I secolo e l’inizio del II è datato l’epitaffio di Abercio, cristiano, probabilmente vescovo di Ierapoli, che compone queste parole per la propria tomba prima di morire:

Queste cose dettai direttamente io, Abercio, quando avevo precisamente settantadue anni di età. Vedendole e comprendendole, preghi per Abercio.

Chiara è qui la consapevolezza dell’importanza di pregare per l’anima del defunto, anche dopo la morte.possono essere perdonati agli uomini con la preghiera e l’espiazione.




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SANT’AGOSTINO

Nel commento al salmo 31 sant’Agostino parla ancora delle fiamme del Purgatorio:

Signore, dice egli, non mi punite nel vostro furore, e non rigettatemi con quelli ai quali direte: Andate al fuoco eterno; ma non punitemi nemmeno nella vostra collera: piuttosto purificatemi talmente in questa vita, da non aver bisogno di essere purificato dal fuoco nell’altra. Sì, io temo questo fuoco, acceso per quelli che saranno salvati, è vero, ma che non lo saranno che passando prima per il fuoco.

PREGIUDIZIO

Non occorre proseguire oltre in questo percorso sulla credenza nel Purgatorio nei primi secoli. La tesi di Le Goff, sostiene Fighera, più che derivare da documenti, fonti e ricerche, proviene da una posizione ideologica e da un pregiudizio sul Medioevo e sulla Chiesa. Appare chiaro come fin da subito nella Chiesa ci fosse la convinzione che le anime dei defunti che non fossero ancora pure per salire in Paradiso dovessero purificarsi nell’aldilà.

PAPA GREGORIO III

Lo dimostra peraltro anche un intervento, nel 741, di Papa San Gregorio III, che scrive a proposito delle offerte per le intenzioni delle sante Messe:

La santa Chiesa ritiene che chiunque può dare offerte per i defunti che furono cristiani, perché il sacerdote ne faccia memoria. Dal momento che tutti commettiamo peccati, è opportuno che il sacerdote faccia memoria dei cristiani morti e interceda per loro.




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