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Ong e business dei migranti? La migliore risposta è quella di Papa Francesco!

Lesvos island, Greece – 29 October 2015. Syrian migrants / refugees arrive from Turkey on boat through sea with cold water near Molyvos, Lesbos on an overload dinghy. Leaving Syria that has war.

© Nicolas Economou / Shutterstock

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 29/04/17

La bufera dopo le parole del Procuratore di Catania non scalfisce l'operato di chi salva le vite umane di gente disperata

Il 17 febbraio, La Repubblica ha pubblicato la notizia che la Procura di Catania ha aperto un’inchiesta sull’operato delle Ong che svolgono attività di ricerca e soccorso nel tratto di mare tra Italia e Libia. Nell’intervista rilasciata al giornale, il Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro ha detto:

«Vogliamo capire chi c’è dietro le associazioni umanitarie proliferate negli ultimi anni, da dove vengono tutti i soldi che hanno a disposizione e soprattutto che gioco fanno. […] Insieme a Frontex e alla Marina militare, stiamo cercando di monitorare queste Ong che hanno dimostrato di avere una grande disponibilità finanziaria. É ovvio che non mettiamo in discussione organizzazioni umanitarie di chiara fama».

I CAPITALI DELLE ONG

Dopo le prime reazioni all’intervista, Zuccaro ha precisato:

Non c’è «nessun fascicolo aperto, ma soltanto un’analisi su un fenomeno che stiamo studiando da tempo […]. Abbiamo osservato, con dati anche messi a disposizione da Frontex, un aumento di piccole Ong che sono impegnate nel salvataggio di migranti con alle spalle ingenti capitali. Vogliamo capire chi ci sia dietro e che cosa nasconda questo fenomeno. Stiamo facendo un ragionamento molto attento, ma non ci sono gli elementi per aprire un fascicolo, soltanto per proseguire la nostra analisi».

COS’E’ UN’ ANALISI “CONOSCITIVA”

Cosa significa l’apertura di un’analisi conoscitiva, per il gruppo di inquirenti attivo dal 2013 nella Direzione Distrettuale Antimafia sul traffico di esseri umani? E cosa implica, in termini di clamore mediatico?

Scrive l’Associazione Diritti e Frontiere (A-dif, 27 aprile): difficile non pensare che la procura di Catania agisca sotto dettatura di Frontex (che ha sede a Catania), dal momento che l’indagine fa proprie le considerazioni contenute nel rapporto Risk Analysis for 2107 che l’agenzia ha presentato all’Unione europea il 15 febbraio, appena due giorni prima dell’apertura delle indagini.




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IL PRESUNTO “BUSINESS”

Frontex, infatti, accusa le Ong di agire d’intesa con i trafficanti. Nel rapporto di Frontex si legge che le navi umanitarie si spingerebbero frequentemente entro le acque territoriali e fin sotto le coste libiche, prestandosi a fare da taxi per i migranti. Non solo si insinua che «verrebbero date chiare istruzioni prima della partenza sulla direzione da seguire per raggiungere le imbarcazioni delle Ong», ma si ipotizzano «contatti con gli scafisti».

LE SUPPOSIZIONI DI FRONTEX

Alcune tra le argomentazioni di Frontex:

«Durante il 2015 e nei primi mesi del 2016, gruppi di trafficanti istruivano i migranti a fare chiamate con il telefono satellitare al Centro di Coordinamento Marittimo dei Soccorsi (MRCC) di Roma. Le operazioni SAR erano svolte principalmente da navi delle forze dell’ordine italiane, Eunavfor Med o Frontex, con una partecipazione delle Ong pari al 5 per cento. […] Da giugno fino a ottobre 2016, però, la situazione si è capovolta. Le chiamate satellitari dirette al MRCC di Roma sono precipitate al 10 per cento, mentre le operazioni delle Ong sono significativamente aumentate a più del 40 per cento di tutti gli interventi».

«Dal mese di giugno 2016, un numero rilevante di imbarcazioni è stato intercettato o soccorso da navi delle Ong senza che vi fosse alcuna precedente richiesta di soccorso e in assenza di informazioni ufficiali circa il luogo del recupero».

Frontex, accusa l’Associazione Diritti e Frontiere, ha continuato a perseguire lo stesso obiettivo, con gli stessi metodi basati su indiscrezioni, “fughe” di notizie e reiterazioni ufficiali.

IL SALVATAGGIO DEGLI “SCARTATI”

Di fronte alle “ipotesi” di Frontex e quelle della Procura di Catania, bisognerebbe ricordare la “politica” di Papa Francesco sui migranti. Parliamo innanzi tutto di gente disperata, gli “scartati” dalla società, che non hanno alcuna alternativa se non quella di fuggire dai propri Paesi, ostaggi di povertà, guerriglie, mancanza di ogni prospettiva per una vita civile.

«Anch’io sono nato in una famiglia di migranti: mio papà, i miei nonni, come tanti altri italiani, sono partiti per l’Argentina e hanno conosciuto la sorte di chi resta senza nulla. Anch’io avrei potuto essere tra gli ‘scartati’ di oggi», ricordava il Papa in un video messaggio inviato al ‘Ted 2017′ a Vancouver, in Canada (La Repubblica, 26 aprile).

Ted è un’organizzazione non profit impegnata nella diffusione di idee, nata nel 1984, che copre i temi più disparati: dalla scienza al business alle questioni globali.

“CONFUSIONE E SPECULAZIONE”

E’ dalla sua prima visita a Lampedusa che il pontefice lancia moniti sulla politiche per i migranti. Attraverso gesti simbolici come l’accoglienza in Vaticano di famiglie di profughi, ha voluto sollevare l’attenzione sulla gestione dei flussi migratori, raddoppiati nel Canale di Sicilia, in questo primo scorcio del 2017 rispetto all’anno precedente.

Quando un migrante viene soccorso in mare è perché rischia di morire, e in quei frangente non è il mezzo di soccorso che fa la differenza, ma il gesto del salvataggio. E che ci siano diverse Ong in campo per supportare la Marina è un fatto positivo. Il coro di consensi da parte della Chiesa è unanime. Da qui a ventilare legami con i trafficanti è una rischiosa speculazione. Ma allo stesso tempo, ammonisce il Vaticano, sarebbe scandaloso se ci fossero fondamenti di verità dietro le ipotesi della Procura di Catania.

«Le Ong salvano vite: non bisogna confondere chi aiuta con chi sfrutta» ha ammonito il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino invitando il pm di Catania a «fare subito i nomi, farli al più presto, altrimenti si fa confusione e chi vuole pescare nel torbido ha l’occasione di farlo» (Secolo XIX, 27 aprile).

“DUBBIO INFAME!”

«La polemica esplosa in queste settimane sulla presunta non trasparenza dell’attività delle Ong che operano nel Mediterraneo per salvare vite umane, in realtà mira a combattere non già le operazioni di salvataggio, ma la politica di accoglienza che l’Italia persegue nei confronti dei profughi». Ne è convinto don Vinicio Albanese, presidente della Comunità di Capodarco.

Don Albanesi spiega: «Poiché non è possibile affermare ‘lasciateli affogare», si aggira l’ostacolo mettendo in dubbio la correttezza delle Ong impegnate nei salvataggi. Si insinua che possa esserci correità tra le Ong e gli scafisti. Un dubbio raffinato quanto infame. I destinatari del messaggio non sono – come potrebbe sembrare – le Ong, ma coloro che sono convinti di non avere alcun dovere nei confronti di rifugiati: è diventato un comune sentire in tempi di crisi e di rabbia (Redattore Sociale, 27 aprile).

“L’ENNESIMO SCANDALO”

Sulla questione è netto il giudizio dell’Osservatore Romano (28 aprile): «È necessario liberare il campo da posizioni preconcette o utilitaristiche, così come è indispensabile tenere costantemente presente il dovere di salvare i migranti anche dallo sfruttamento che può essere fatto del loro dramma»,

Poi il quotidiano della Santa Sede parla delle operazioni di salvataggio: «Non bastano gli orrori della guerra, gli stenti di fughe interminabili, i rischi del mare aperto, lo sfruttamento economico e sessuale. Sulla pelle dei migranti – evidenzia il quotidiano d’Oltretevere – sta emergendo un ennesimo scandalo: il sospetto, che purtroppo non sembra totalmente privo di fondamento, di una manipolazione a fini economici e politici anche delle operazioni di salvataggio» (Il Giornale.it, 28 aprile).

“ATTO DOVEROSO E GIOCHI DI POTERE”

Al contempo l’Osservatore romano di fatto cerca di tutelare l’operato delle Ong: «Il sospetto è che le navi delle organizzazioni non governative vengano utilizzate come una sorta di taxi dai trafficanti di esseri umani per fini tutt’altro che umanitari. Un atto doveroso e irrinunciabile, come quello di salvare vite umane, verrebbe così stravolto, infangato da interessi e giochi di potere. Così come è già accaduto per l’accoglienza diventata occasione di speculazione da parte di organizzazioni criminali».




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IL VATICANO E L’INCHIESTA DI CATANIA

Infine si entra nel merito delle indagini della Procura di Catania: «Le polemiche di questi giorni non aiutano a chiarire la questione. E la paura che venga meno lo sforzo generoso di molti per il salvataggio dei migranti non deve portare a semplificare il problema negandone l’esistenza. Uno degli obiettivi delle indagini della procura di Catania è quello di accertare la provenienza dei fondi con i quali le Ong sostengono le ingenti spese per il mantenimento delle navi in mare. Inchieste analoghe sono state aperte anche a Palermo e a Trapani ed esiste un’indagine conoscitiva in corso alla commissione difesa del senato italiano. Il procuratore Zuccaro ha parlato di colloqui radio tra Ong e scafisti e di altre evidenze che però non sono processualmente utilizzabili, per poi chiedere un supporto investigativo adeguato».

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