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Convivi con un ipocondriaco: si può curare questo rapporto?

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Caiaimage/Sam Edward/Getty Images

ZYTA RUDZKA - pubblicato il 20/04/17

Quando la malattia diventa una via di fuga, tutto il sistema familiare ne risente

“Mio marito Mateo o salta da una visita all’altra e da un medico all’altro o passeggia per casa lamentandosi e piagnucolando, e a me manca la pazienza”, dice Carolina, 34 anni. “Il dottor Google è il suo principale medico di base. Ho l’impressione che se ne avvalga tutti i giorni. Di fronte a qualsiasi infezione stagionale, Mateo si chiude in camera e vi stabilisce la zona extraterritoriale. Si isola perché non ci vuole contagiare, ma in realtà si allontana anche dai problemi. Ancora una volta, tutto ricade sulle mie spalle. E oltre a prendermi cura di due bambini in età prescolare e della casa ho una vita professionale piuttosto intensa”.

Buona samaritana

“Dall’altro lato”, dice Carolina, “sono credente e sono stata educata ad essere una buona samaritana. So che bisogna curare i malati. Purtroppo Mateo non sentirà dalla mia bocca la domanda ‘Come ti senti?’, perché so già quello che mi aspetta: lamentele senza fine. Non è una situazione sana”.

Capisco la frustrazione di Carolina. C’è molta verità nel detto “un uomo non si ammala, lotta per la sua vita”. Certi uomini hanno un talento speciale per fingere di essere più malati di quello che sono, soprattutto se le mogli assumono il compito di assistenti con entusiasmo e senza critiche.

Si prendono cura di loro, li viziano e straviziano con buon cibo e li isolano dai bambini. E all’improvviso il congedo per malattia assomiglia a una vacanza. Il cordone sanitario delimita zone di pace e tranquillità, e la malattia non è più tanto un castigo di Dio, quanto il requisito indispensabile della felicità maschile. Finalmente ci si può rilassare ed essere serviti, perché non è mai troppo tardi per un’infanzia felice.

Credo che non stupisca che il marito malato esageri i suoi problemi di salute, visto che ne tra un beneficio emotivo, ma quando la malattia diventa una via di fuga, tutto il sistema familiare ne risente e si indebolisce.

A Carolina risulta difficile stabilire limiti sani. È cresciuta convinta che una brava moglie debba sacrificarsi, ma questo non vuol dire che debba essere un’eccellente infermiera, esperta di pulizie, cuoca e custode della tranquillità di suo marito.




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È sufficiente che sia una buona samaritana. Una che non si concentra solo sull’aiuto ad hoc e sullo sfaccendare intorno al letto di dolore. Non è meglio vedere prima cosa fa soffrire tuo marito e poi reagire, in base alla diagnosi?

Quello che non diciamo quando parliamo tutto il tempo di salute

A volte una situazione può essere risolta dal medico di famiglia o da una buona parola, ma in altre occasioni bisognerà superare la sfiducia e recarsi da uno psicoterapeuta. Non tutti i mariti che esagerano i sintomi li simulano o sono manipolatori.

Il marito può soffrire davvero e lamentarsi, ma allo stesso tempo può anche non fare assolutamente nulla per cercare di curare questi sintomi. In questo caso, una donna paziente e che ascolta soltanto fa più male che bene. L’empatia non basta. Bisogna mettersi in azione e portarlo semplicemente dal medico. Potrei dire che con un marito capita come con un bambino, ma visto che sono psicologa dirò che questo si chiama sostegno strumentale.

Quando i risultati degli esami medici non mostrano nulla e il malessere persiste, si può formulare una diagnosi che rivelerà che le lamentele del marito sono ipocondriache. Ma attenzione. La persona che viene chiamata ironicamente “un malato con deliri” sperimenta vera sofferenza e vero dolore. Questa informazione è importante per i familiari più vicini. L’ipocondria non è un capriccio, ma una forte nevrosi, un grande disturbo depressivo, ansia.

Parlando simbolicamente, nella nostra psiche c’è un’area infiammata. Bisogna scoprire a cosa non sappiamo far fronte. Dire quali sono i sentimenti di cui ci costa parlare.

Il marito sta chiamando un’ambulanza e in realtà chiede amore

Le storie di Carolina rivelano che Mateo è un cybercronico. Anziché cercare aiuuto specifico in una visita, si condanna ad autotormentarsi in rete. Si lascia influenzare dalla conoscenza poco affidabile, superficiale e sinistra dei forum di Internet e dei portali medici. A contatto con il suo medico manifesta le sue conoscenze mediche fai-da-te e sfiducia. Anziché cercare l’aiuto di uno psicologo, va da un altro medico sperando che confermi la diagnosi catastrofica che lui stesso ha elaborato.

Lamentarsi della salute a volte implica un messaggio criptato: “Guardami! Cura me e non solo i bambini e la casa!” Le lamentele ipocondriache sono spesso accompagnate dal perfezionismo, dal controllo forzato di tutti e dall’eccessiva responsabilità.

Forse Mateo ha problemi sul lavoro e non ne sa parlare. Li nasconde non solo a Carolina, ma anche a se stesso. Si vergogna per non aver saputo avanzare sul lavoro e del fatto che il suo capo sia una donna e per giunta più giovane di lui. Si sente sminuito, ignorato, inferiore, con meno risorse dei suoi amici.

Il percorso di una malattia

Un approccio ipocondriaco può portare a problemi di salute piuttosto reali. La preoccupazione cronica per la salute, momenti ricorrenti di panico quando si scopre di avere i sintomi di una malattia mortale – tutto questo aumenta costantemente la pressione sanguigna, accelera pericolosamente le pulsazioni e la respirazione, indebolisce la libido e distrugge il sistema immunitario. Compaiono fobie, ossessioni e malattie psicosomatiche, la sindrome dell’intestino irritabile, mal di schiena, mal di testa, dolori muscolari, fibromialgia.

Per liberarsi della sgradevole forza dell’autotormento, gli ipocondriaci diventano dipendenti da analgesici e sedativi. È così che inventarsi la malattia contribuisce alla perdita della salute.




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Anziché arrabbiarsi o curare un marito che si lamenta, bisogna analizzare non tanto la storia della sua malattia, quanto la psiche maschile. Deve prevalere il senso comune. Portiamolo dal medico. Parliamo con lui, ascoltiamolo, proviamo compassione per lui, abbracciamolo.

E allora la pazienza e la sua mancanza, di cui si lamentava Carolina? La sua rabbia è giustificata: convivere con un ipocondriaco non dev’essere molto salutare. Restate al suo fianco, ma non abbandonatevi.

A volte appare la rabbia, perché la donna è consapevole di non poter contare sulla reciprocità. Quando si ammala lei, sarà esausta e non si siederà per riposare, non avrà tempo per curarsi a letto, visto che avrà nessuno che la sostituisca.

E tuttavia potersi ammalare con dignità non è un privilegio, ma un diritto. Fatelo rispettare. Chiedete aiuto in modo chiaro e fermo: “Senti, devo andare a letto prima, fai cenare i bambini”.

Se il marito sa che anche sua moglie ha diritto di ammalarsi e richiedere aiuto, allora c’è una maggiore probabilità che non usi la sua malattia come scusa quando vuole solo riposare.

È bene sapere che in generale a un ipocondriaco non piace l’ipocondria di un’altra persona. Solo lui può stare peggio degli altri. E allora, quando inizia a cantare la vecchia canzone bisognerà aggiungere il nostro ritornello. Ascoltare da vicino le lamentele della sposa minimizza automaticamente le proprie.

Col tempo può anche apparire l’idea, piuttosto salutare, che anziché creare scenari pessimisti separatamente si possa pensare a qualcosa di ottimista insieme come coppia. Dopo tutto, due teste pensano sempre meglio di una.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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