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Non è la “Bibbia del Diavolo”, ma soltanto il “Codex Gigas”

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Michal Maňas CC via Wikipedia

Inma Alvarez - Aleteia - pubblicato il 12/04/17

Il più grande libro del Medioevo era persino considerato una delle meraviglie del mondo

Una leggenda narra che un monaco benedettino del monastero di Podlažice, dopo aver infranto i voti, fu condannato a essere murato vivo. Nel disperato tentativo di evitare la punizione, promise che avrebbe realizzato, in una singola notte, un libro che racchiudesse tutta la conoscenza umana. L’abate, per pietà, accettò la proposta dell’uomo. Ma intorno alla mezzanotte il monaco si rese conto di non poter completare l’opera da solo; e così chiese al diavolo di aiutarlo a finire il libro, in cambio della sua anima. Il diavolo completò il manoscritto e il monaco aggiunse nel libro un’immagine dell’angelo caduto, presumibilmente in segno di gratitudine per il suo aiuto.




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Naturalmente, si tratta soltanto di una leggenda. Diverse analisi hanno rivelato che soltanto per la calligrafia – non prendendo in considerazione né le immagini né gli altri abbellimenti del manoscritto – potrebbero esserci voluti almeno cinque anni di scrittura costante. La cosiddetta “Bibbia del Diavolo” è in realtà il famoso “Libro Gigante” (dal latino “Codex Gigas”), probabilmente risalente al 13esimo secolo. Il nome Gigas potrebbe essere dovuto alle dimensioni straordinariamente grandi (si tratta di 624 pagine che pesano circa 75 kg) o al vasto numero di opere che raccoglie. Il Codex Gigas è molto più di una Bibbia. Comprende una copia incompleta della Vulgata, la Chronica Boemorum di Cosma Praghese, due opere dello storico ebreo Giuseppe Flavio, le Etimologie di San Isidoro di Siviglia, alcuni trattati di medicina di Costantino l’Africano, la Regola di San Benedetto, un calendario, un elenco dei benefattori del monastero, e una lunga lista di schizzi scientifici e alchemici.

La curiosa immagine di un demone in una pagina del Codex Gigas ha dato origine alle voci che il diavolo diede una mano a creare lo straordinario manoscritto.

Non dovrebbe sorprenderci che la scienza e l’alchimia – che oggi potremmo accostare alle opposte visioni del mondo della ragione e la magia – siano così presenti in un’opera religiosa medievale. A quel tempo il pensiero scientifico era profondamente influenzato dalle traduzioni errate di antiche opere filosofiche. C’è una linea sottile che separa l’alchimista dal filosofo e dal ricercatore scientifico. La pratica dell’alchimia, per esempio, fu vietata soltanto nel 1317, nella bolla di papa Giovanni XXII Spondent Pariter.




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Il Codex Gigas è indiscutibilmente il più grande libro del Medioevo, e all’epoca fu anche considerata una delle meraviglie del mondo. La curiosa immagine del diavolo presente in una delle sue pagine ha alimentato la leggenda sulle origini del libro, e ha dato origine al suo soprannome (cioè la “Bibbia del Diavolo”). Ma in realtà è stata inserita quell’immagine solo perché, nella pagina successiva, il lettore trova un’illustrazione della Città di Dio: l’autore ha semplicemente mostrato il contrasto tra bene e male, tra paradiso e inferno.

[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]

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