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Per una discussione adulta: 10 compiti dell’intellettuale cattolico

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© Unsplash

Miriam Diez Bosch - pubblicato il 04/04/17

Provocanti. Esigenti. Urgenti

L’intellettuale cattolico deve “decifrare il senso del presente” e “combattere il cinismo in tutte le sue forme”. Sono alcuni dei compiti sottolineati dal filosofo Francesc Torralba, dell’università spagnola Ramon Llull, durante il II Congresso della rivista catalana Qüestions de Vida Cristiana.

Ecco i 10 compiti dell’intellettuale cattolico secondo Torralba:

1. Decifrare il significato del presente; articolare una “cartografia dell’adesso”, esplorando i vettori che muovono la cultura e tutto ciò che è implicito nell’epoca considerata. È un compito che esige una certa distanza per individuare ciò che emerge di nobile, bello, vero e buono, e allo stesso tempo per comprendere l’oscurità del presente.

2. Ricreare linguisticamente l’eredità ricevuta, articolarla mediante un linguaggio significativo, chiaro e intelligibile per l’uomo e la donna di oggi. Evitare di cadere sia nell’amore per il tradizionalismo in quanto tale che nell’idolatria nei confronti di tutto ciò che è nuovo. Quello che dev’essere mantenuto è il contenuto in tutta la sua ricchezza, ma nel modo di presentarlo dev’essere comprensibile da parte del pubblico nella sua realtà attuale.

3. Mantenere un impegno attivo con la razionalità, identificando le sue forze e i suoi limiti ed evitando allo stesso tempo di cadere nell’emotività e nel razionalismo. Da un intellettuale cattolico ci si aspetta una lotta contro la credulità e il fideismo, che non sono il vero atto di fede.

4. Comprendere il fenomeno delle tradizioni spirituali e religiose dell’umanità e delle nuove forme di spiritualità laica che emergono dalle istituzioni formalmente articolate. Se la Chiesa ha la missione di attirare le persone a Cristo, bisogna offrire dei ponti.

5. Articolare una chiamata profetica a favore dei “più piccoli tra i nostri fratelli”, i più vulnerabili, vittime di una cultura dello scarto, e agire in difesa della dignità inerente ad ogni persona umana.

6. Non temere la critica della conoscenza, dei suoi limiti e delle sue forme; elaborarla sia ad intra (nell’istituzione ecclesiale) che ad extra (nel mondo). Vivere il senso di appartenenza senza complessi e non fuggire dai dolori derivanti dal fatto di essere membri della Chiesa.

7. Scommettere sulla visibilità mediatica, esistere con audacia nell’agorà digitale e in essa proporre la propria visione del mondo. Evitare l’ipervisibilità, ma anche la marginalità e il rifugio confortevole nel calore del proprio gregge. Uscire nella pubblica piazza, e se necessario esporsi alla possibilità di essere feriti.

8. Impegnarsi nelle cause nobili della società. Lottare contro il fariseismo morale, la morale dell’élite e la tendenza a svolgere un ruolo da spettatore neutro. Per l’intellettuale cattolico non c’è neutralità. Bisogna essere agenti e non spettatori passivi nel mondo. Lavorare per migliorare il mondo e trasformare la società.

9. Riconoscere e apprezzare le grandi produzioni artistiche, culturali e filosofiche della cultura laica, come la Chiesa ha sempre riconosciuto e apprezzato i grandi classici dell’arte e della letteratura di tutti i tempi e i popoli, vedendo in essi dei “semi del Verbo”.

10. Articolare un discorso pieno di speranza, capace di combattere razionalmente la tendenza al nichilismo storico, e soprattutto non lasciarsi vincere dallo scoraggiamento derivante dalle circostanze. L’intellettuale cattolico deve combattere il cinismo in tutte le sue forme – anche il cinismo che può nascere dentro di sé.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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