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Sapevate che la prima femminista d’America è stata una suora?

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Eduardo Romero

Maria Paola Daud - pubblicato il 31/03/17

Suor Juana Inés de la Cruz è una delle scrittrici messicane più importanti a livello letterario

Juana Inés de Asbaje y Ramírez de Santillana, più nota come suor Juana Inés de la Cruz, è considerata la prima femminista d’America. Messicana, era figlia illegittima di una creola, Isabel Ramírez de Santillana, e di un nobile, Pedro Manuel de Asbaje y Vargas Machuca.

Crebbe con la madre e il nonno, che aveva un’ampia biblioteca in cui si affezionò ai libri. A tre anni sapeva già leggere e scrivere, e leggeva soprattutto testi di teologia e classici greci e romani. Ad appena otto anni scrisse una lode eucaristica.

Amava molto la metafisica e voleva andare all’università, che però era riservata esclusivamente agli uomini. Per questo voleva travestirsi per poter studiare lì, ma la madre si oppose categoricamente. Come risposta a un fatto come questo, quando non raggiungeva un obiettivo di studio Juana Inés si tagliava una ciocca della sua bella chioma.

La sua brillante intelligenza richiamò l’attenzione della viceregina, la marchesa di Mancera, che la rese sua dama d’onore permettendole di utilizzare l’ampia biblioteca del viceregno.




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A 18 anni entrò nell’ordine delle Carmelitane, ma non resistette alla sua rigidità, optando per l’ordine delle Geronimite, nel quale fu amministratrice del convento e si dedicò a scrivere poesie e commedie e alla musica.

Nel 1691 si vide coinvolta in una disputa teologica a causa di una critica privata espressa su un sermone del predicatore António Vieira e pubblicata dal vescovo di Puebla Manuel Fernández de Santa Cruz con il titolo di Carta atenagórica. Egli si riferì a lei come a suor Filotea, e si raccomandò a suor Juana di smettere di dedicarsi alle “umane lettere” dedicandosi invece a quelle divine.

Questo provocò la reazione della poetessa attraverso lo scritto Respuesta a Sor Filotea de la Cruz, in cui espresse chiaramente le sue convinzioni sul diritto delle donne a esprimersi in piena libertà, il che portò a conseguenze negative, visto che in seguito dovette rinunciare alla sua biblioteca, composta da circa 4.000 volumi.

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Le sue opere andavano dal profano al religioso. Scrisse versi che per l’epoca, soprattutto per una suora, arrivavano al limite dello scandalo, perché coniugava teologia e razionalismo, fede e ragione, canalizzandoli in un unico pensiero, una riflessione rivoluzionaria per l’epoca.




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Difese fino ai suoi ultimi giorni la parità dei sessi, come si può vedere chiaramente nella sua opera Redondillas, e criticò esplicitamente il sessismo in Hombres necios. Respuesta a Sor Filotea de la Cruz è una chiara manifestazione dei diritti all’educazione della donna, della possibilità di essere donna e anche intellettuale o erudita.

Suor Juana morì a causa di un’epidemia il 17 aprile 1695, e soprattutto nel XX secolo è diventata una delle scrittrici messicane più importanti. Grazie agli autori ispanofoni della “Generazione del ’27” e con l’avvento del femminismo, la sua fama postuma è aumentata considerevolmente, fino ad essere considerata la prima femminista del Nuovo Mondo.

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[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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