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Cosa dicono i musulmani della visita di Papa Francesco a Milano?

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Filippo MONTEFORTE / AFP

Pope Francis (C) greets the crowd from the popemobile surrounded by bodyguards at San Siro stadium during a meeting with youth as part of a one day visit in Milan on March 25, 2017. / AFP PHOTO / Filippo MONTEFORTE

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 28/03/17

La visita alla famiglia islamica, il discorso pluralista. Bergoglio rafforza sempre più il dialogo interreligioso

E’ dall’inizio della sua vita pastorale a Milano che i gesti di Papa Francesco hanno ancora una volta teso la mando al mondo musulmano.

La sorpresa più incredibile è quella che hanno vissuto Karim Mihoual e sua moglie Hanane Tardane, che abitano all’interno delle Case Bianche di via Salomone a Milano con i loro tre figli. In occasione della sua visita in città, Francesco ha bussato alla loro porta: «Io sono musulmano, ma per me lui è un santo. Ha bevuto il latte con noi e abbiamo parlato della nostra condizione qui nelle case popolari. Quando è andato via gli ho baciato la mano», racconta Karim a La Repubblica (27 marzo).

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Un gesto simbolico, quello del Papa, che si è affiancato ad un discorso equilibrato e aperto al dialogo. La Fondazione Oasis ha raccolto alcuni autorevoli pareri di esponenti del mondo islamico in Italia (formiche.net, 27 marzo).

LE DIFFERENZE TRA ISLAM E TERRORISMO

Per Asfa Mahmoud, della Casa della Cultura Islamica di Milano il discorso di Bergoglio «saggio ed equilibrato, per noi musulmani è importante. Il suo “no” al pluralismo e il “sì” alla pluralità rappresentano un’apertura al dialogo e anche alla collaborazione tra cristiani e musulmani. Riceviamo questo discorso e siamo contenti di avervi trovato posto. Abbiamo inoltre consegnato una lettera al Santo Padre, dove lo ringraziamo per le sue dichiarazioni sulla differenza tra Islam e terrorismo e per quando afferma che non si tratta di una guerra di religione».

“ABBIAMO LO STESSO CREATORE”

Ahmed Abdel Aziz, Membro dei Giovani Musulmani d’Italia, responsabile politico del Caim spiega: «Quello che ha fatto Papa Francesco è stato risvegliare la comunità tutta e questo è importante anche per i musulmani. Crediamo che questa visita possa rilanciare non soltanto i cattolici, ma anche tutti gli altri fedeli e chi non crede. Se i cristiani sono più fedeli è un bene anche per noi musulmani, perché i valori della cristianità arricchiscono tutta la società e venir meno a questo significa venire meno a qualcosa che Dio ha mandato».

Per i cristiani e i musulmani «Dio Creatore è lo stesso. I valori della cristianità vengono da Lui e se manca la fedeltà, viene meno quello che rende la società più umana».

“ALLE CASE BIANCHE CON UMILTA'”

Yahya Sergio Yahe Pallavicini, vice-presidente e imam della Co.Re.Is. (Comunità Religiosa Islamica) Italiana) dice di essere stato colpito da due aspetti di questa visita. «Innanzitutto il fatto che il Papa si sia presentato alle Casa Bianche come sacerdote con grande umiltà. Poi mi ha colpito il riferimento al quadro della Madonnina, sempre durante l’incontro alle Case Bianche, e la riflessione sulla figura della Madonna quale protettrice di Milano».

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“ECCO PERCHE’ E’ COSI’ AMATO”

Secondo Wael Farouq, Docente di Lingua araba all’Università Cattolica di Milano, «Francesco non si rivolge solo alle folle che escono per vederlo, ma personalmente ad ogni uomo, guidandolo per mano per fargli conoscere la potenza del Bene nel suo cuore, e la sua sconfinata capacità di amare. Francesco non parla in quanto capo della Chiesa Cattolica, ma in quanto persona credente che rende testimonianza della sua fede. Ecco perché molti di coloro ai quali non è richiesto di amare il capo della Chiesa, amano Francesco, come persona e come uomo».

IL VALORE DELL’ALTRO

Infine il Gruppo SWAP (Share With All People, unisce studenti universitari cristiani e musulmani di origine straniera) commenta: «Papa Francesco con le sue parole riesce a toccare il cuore di tutti, e coi suoi gesti ci invita a riscoprire l’amore e la misericordia per il prossimo, riconoscendo una ricchezza che spesso non ci accorgiamo di poter trovare nell’Altro, simile o diverso da noi per provenienza geografica, lingua o cultura, e incoraggiando tutti gli uomini al dialogo, invitando anche i bambini a parlare con i nonni, nonostante siano di diverse generazioni».

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