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La bandiera dell’UE è davvero un emblema mariano con la figura centrale rimossa?

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Patrick Hertzog | AFP

Membri del Partito Ecologista (EELV) innalzano una gigantesca bandiera europea durante un flash mob davanti alla cattedrale di Strasburgo (Francia) il 16 aprile 2014 come parte della campagna per le successive elezioni europee.

Philip Jenkins - pubblicato il 28/03/17

La verità nonostante le negazioni ufficiali

Almeno per quanto riguarda le sue élites, l’Unione Europea ha sviluppato un’identità fortemente secolare. Le autorità europee cercano di promuovere politiche che suonano come un anatema per le Chiese, e i tribunali europei provano a rafforzare un rigoroso secolarismo pubblico.

L’ironia di tutta questa situazione è che, quando prendono queste decisioni, i funzionari europei in genere hanno alle spalle una bandiera che indica una pietà cattolica militante, quasi un carattere di crociata. Lo scontro tra il simbolo e le dichiarazioni è così forte da lasciare senza parole.

La bandiera europea è visivamente attraente, con dodici stelle dorate su uno sfondo azzurro. È stata adottata ufficialmente come simbolo dell’Unione Europea nel 1985, ma il progetto risale al 1955 ed è stata usata ampiamente tra le due date. Se discutono le origini della bandiera, i burocrati dell’UE negano con decisione l’idea che il simbolo sia in qualche modo religioso, o che abbia qualcosa a che fare con la Vergine Maria. Il problema è che questa interpretazione è corretta, e può essere facilmente dimostrata. La storia ci riporta a un’epoca in cui l’ideale europeo era più o meno decisamente un sogno cattolico.

All’inizio degli anni Cinquanta, gli europei disperavano di riuscire a ripristinare la pace e la prosperità nel loro continente, e gli osservatori mettevano in guardia nei confronti di un nuovo periodo di oscurità. La dittatura comunista prevaleva al di là della Cortina di Ferro, e l’indipendenza dell’Europa occidentale sembrava spesso poco solida. L’alternativa politica migliore e di maggior successo era l’operato dei politici cristiano-democratici che pensavano a un’Europa unita, democratica e anticomunista, fondata sui principi sociali cattolici. La nuova unione sarebbe nata al di sopra delle rivendicazioni nazionalistiche relative al sogno familiare delle alleanze Chiesa-Stato.

Tutti questi attivisti dovevano la loro visione del mondo alle proprie esperienze della I Guerra Mondiale. Il tedesco Konrad Adenauer era stato sindaco di Colonia nel 1917-18, gestendo con successo la città in un momento di disperazione e di caos. I suoi grandi alleati nella causa dell’unificazione europea furono Robert Schuman e Alcide de Gasperi. Entrambi videro la propria identità nazionale modificata dal tracciato dei confini post-1918, che rese all’improvviso Schuman francese e De Gasperi italiano. Questa esperienza diede loro un forte senso di quanto potessero essere temporanei e malleabili i confini politici europei.

La loro visione politica era profondamente radicata negli atteggiamenti religiosi. Erano tutti fedeli cattolici, e Schuman è attualmente allo studio per la beatificazione e la potenziale canonizzazione. Grande ammiratore del filosofo francese Jacques Maritain, fu profondamente influenzato dalla sua visione di integrare i valori cristiana in un’Europa democratica. Nella loro visione europea, questi politici perseguivano idee che erano state proposte regolarmente da papi dall’epoca di Benedetto XV in poi (era stato questo pontefice a denunciare con decisione le divisioni della Grande Guerra). Dagli anni Trenta, i papi avevano parlato in termini di Stati Uniti d’Europa.

Il movimento europeo emerso negli anni Cinquanta – antenato dell’Unione Europea di oggi – aveva inevitabilmente alla base una forte ideologia cristiana e cattolica. Più specificatamente, i suoi leader cattolici erano ispirati dallo slancio devozionale che seguì la proclamazione dell’Assunzione di Maria in Cielo del 1950. Coincidenza o no, l’accordo diplomatico fondamentale che serve come carta della moderna Unione Europea è il Trattato di Roma del 1957.

E la storia fornisce il background della bandiera dell’UE. Quando il Consiglio d’Europa ha progettato una nuova bandiera, ha scelto un’immagine che nel contesto dell’epoca evocava quella della Vergine Maria, in base all’interpretazione del 12° capitolo della Rivelazione: “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”. Nell’arte occidentale, inoltre, la Vergine viene in genere ritratta con un abito azzurro. Sembra che la bandiera dell’UE rappresenti un’immagine tradizionale della Vergine con la figura centrale omessa, in “ossequio” ai protestanti, agli ebrei e ai musulmani d’Europa.

È allora un mito cattolico? La persona migliore a cui chiedere sarebbe colui che ha progettato la bandiera, Arsène Heitz, che ha citato esplicitamente il passo del libro dell’Apocalisse come propria fonte per l’elaborazione dell’immagine. Nel 1956, inoltre, il Consiglio donò una vetrata alla cattedrale di Strasburgo, la città che aveva scelto come propria base. La finestra mostra la Vergine circondata da dodici stelle su uno sfondo blu scuro.




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Anche la data in cui il Consiglio ha adottato ufficialmente la bandiera è significativa. Era l’8 dicembre 1955, festa dell’Immacolata Concezione di Maria.

Per una generazione cattolica la cui consapevolezza si era formata negli orrori della I Guerra Mondiale, l’epoca delle apparizioni di Fatima, come si poteva concepire un’Europa unita se non in termini mariani e apocalittici?

E allora la bandiera dell’UE è davvero un emblema mariano con la figura centrale rimossa o soppressa. In retrospettiva, notiamo quanto sia tristemente appropriata questa rimozione per un’esperienza politica che sembra determinata a eliminare ogni traccia della fede.


Philip Jenkins è Distinguished Professor di Storia presso la Baylor University e autore di The Great and Holy War: How World War I Became a Religious Crusade.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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