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Il giorno che sono andato in chiesa arrabbiato… ed è successo qualcosa di meraviglioso

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Sergio Argüello Vences - pubblicato il 27/03/17

Dio scrive dritto anche sulle righe storte dei sacerdoti affamati

Quella domenica mi ero svegliato molto contento di andare a celebrare in parrocchia. Sono saltato fuori dal letto per prepararmi e arrivare in anticipo al mio appuntamento con il Signore e il Suo popolo. L’Eucaristia è stata molto bella, e alla fine delle signore mi hanno detto: “Padre, ci può confessare?”.

Erano solo tre, così ho accettato… ma poi hanno cominciato ad arrivarne sempre di più, e ancora di più… non dico il numero per non risultare esagerato, ma sono andato via tre ore più tardi, affamato, assetato e con il desiderio di riposarmi un po’.

Ero molto felice di tornare al seminario, quando mi è venuta incontro una signora che mi ha chiesto: “Sei un prete, vero? Mio padre è morto ieri e sarà sepolto oggi, ma non sono ancora riuscito a trovare un sacerdote“. Dentro di me ho pensato: “Signore, se vuoi che oggi io lavori per Te, ti chiedo solo di dare pace al mio stomaco“.

Celebrata l’Eucaristia per il signor Carlos, riposi in pace, ho deciso di andare a casa in taxi, per fare colazione e sdraiarmi un po’… sebbene non sembrasse che fossi stanco, celebrare due messe e confessare tre ore a stomaco vuoto non è così facile come sembra.

Ero contento come uno scolaretto, stavo per mangiare un panino… e all’improvviso è arrivato un fratello per dirmi: “Ti cercano, il parroco si è ammalato e nessuno può celebrare la messa…” La mia debolezza umana si è fatta subito sentire, e dentro di me mi sono lamentato con Dio: “Ma Signore, hai visto che non ho ancora fatto colazione… vado volentieri, ma dammi ancora un po’ di tempo… o meglio ancora: manda un altro sacerdote al posto mio”.

Non smette di sorprendermi il fatto che Lui sia Dio: appena ho finito di lamentarmi, l’ho sentito chiaramente dirmi: “Il giorno della tua ordinazione mi hai detto che ti saresti completamente dedicato a me e al mio popolo… va anche a questa Messa, ho una sorpresa per te”.

Ho dato dei morsi frettolosi al panino e, decisamente arrabbiato, sono andato a Messa. Ero partito più per senso del dovere che perché lo volessi.




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Ma non appena sono entrato in sagrestia e mi sono vestito, la rabbia ha cominciato ad andare via. Sono venute da me due persone, marito e moglie, dicendomi: “Padre, nostra figlia ha cercato di togliersi la vita un mese fa. Siamo riusciti a farla venire a messa, mettetela nelle vostre intenzioni di preghiera, per favore”. Era questa la sorpresa, Dio mi aveva mandato a celebrare Messa per parlare a questa figliola, che aveva un gran bisogno.

Essere sacerdote porta a rendersi conto che non ci sono coincidenze, è Dio stesso colui che ci fa mettere in cammino. È stato meraviglioso, perché il Vangelo del giorno era proprio adatto a quella ragazza: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo”.

Sono andato a celebrare l’Eucaristia convinto che fosse stato Dio a mettermi lì; davanti al tabernacolo, prima di cominciare, ho chiesto che fosse Lui a parlare, non io, ricordandogli che avevo fame ed ero un po’ arrabbiato…

La celebrazione è stata piena di unzione, sono convinto che fosse Gesù stesso a guidarla. Non so come spiegarlo, non riesco ad esprimerlo… il punto è che l’omelia, quel giorno, è venuta direttamente da Dio. Ancora oggi non mi spiego cosa sia successo, le parole di Gesù erano conforto, carezza, forza, coraggio…

Dopo la Messa, i coniugi sono tornati da me, questa volta con la ragazza. Piangeva, e mi ha abbracciato: “Padre, avevo tanto bisogno di sentire tutto quello che lei ha detto, ho tanto bisogno dell’aiuto di Dio. Ero lontana da Lui, ma ora voglio solo stare davanti a Lui e chiedergli di amarmi e di aiutarmi ad andare avanti…”.




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Quando mi ha abbracciato, ho sentito il sussurro di Dio: “Avevo bisogno di te in questa Eucaristia, ecco perché sei venuto, non ce l’avrei fatta senza di te”.

Amo il buon Gesù e il modo in cui riesce a arrivare dove c’è bisogno di Lui. La giovane che aveva tentato il suicidio è ora la più puntuale a Messa, Dio ha cambiato la sua vita.

E da quel giorno, ogni volta che mi sento stanco o arrabbiato per il troppo lavoro, penso: “Dai, su, va a Messa e vivila come se fosse la tua prima e ultima Messa, Dio ha bisogno di te“.

E sembra che Dio mi risponda: “Tranquillo, va, celebrerò io al tuo posto, basta che mi dia le tue mani e la tua bocca…“.

Chiedo una preghiera speciale per il vostro parroco, sicuramente anche lui, qualche volta, sarà andato a Messa senza aver fatto colazione e un po’ arrabbiato…

Padre Sergio

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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