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Senti la pace del mettersi in secondo piano?

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 16/03/17

Gesù mi chiama perché ama, non perché io sia speciale o migliore degli altri

A volte soffro quando non vengo scelto. Quando non ho la preferenza della persona a cui tengo. Quando mi sento ignorato. Altri sono tenuti più in conto di me.

Il cardinale Merry del Val aveva delle litanie dell’umiltà che mi hanno sempre commosso: “Gesù, liberami dal desiderio di essere lodato, dal desiderio di essere onorato, dal desiderio di essere applaudito, dal desiderio di essere preferito ad altri, dal desiderio di essere consultato, dal desiderio di essere accettato, dal timore di essere umiliato, dal timore di essere disprezzato, dal timore di essere ripreso, dal timore di essere calunniato, dal timore di essere dimenticato, dal timore di essere messo in ridicolo, dal timore di essere offeso, dal timore di essere giudicato con malizia. Altri siano più amati di me. Altri siano più stimati di me. Altri crescano nell’opinione del mondo e io mi eclissi. Altri siano lodati e non si faccia caso a me. Altri siano impiegati nei vari incarichi e io venga ritenuto inutile. Altri siano preferiti a me in tutto. Gli altri siano più santi di me di modo che io possa essere quanto più santo riesco ad essere”.

Gesù chiama chi vuole, e può essere che non mi senta tra i prescelti. Queste litanie mi ricordano la mia vocazione di servire, di essere in secondo piano, di scomparire perché Egli cresca. Dio chiama sempre chi vuole, ma non per questo smette di amare tutti.

I criteri umani mi fanno un grande danno. Mi paragono. Vedo delle vite che mi sembrano più benedette. Vedo delle missioni più speciali della mia. E mi sento povero e fragile.

Il problema della mia felicità spesso deriva dall’invidia. Desidero ciò che hanno gli altri. Cerco l’intimità con Dio che hanno altre persone. La loro fortuna, la loro gloria. Voglio incidermi con il fuoco nell’anima le litanie dell’umiltà.

Non voglio avere pretese che non si realizzano. Mi basta sapere che Dio mi ama, mi chiama, mi cerca. Mi chiama sempre in modo originale. Unico. Chiama me. Senza paragonarmi a nessuno. Senza paragonare chiamate e missioni. Questo mi dà grande pace.

E so che mi chiama perché vuole. Gesù mi ama per primo. Mi cerca e mi viene incontro. Si mette in cammino verso di me per amore. Prende l’iniziativa per amarmi molto prima che lo ami io. Mi sceglie perché lasci la mia terra e la mia comodità. Mi sceglie perché lo vuole.

Mi chiama ad essere suo amico nell’intimità. È un mistero per cui non finisco mai di ringraziare.

A volte mi lamento del fatto di non essere più scelto di altri. Gesù mi chiama perché vuole, non perché io sia speciale. Non perché sia migliore degli altri. Non voglio peccare di orgoglio, né sentirmi speciale.

Nella sua scelta prevale la sua libertà. Non mi chiama perché ho grandi capacità. So che dietro la sua chiamata c’è un amore che sceglie chi vuole, quando Egli vuole, come Egli vuole.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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